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Italia Oggi Rassegna Stampa
20.01.2022 Togliatti all'attacco di Croce
Commento di Diego Gabutti

Testata: Italia Oggi
Data: 20 gennaio 2022
Pagina: 10
Autore: Diego Gabutti
Titolo: «Togliatti all'attacco di Croce»
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 20/01/2022, a pag.10 con il titolo "Togliatti all'attacco di Croce", il commento di Diego Gabutti.

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Diego Gabutti

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Se il caso Gentile fu risolto con le pallottole, il caso Croce non poteva essere risolto con un altro assassinio. Gentile, che fu un professore, produsse molti professori, e i docenti per loro esigenza pratica hanno bisogno di scuole, cattedre, corridoi e così si lasciano avvicinare, ma Croce tutto fu meno che un professore e i cosiddetti crociani più che professori son sempre stati autonomi nel pensiero e nel lavoro e a volte […] soffrivano a pelle la mancanza di aria libera e fresca. La pesca miracolosa del marxismo ebbe i suoi ottimi risultati tra i gentiliani, ma fu magra, magrissima, tra i crociani che non potevano aderire al comunismo senza vendersi l’anima. I comunisti, capeggiati da Togliatti, avrebbero di buon grado eliminato Croce come fu eliminato Gentile, ma [...] si scelse un’altra via. [...] La dichiarazione di guerra nei confronti di Croce fu fatta direttamente da Togliatti che non potendolo eliminare ne volle la morte civile.
Giancristiano Desiderio, Lo scandalo Croce

Benedetto Croce ha avuto, come campione della lotta contro il marxismo, una curiosa situazione di privilegio, nel corso degli ultimi venti anni. Egli ha tenuto cattedra di questa materia [la guerra al marxismo] istituendosi così tra lui e il fascismo un’aperta collaborazione, prezzo della facoltà che gli fu concessa di arrischiare ogni tanto una timida frecciolina contro il regime. L’aver accettato questa funzione, mentre noi eravamo forzatamente assenti e muti, è una macchia di ordine morale che non gli possiamo perdonare e ch’egli non riuscirà a cancellare. Quando il contraddittore è messo a tacere dalla violenza, cioè in regime di «monopolio» – come fu quello in cui la predicazione antimarxista crociana si svolse all’ombra nel littorio – si possono però far circolare assai facilmente merci avariate. Ma il monopolio, oggi, non esiste più. Il fascismo è crollato, e noi siamo qui, comunisti e socialisti, vivi e vitali, con le nostre basi solide in seno alla classe operaia, con la nostra ideologia uscita trionfante dalla prova d’un secolo di sviluppi e lotte reali, e con la volontà ferma di guidare tutto il popolo a trarre dall’esperienza tragica del fascismo tutte le conseguenze necessarie. Non lasceremo più andare in giro merci avariate, senza fare il necessario per mettere a nudo l’inganno. p.t.
Palmiro Togliatti, Rinascita, Anno I, n. 1, giugno 1944

Sono dolentissimo di essere costretto a portare innanzi ai colleghi del Consiglio un caso mio personale. Presuppongo che noi, che stiamo intorno a questo tavolo, dobbiamo rispettarci a vicenda, quali che siano i nostri convincimenti politici e osservare le forme che la buona convivenza richiede. Or bene: il signor Togliatti, che vedo qui presente, ha ora stampato, in una rivista da lui diretta, un articolo, da lui firmato, nel quale asserisce che io, durante il passato ventennio, ho istituito col fascismo «una aperta collaborazione» contro il marxismo e il comunismo; e che questo è stato il «prezzo» della «facoltà che mi si concesse di arrischiare ogni tanto una timida frecciolina contro il regime». È un’accusa disonorante; e, in effetto, egli aggiunge che così mi sono bruttato d’una «macchia morale», che «non riuscirò a cancellare» e che i comunisti «non mi possono perdonare». Dovrei invitare il signor Togliatti a dar le prove che durante il fascismo io abbia mai assunto l’ufficio speciale di combattere comunismo e comunisti, cosa di cui né io né nessuno si è mai accorto. [Anzi] sta di fatto che io sono stato onorato di tutte le esclusioni e persecuzioni che il fascismo usava verso i suoi oppositori, e se non osò di impedirmi di stampare riviste e libri, questa fu una buona fortuna che dovetti a una invasione e devastazione che, nel folto d’una notte, mentre io e i miei riposavamo, i fascisti fecero nella mia casa di Napoli, e che levò tale scandalo e proteste nei giornali esteri, americani, inglesi, tedeschi da indurre il Mussolini, sensibilissimo com’era all’opinione estera, a lasciarmi, nel suo proprio interesse, d’allora in poi una relativa libertà di scrittore: della quale mi valsi non per lanciare al regime, come dice il Togliatti, «qualche timida frecciolina», ma per qualcosa di più forte e di più continuativo, come tutti sanno. Pure se il nostro presidente e i colleghi stimassero doverosa un’inchiesta sulle accuse disonoranti che sono state mosse a un loro collega da un collega, li pregherei di ordinarla. Potrebbero anche deferirmi per esse alla Commissione di epurazione che io stesso col mio voto ho concorso ad istituire, perché senza dubbio, considerata anche la qualità e l’ufficio della persona, questo sarebbe un caso dei più spiccati e dei più urgenti di epurazione!
Benedetto Croce, Taccuini di guerra

Caro Senatore, Ella ha fatto presente che nella recensione del suo scritto Per la storia del comunismo da me redatta e pubblicata nel N. 1 della rivista La Rinascita sono contenute alcune espressioni che, per la loro asprezza, sarebbero in contraddizione con quello spirito di concordia e, quindi, di rispetto reciproco, che deve regnare nei rapporti tra tutti gli italiani che lavorano e lottano uniti, tanto nel governo quanto fuori di esso, per la più sollecita liberazione del nostro paese dalla invasione tedesca e dall’onta del fascismo. [...] Sono pienamente d’accordo con Lei nel ritenere che oggi, al di sopra di ogni divergenza ideologica, quello che deve prevalere è il reciproco rispetto. Per questo sono dispostissimo a dichiararle che se alcune espressioni di quella recensione sembrano contraddire a questo spirito, esse sono senza dubbio andate al di là delle mie intenzioni. [...] La prego di gradire le espressioni della mia più alta considerazione.
Palmiro Togliatti, Rinascita, Anno I, n. 2, luglio 1944

Riguardo a Croce l’atteggiamento di Togliatti fu sempre ambivalente, come del resto era stato quello di Gramsci: da un lato non poteva non apprezzare le qualità d’un intelletto sovrano, e dall’altra, non potendo vincere quell’intelletto per vigore logico, studiava di averne la meglio con espedienti, insinuazioni e anche calunnie. [...] Ci sia concesso aprire una parentesi in proposito per ricordare che l’organizzazione culturale da Gramsci e Togliatti attribuita a Croce per fini pratici [e personali] è stata negli anni seguenti promossa dai comunisti sul fondamento non già della cultura, ma del tornaconto individuale degli pseudo uomini di cultura che riempiono la repubblica letteraria italiana, col risultato che nuovamente si sono rivelate le tare di questa repubblica, che non s’è potuta mai liberare dal marchio della cortigianeria e del profittantismo.
Italo De Feo, 3 anni con Togliatti

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