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Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 29/11/2024, a pag. 13, con il titolo ''Putin minaccia Kiev: colpirò le sedi governative. Ue, italiani divisi sulle armi" la cronaca di Lorenzo Cremonesi
Colpire il parlamento, il ministero della Difesa, quello degli Esteri: in poche parole, ridurre in briciole i «centri decisionali ucraini» che stanno nel cuore di Kiev. Non è la prima volta che Vladimir Putin minaccia la capitale ucraina. E adesso la logica del nuovo zar si riconferma brutale quanto diretta: la Russia ha tutto il diritto di devastare l’Ucraina che, grazie all’aiuto occidentale, rifiuta di farsi invadere e diventare uno Stato satellite di Mosca; però guai a lei e ai suoi alleati se cercasse di reagire sparando in territorio russo. Così i missili e droni russi possono legittimamente mirare alle città, distruggere i palazzi, colpire fabbriche, trasformatori, dighe e centrali elettriche, ma, se appena Kiev tenta di rispondere a tono, scatena il casus belli e merita il massimo del castigo. Tra mercoledì sera e giovedì i russi hanno sparato su tutta l’Ucraina quasi 200 tra missili e droni kamikaze. L’aviazione militare di Kiev specifica di avere individuato 188 armi di attacco e di avere abbattuto 76 missili da crociera Kh-101, 3 missili teleguidati Kh 59-69, 35 droni Shahed di vario genere. A detta del ministero dell’Energia ucraino, questo sarebbe l’11esimo attacco su vasta scala contro le infrastrutture elettriche del Paese dall’inizio dell’anno. Ieri sera oltre un milione di persone erano totalmente prive d’elettricità, in molti casi manca l’acqua corrente, già da due settimane l’energia è razionata. Non è ancora noto il numero delle vittime, sembra una decina di feriti, ma i danni più gravi sono infrastrutturali. «Mosca mira a demotivare la nostra resistenza, colpisce la vita quotidiana dei civili per fiaccare le famiglie dei soldati al fronte», commentano i media locali. Sono attacchi che impongono l’emergenza a Kiev, Kharkiv, Zaporizhzhia, Dnipro, comprese le regioni centro occidentali attorno a Leopoli, Rivne, Zhytomyr, Odessa e Kherson. «I russi hanno ormai ridotto la nostra capacità produttiva dell’energia a meno del 50% rispetto a prima della guerra. Colpiscono anche le linee dell’alta tensione che vanno in Europa e da dove importiamo tra il 5 e 10% del nostro fabbisogno. Da oltre un anno stiamo cercando di decentralizzare il sistema energetico. Possediamo una nuova rete di generatori locali, ma ancora non funziona appieno», ci spiega Oleksandr Kharchenko, del Centro di ricerche energetiche a Kiev. Parlando all’incontro sulla sicurezza in Kazakhstan con gli alleati di Mosca, Putin spiega che gli attacchi su larga scala sono in risposta alla luce verde concessa di recente da Washington e Londra all’utilizzo da parte dei soldati ucraini dei loro missili Atacams e Storm Shadow contro le basi nel profondo del territorio russo. «Stiamo selezionando gli obbiettivi, possono comprendere basi militari, industrie, centri decisionali a Kiev», dice il presidente russo, minacciando anche di ricorrere al nuovo missile balistico supersonico a medio raggio Oreshnik, utilizzato contro Dnipro pochi giorni fa. La Ue reagisce. Il Parlamento europeo a Strasburgo approva a netta maggioranza una risoluzione non legislativa di sostegno militare all’Ucraina, che comprende l’invio di aerei e missili a lungo raggio. Ma anche in questo caso gli eurodeputati italiani si sono divisi in modo assolutamente bipartisan. Nel Pd votano a favore di colpire nel territorio russo in sostegno della scelta di Joe Biden: Irene Tinagli, Giorgio Gori, Pierfrancesco Maran, Pina Picierno. I contrari: Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Alessandro Zan. Forza Italia resta invece isolata sul «no», mentre il resto dei popolari conferma il suo appoggio. Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante lettere@corriere.it |
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