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Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 17/03/2024, a pag. 10, con il titolo "Scaricate tonnellate di cibo, le difficoltà delle consegne" l'analisi di Andrea Nicastro. Non è la prima volta che sul Corriere leggiamo analisi che sembrano dettate da Hamas. Leggiamo con stupore, a pagina 10, a firma dell'inviato Andrea Nicastro un'analisi faziosa con frasi del tipo "Dal massacro del 7 ottobre, Israele fa di tutto per tenere Gaza isolata. Affamare la Striscia è uno strumento di pressione politico-militare a cui Tel Aviv non rinuncia". Anche l'associazione Setteottobre, come riportiamo oggi, cita un'altra operazione orrenda del Corriere. Cosa sta capitando al quotidiano più letto d'Italia? Per improvvisare un molo in pochi giorni c’era materiale in abbondanza, quello delle case distrutte dai bombardamenti israeliani. Per scaricare le casse di cibo arrivate su una chiatta via mare è bastato il braccio meccanico di un camion. Per risolvere la fame di Gaza non basteranno né l’uno né l’altro. Gli aiuti arrivati per la prima volta venerdì da Cipro sono uno spot di buone intenzioni e fantasia applicata all’emergenza, ma non sono, purtroppo, la soluzione della carestia imposta a Gaza. Una nave della Ong spagnola Open Arms ha trainato per 5 giorni una chiatta sino alle coste di Gaza. Sulla piattaforma galleggiante, protette da teli di plastica, 200 tonnellate di alimenti divisi in pallet. Sono stati caricati ad uno ad uno su camion locali che li hanno portati ai 60 centri di distribuzione del World Central Kitchen (americano) sparsi nella Striscia. «Sono costati una sforzo diplomatico e logistico enorme» hanno detto i protagonisti della bella impresa, ma equivalgono al carico di 12 camion. Settantadue ore di navigazione, un molo, una chiatta, trasbordo e rischi di rovesciamento inclusi per 12 camion che avrebbero potuto passare tranquillamente attraverso i valichi terrestri. Dal massacro del 7 ottobre, Israele fa di tutto per tenere Gaza isolata. Affamare la Striscia è uno strumento di pressione politico-militare a cui Tel Aviv non rinuncia. Il resto del mondo si inventa quel che può per far arrivare cibo ed evitare altri morti per fame. I lanci dal cielo con paracadute ad esempio. Costosissimi e pericolosi visto che alcuni paracadute non si sono aperti e le casse hanno schiacciato chi le aspettava a terra. Ora le chiatte via mare. Una seconda nave è pronta a trainare, questa volta, una piattaforma attrezzata con un suo braccio meccanico e 240 tonnellate di alimenti, l’equivalente di 13 camion. Prima dell’invasione israeliana entravano nella Striscia 500 camion al giorno. La nave partirà appena le condizioni meteo lo permetteranno. Forse entro la fine della settimana prossima. Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante lettere@corriere.it |
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