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Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 19/09/2023, a pag. 10, con il titolo "L’odissea di 15 scolari e gli altri 20 mila bambini deportati in Russia" l'analisi di Marta Serafini.
«Non sappiamo esattamente il numero dei bambini deportati, continuiamo a lavorare per il ritorno di ciascuno di loro, tenendo presente che ogni caso è a sé e richiede un intervento diverso. Ma ovviamente continuiamo a guardare agli sforzi del Papa e dei suoi rappresentanti». Il commissario ucraino per i diritti umani Dmytro Lubinets quest’estate ha già incontrato l’inviato speciale del Papa, il cardinale Matteo Zuppi, e da mesi è al lavoro su tutti i tavoli per trovare supporto nelle delicate operazioni di rimpatrio dei minori. A livello diplomatico, a farsi garante delle mediazioni è il Vaticano. Se il rientro a Kiev dei minori rapiti è diventato una delle conditio sine qua non per l’avvio di un negoziato con Mosca, non è un caso che Lubinets, che oggi sarà a New York, nei prossimi giorni è atteso a Roma. D’altro canto, incontrando il nuovo ambasciatore russo in Vaticano Ivan Soltanovsky, papa Francesco ha espresso il desiderio di incontrare ancora il patriarca ortodosso Kiril, mentre il cardinale Zuppi si appresta a tornare a Mosca, atteso dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Tutti segnali che parlano di un lavoro continuo, spesso tenuto sottotraccia. Secondo l’Onu, sono almeno 19.546 i bambini ucraini finiti nelle strutture di rieducazione russe dal 24 febbraio 2022. Il segretario di Stato statunitense Antony Blinken a luglio parlava di 260 mila minori, ma dal 2014, anno di annessione della Crimea, a oggi sarebbero più di un milione quelli trasferiti a forza, secondo quanto denunciato da Mykola Kuleba, capo della ong Save Ukraine. «In realtà, centinaia di migliaia di bambini potrebbero essere rapiti, perché gran parte dell’Ucraina è ancora occupata e non sappiamo cosa sta succedendo lì», spiega Daria Gerasimchuk, consigliera del presidente Volodymyr Zelensky per i diritti dei bambini. Mosca ovviamente indica cifre più basse — 700 mila — e sostiene di aver dato rifugio ai bambini, in fuga dai bombardamenti. «In questo momento non ci sono posti sicuri nel Donbass», ha detto alle Nazioni Unite Maria Lvova-Belova, commissaria per l’infanzia del presidente Vladimir Putin per la quale la Corte penale internazionale ha spiccato un mandato di cattura internazionale. E, se non si hanno dati ufficiali sui rapiti, Kiev comunica che solo 380 bambini su oltre 19.000 sono riusciti a ritornare. Da febbraio 2022 sono diverse le tattiche utilizzate dalla Russia per deportare i bambini. In alcuni casi sono state le stesse famiglie che hanno acconsentito al trasferimento pensando in buona fede di metterli al sicuro, salvo poi perdere ogni contatto. Ma ci sono stati anche episodi di trasferimenti effettuati sotto l’uso della forza. È il caso di un gruppo di 15 scolari di Novopetrivka, un villaggio della regione di Mykolaiv, deportati il luglio scorso a Krasnodar, in Crimea, attraverso il Dnipro e il Mar d’Azov, come racconta la Bbc e come conferma al Corriere la preside della scuola di Novopetrivka Natalia Lutsyk. Secondo Natalia, il 15 luglio 2022, un gruppo di militari russi della 205a brigata separata di fucilieri motorizzati ha caricato in macchina i 15 studenti, 11 maschi e 4 femmine. «Singhiozzavano. Ma cosa potevamo fare? Ci minacciavano con le mitragliatrici», ricorda Natalia. Il gruppo viene portato nel villaggio di Stepanivka nella regione di Kherson, nel profondo dei territori occupati dai russi. Ma poche settimane prima della liberazione della città, i bambini vengono deportati attraverso il Dnipro, a Krasnodar. Ed è lì che, secondo il racconto di Natalia, grazie all’aiuto di un gruppo di volontari georgiani, riescono a scappare e ad arrivare a Tblisi, per poi rientrare in Ucraina alla fine di novembre. Un lieto fine per i 15 della scuola di Novopetrivka. Ma non per migliaia di altri minori, per i quali si lavora notte e giorno in modo che possano presto tornare a casa loro, in Ucraina.
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