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Corriere della Sera Rassegna Stampa
06.02.2023 Amnistia in Iran, solo propaganda
Cronaca di Greta Privitera

Testata: Corriere della Sera
Data: 06 febbraio 2023
Pagina: 10
Autore: Greta Privitera
Titolo: «La 'grande amnistia' di Khamenei. Gli attivisti: 'È solo propaganda'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 06/02/2023, a pag. 10, con il titolo "La 'grande amnistia' di Khamenei. Gli attivisti: 'È solo propaganda' " la cronaca di Greta Privitera.

Ayatollah Seyyed Ali Khamenei Fast Facts | CNN
Ali Khamenei

Ridono tutti, nei limiti del consentito. Gli attivisti, i comuni cittadini. Alcuni rispondono ai messaggi con la faccina gialla che sogghigna. Nessuno di quelli con cui parliamo crede alle parole di Ali Khamenei, che ieri, ai sensi dell’articolo 110 della Costituzione iraniana, ha detto che concederà l’amnistia a centinaia di migliaia di prigionieri, tra cui alcuni manifestanti arrestati negli ultimi cinque mesi. Lo fa su richiesta del capo della magistratura perché da quando le proteste sono diminuite, dice, «un gran numero di persone che ne hanno preso parte si saranno pentite delle loro azioni». «Faccio lo spelling: p-r-o-p-a-g-a-n-d-a», ci risponde Mahmood Amiry-Moghaddam, fondatore della Ong Iran Human Rights di Oslo. «Non è una cosa nuova per il regime fare azioni di questo tipo soprattutto vicino alle ricorrenze (l’11 febbraio è l’anniversario della Rivoluzione antimonarchica, ndr.). Di certo non lo fa per pietà. Il motivo principale è economico: le carceri sono zeppe e costano troppo. Si rischiano le rivolte». L’attivista aggiunge che con l’amnistia l’ayatollah cerca di placare la popolazione e convincerla a smettere di protestare. Vuole dire «sono anche buono».« E poi c’è un messaggio all’Occidente, perché allenti la pressione. Ma niente cambierà, libereranno una quota che non considerano minacciosa. In cinque mesi ne hanno arrestati più di ventimila», conclude l’attivista. L’amnistia arriva con una lunga lista di eccezioni. Sarai liberato se: non hai commesso spionaggio a vantaggio di stranieri; non hai avuto rapporti diretti con i servizi segreti stranieri; non hai commesso omicidi o lesioni; non hai distrutto o dato fuoco a strutture governative, militari e pubbliche; non sei stato querelato da un privato e non hai la doppia cittadinanza. Rimarranno in carcere anche tutte le persone accusate di reati per cui è prevista la pena di morte e in più sembra che sia necessario un documento dove chiedi perdono e prometti che non violerai ancora la legge. Lo spiega bene un tweet di Saeed Hafezi, giornalista iraniano in Germania: «Date un’occhiata ai termini dell’amnistia di Khamenei. Non include la condizione di nessuno dei prigionieri! Sapete perché? Perché sotto tortura sono costretti a confessare tutti quei reati». Fariba vive a Qom, ha 30 anni, fa l’architetta: «Ce ne freghiamo dell’amnistia ipocrita del dittatore, non abbiamo fatto niente. Siamo noi che dovremmo decidere se perdonarlo, e di sicuro non vogliamo. Gli attivisti come mia sorella rimarranno dentro, non abbiamo sue notizie da un anno. A Mashhad costruiscono un nuovo carcere con 15 mila posti: le celle sono piene». Conferma tutto Mohsen, 21 anni, appena uscito da una prigione di Teheran. «Nelle celle la situazione è disumana, in alcune ci sono anche venti persone. Sono stato dentro due mesi e non posso più frequentare l’università». La notizia dell’amnistia arriva mentre l’ex premier Mousavi, riformista ai domiciliari, parla per la prima volta di riscrivere la Costituzione e di referendum. E, paradossalmente, arriva con l’arresto di Elnaz Mohammad, giornalista del quotidiano Ham-Mihan, gemella di Elaheh, stesso lavoro: in carcere per aver scritto del funerale di Mahsa Amini.

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