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Corriere della Sera Rassegna Stampa
01.02.2023 Follia! No degli Usa agli F-16
Cronaca di Andrea Nicastro

Testata: Corriere della Sera
Data: 01 febbraio 2023
Pagina: 8
Autore: Andrea Nicastro
Titolo: «No degli Usa agli F16. Xi a Mosca?»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/02/2023, a pag. 8, con il titolo 'No degli Usa agli F16. Xi a Mosca?' l'analisi di Andrea Nicastro.

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Andrea Nicastro

F-16 Fighting Falcon - Wikidata
F16, No degli Usa 

KIEV La diplomazia si è mossa ieri almeno quanto il fronte di guerra. Ma né l’una né l’altro hanno fatto un passo verso la soluzione del conflitto. Anzi, tutto il contrario. Nel sudest dell’Ucraina, nel conteso Donbass, le forze di Kiev hanno evitato per un soffio l’accerchiamento a Bakhmut. Dopo la morte di due soccorritori britannici che evacuavano gli ultimi civili ancora presenti, nessun osservatore è più stato ammesso nella città divenuta campo di battaglia. Le notizie vengono quindi dai due comandi militari, concordi solo nel definire la battaglia «un tritacarne». Pare che i russi attacchino con grande dispendio di uomini, artiglieria e anche con qualche incursione aerea. Gli avanzamenti sono lenti, ma nell’ultimo mese l’iniziativa è chiaramente tornata in mano a Mosca. Annunciata la conquista di Blahodatne, villaggetto 5 chilometri appena a nord di Bakhmut, i russi hanno tentato di bloccare la strada che porta i rifornimenti agli ucraini che difendono la città. Tentativo ieri sventato. Nel Donetsk è l’obiettivo scelto dal capo dei mercenari Yevgeny Prigozhin per dimostrare che grazie ai suoi metodi le ritirate dell’autunno possono essere archiviate. Kiev insiste nella difesa di ogni palmo di terra, ma quella del centro abitato appare compromessa. «I bombardamenti sistematici delle città sul fronte, l’accumulo di mezzi militari e truppe, la mobilitazione di nuove forze indicano un’escalation del nemico non la sua disponibilità alla pace» ha dichiarato Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky. Le conseguenze le ha elencate il capo dell’ufficio presidenziale Andriy Yermak in videocollegamento con le commissioni Esteri e Difesa del Parlamento europeo. «Il tempo non è dalla nostra parte, più a lungo durerà questa situazione, più risorse saranno necessarie, più vittime avremo e più danni saranno provocati al mondo intero. Dobbiamo imporre una sconfitta al regime di Putin e per farlo ci vogliono armi». Ottenuti i carri armati (la prima fornitura sarà di 120), ora Kiev punta ai caccia. «All’inizio gli alleati dicono sempre “impossibile”, ma poi tutte le armi che abbiamo chiesto sono arrivate» ha ricordato il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov. Per il momento, però, la Polonia chiarisce che non tenterà fughe in avanti consegnando gli F16 unilateralmente, ma agirà solo in concerto con gli altri membri della Nato. Londra forse farebbe anche da sola, ma giudica i propri caccia troppo sofisticati per un addestramento rapido. L’americano Biden ribadisce il suo no ai jet, e l’unica apertura viene dal presidente francese Macron per il quale «non si può escludere nulla». A Mosca osservano e tessono la loro ragnatela di controalleanze. Secondo il New York Times molti Paesi confinanti con la Federazione russa aiutano a evitare le sanzioni occidentali. L’amico di ferro, il bielorusso Lukashenko, ha ammesso la possibilità di un «aiuto più intenso alla Russia» e il Cremlino annuncia come una vittoria l’invito a Mosca del presidente cinese Xi Jinping. In una telefonata del 30 dicembre resa nota ieri, Putin avrebbe detto a Xi che «i nostri Paesi condividono la stessa visione di fronte a sfide e pressioni da parte dell’Occidente. Ti aspettiamo caro presidente, caro amico, ti aspettiamo a primavera a Mosca». Ovviamente nessuna eco in Russia all’intervista della Cnn all’esule Abbas Gallyamov, che 12 anni fa è stato nello staff del Cremlino come speechwriter, autore dei discorsi di Putin. Per Gallyamov «economia, guerra e umore russo vanno male. Se continuasse così, nel 2024 Putin non verrebbe rieletto presidente». Due le ipotesi del politologo: legge marziale per abolire il voto o colpo di Stato contro lo zar.

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