Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

Corriere della Sera Rassegna Stampa
06.12.2022 Iran, gli ayatollah: impiccheremo i dissidenti
Cronaca di Irene Soave, intervista di Alessandra Muglia

Testata: Corriere della Sera
Data: 06 dicembre 2022
Pagina: 16
Autore: Irene Soave - Alessandra Muglia
Titolo: «Gli ayatollah: impiccheremo i dissidenti - Il regista in esilio: 'Il regime è diviso sul miglior modo per sopravvivere'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 06/12/2022, a pag.16, con il titolo ''Gli ayatollah: impiccheremo i dissidenti" la cronaca di Irene Soave; con il titolo "Il regista in esilio: 'Il regime è diviso sul miglior modo per sopravvivere' ", l'intervista di Alessandra Muglia.

Ecco gli articoli:

Irene Soave: "Gli ayatollah: impiccheremo i dissidenti"

Alessia Piperno è arrivata a Roma: l'ingresso a casa e l'abbraccio con il  padre- Corriere.it
Alessia Piperno

Allenatrice di pallavolo, madre di tre figli, Fahimeh Karimi è stata condannata a morte per aver protestato e soprattutto per aver dato un calcio a uno dei pasdaran che tentava di fermarla; l’annuncio, di sabato, ha sconvolto la sua compagna di cella Alessia Piperno, la travel blogger italiana arrestata a settembre e poi liberata il 10 novembre. «Farimah è stata la mia compagna di cella per 34 giorni» nel carcere di Evin, scrive su Instagram (@travel.adventure.freedom, 72 mila seguaci). «La sera le cantavo Bella Ciao per calmarla. Da quando sono tornata ho cercato sue notizie ogni giorno». Sabato, così, Alessia Piperno ha appreso della condanna. Le autorità hanno minacciato ieri di giustiziare i manifestanti condannati. «Le sentenze inflitte per le proteste», comprese le impiccagioni, «saranno presto eseguite», ha annunciato il capo della Giustizia iraniana Gholam-Hossein Mohseni-Ejèi, sottolineando che «diverse sentenze sono già state confermate dalla Corte Suprema». Le prime condanne a morte a manifestanti sono state firmate a novembre; ma da metà settembre, quando le proteste per la morte di Mahsa Amini sono esplose in tutte le città iraniane, gli arresti sono stati circa 18 mila. Non è un dato ufficiale: come la stima delle vittime della repressione — 470, di cui sessanta bambini — lo comunica regolarmente la ong Hrana, osservatorio per i diritti umani in Iran. I Guardiani della rivoluzione (i cosiddetti pasdaran) hanno ringraziato la magistratura. «Un duro colpo a rivoltosi, teppisti e terroristi mercenari». E «non ci sono indicatori» che la situazione delle donne in Iran possa migliorare dopo l’inaspettato annuncio dell’abolizione della «polizia della moralità» giunto nel fine settimana: è la valutazione arrivata ieri dal Dipartimento di Stato americano. «I leader iraniani non stanno migliorando il modo in cui trattano donne e ragazze o fermando la violenza sui manifestanti». Tra le richieste degli attivisti, l’abolizione dell’obbligo per le donne di indossare il velo, imposto nel 1983; ma il capo dei servizi della polizia di Teheran ha tagliato corto ieri in conferenza stampa: «Non è il momento di parlare di velo». E i manifestanti hanno indetto domenica uno sciopero di tre giorni, partito ieri, che prevede la chiusura di negozi e attività commerciali in molte città del Paese. Il culmine della mobilitazione dovrebbe essere mercoledì, quando il presidente Ebrahim Raisi, in occasione della «Giornata dello studente» visiterà l’Università di Teheran e incontrerà gli studenti. Per mercoledì — così il tam tam su Twitter — i manifestanti chiedono un corteo verso piazza Azadi, nel cuore di Teheran. È la più grande protesta antigovernativa dalla rivoluzione del 1979.

Alessandra Muglia: "Il regista in esilio: 'Il regime è diviso sul miglior modo per sopravvivere' "

Babak Payami – Film, biografia e liste su MUBI
Babak Payami

«Poco importa se l’abolizione della polizia morale e le aperture del regime di Teheran sul velo siano concessioni reali o meno: ormai in ballo c’è ben altro». Babak Payami, Leone d’argento per la migliore regia al festival di Venezia con Voto segreto guarda da Toronto con speranza alla «rivoluzione» in corso nel suo Paese. «Questo movimento è unico, entrerà nella Storia — sostiene —. Una volta soltanto è accaduto qualcosa di simile: due anni dopo la rivoluzione islamica, quando le donne hanno protestato contro l’obbligo dell’hijab. Le altre mobilitazioni invece si sono sempre mosse nel solco del regime: anche l’Onda Verde nel 2009 non l’ha messo in discussione. Invece le ragazze e i ragazzi in piazza ora non chiedono cose a chi guida questa teocrazia: ne contestano le fondamenta».

Come andrà a finire? La leadership è divisa. Il «riformista» Khatami ha inviato alla Guida suprema Ali Khamenei una lettera di proposte anti crisi. «I suggerimenti di Khatami non puntano a un cambio di regime, ma è questo che ormai chiedono gli iraniani. La comunità internazionale non deve cadere nella trappola delle “riforme”. Già anni fa annunci di questo tipo rientravano nella strategia adottata dal regime per sopravvivere. A fine anni ‘90 facevo parte di quella minoranza di iraniani che si rifiutava di credere a questo inganno e ho pagato un prezzo personale alto (arrestato nel 2002 costretto all’esilio nel 2003, ndr). Anche oggi ci sono dissidi interni ma non riguardano la libertà e lo Stato di diritto quanto il modo migliore per far sopravvivere il regime stesso».

Che bilancio fa di questi mesi di proteste? «Per la prima volta è un movimento ben connesso con la diaspora iraniana. Questo perché non è ideologico ma rivendica diritti. Abbiamo fatto pressione sull’Onu che ha deciso di avviare un’inchiesta sui crimini contro i manifestanti. Il 22 ottobre ero a Berlino: c’erano iraniani da tutta Europa alla manifestazione a sostegno delle proteste organizzate da Hamed Esmaeilion (il protagonista dell’ultimo lavoro di Payami: 752 Is Not a Number, docufilm sulla ricerca di giustizia di un uomo che ha perso moglie e figlia a bordo del volo PS752 abbattuto dai pasdaran l’8 gennaio 2020, ndr)».

Cos’altro hanno ottenuto finora i manifestanti? «C’è stato un cambio nell’atteggiamento della comunità internazionale, che per troppo tempo ha chiuso un occhio e ora invece sembra aver capito che non si possono più ignorare i crimini compiuti da questo regime. Pensate alla lettera scritta da Obama a Khamenei all’epoca dell’Onda Verde. A quel tempo invece di supportare gli iraniani l’Occidente negoziava a porte chiuse con il regime. Ma non si può trattare con chi non rispetta lo Stato di diritto e prevede l’apartheid in Costituzione: verso le donne, le minoranze religiose ed etniche. La diplomazia con i fascisti non ha mai funzionato nella Storia: l’Europa sta pagando un caro prezzo per aver tentato in passato di “assimilare” Putin. E 40 anni di condiscendenza verso gli ayatollah, dove hanno portato?».

Quale ruolo dovrebbe avere l’Occidente? «Non deve interferire nell’agenda dei manifestanti ma supportare la loro lotta. Non soltanto con le sanzioni, ma anche espellendo gli ambasciatori iraniani (senza chiudere le ambasciate) finché Teheran non la smette di sparare alla sua gente e non rilascia i detenuti politici».

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui