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Corriere della Sera Rassegna Stampa
17.09.2022 Cile, l'insulto di Boric a Israele
Commento di Paolo Salom

Testata: Corriere della Sera
Data: 17 settembre 2022
Pagina: 38
Autore: Paolo Salom
Titolo: «Cile, l' 'insulto' di Boric a Israele»
Riprendiamo oggi, 17/09/2021, dal CORRIERE della SERA, a pag. 38, con il titolo "Cile, l' 'insulto' di Boric a Israele", l'analisi di Paolo Salom.

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Paolo Salom

Puede el joven presidente de Chile reimaginar la izquierda latinoamericana?  | The New Yorker
Gabriel Boric

Il presidente del Cile, Gabriel Boric, ha chiuso la porta in faccia al nuovo ambasciatore di Israele, arrivato al Palazzo della Moneda per presentare le credenziali. Gil Artzyeli ci è rimasto di stucco ma non ha potuto fare altro che tornare nella sua residenza in attesa di entrare nel pieno delle funzioni quando il capo dello Stato sudamericano si degnerà di riceverlo. Il diplomatico — di fronte a un comportamento che equivale a un ceffone — ha subito protestato con la ministra degli Esteri, Antonia Urrejola, che si sarebbe più volte scusata per l’accaduto. Si è poi scoperto che Boric avrebbe deciso di non vedere l’ambasciatore israeliano per via «della situazione critica a Gaza e dell’uccisione di un minore». L’attuale presidente cileno, trentacinquenne esponente della sinistra radicale, nel suo Paese è considerato un progressista capace di mediare e, quindi, evitare «strappi». Il suo progetto di riforma della costituzione (l’attuale è in vigore dai tempi di Pinochet) è stato da poco respinto con un referendum e Boric ha promesso di rimetterci le mani per trovare un punto di incontro. Ma quando si tratta di Israele, il presidente non è disposto ad alcuna diplomazia. Convinto sostenitore del boicottaggio di merci e istituzioni, in passato è arrivato al punto di definirlo uno «Stato assassino». È accettabile tutto questo? Se Artzyeli, accettando le scuse di Urrejola «per il bene delle relazioni bilaterali», si è comportato da vero diplomatico, non altrettanto si può dire di Boric. Che, siamo pronti a scommetterlo, non arriverebbe mai a definire la Russia «Stato assassino» nonostante la guerra d’aggressione in Ucraina. Ogni parere politico è lecito, per carità. Ma oltrepassare i limiti della decenza insultando il rappresentante di Israele per via di un conflitto — atroce certo, ma con due parti in causa — non è degno di un Paese che ha conquistato non da molto una difficile democrazia.

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