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Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.08.2022 Nessuno si fida dei russi
Intervista di Lorenzo Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 03 agosto 2022
Pagina: 13
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «'L’intesa sul grano ci aiuta e combatte la fame, ma non avvicina la pace. Nessuno si fida dei russi'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/08/2022, a pag.13, con il titolo 'L’intesa sul grano ci aiuta e combatte la fame, ma non avvicina la pace. Nessuno si fida dei russi' l'intervista di Lorenzo Cremonesi.

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Lorenzo Cremonesi

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Alexander Kubrakov

«L’accordo sul trasporto via Mar Nero del grano e dei prodotti agricoli ucraini è importante per combattere la fame nel mondo e superare la nostra crisi economica generata dall’aggressione militare russa. Ma sarebbe un errore leggerlo quale preludio ad un negoziato di pace comprensivo. La guerra continua come prima, nulla è mutato sui campi di battaglia». Così, per telefono dal suo ufficio a Kiev il ministro ucraino delle Infrastrutture Alexander Kubrakov. Si presenta volentieri come un tecnico, ma a un passo dai 40 anni Kubrakov fa in realtà parte dell’«inner circle» dei giovani consiglieri più ascoltati dal presidente Volodymyr Zelensky. Lunedì è partita la prima nave da Odessa, verso il centro di controllo dei commissari russi coadiuvati da quelli turchi e dell’Onu a Istanbul.

Come valuta l’intesa? «Sembra proceda bene. Ci sono state alcune modifiche tecniche all’ultimo minuto, ma senza conseguenze e speriamo non giungano cattive sorprese. Domani (oggi ndr) partiranno altre navi da Odessa e spero che nei prossimi due o tre giorni noi si possa accoglierne anche di nuove dal Bosforo. Siamo stati contrari a qualsiasi meccanismo di controllo straniero sui nostri porti e le garanzie dell’Onu sono state fondamentali, anche perché l’aggressione russa non si ferma».

Zelensky resta cauto. Quali le criticità? «La sicurezza: le navi passano per acque minate. Noi abbiamo dimostrato di essere pronti a fare il possibile per garantire il rispetto delle intese, nate grazie all’iniziativa chiave del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, e con la piena collaborazione turca e degli alleati americani ed europei. Ma c’è sempre il rischio che i russi prendano di mira le navi. I mercati hanno paura. Le compagnie proprietarie delle navi e i gruppi commerciali ancora non si fidano a trafficare coi nostri porti. Speriamo che dopo un paio di settimane di prova la situazione si normalizzi».

Come evitare le mine? «I militari ucraini hanno bonificato piccoli passaggi nelle acque territoriali presso Odessa. Al largo nessuno garantisce».

Le 68 navi bloccate nei vostri porti nella regione di Odessa dal 24 febbraio ora sono pronte a salpare? «Almeno 17 sono già cariche; di queste 10 col grano possono salpare subito».

Le altre 51? «Portano altri prodotti».

Ci sono navi italiane? «È registrata la Mustafa Necati, battente bandiera della Liberia, carica di olio di semi della Casa Olearia Italiana e diretta ad un vostro porto. È tra le 17 già cariche e pronte».

Il mare minato Le acque presso Odessa sono state bonificate dalle mine al largo c’è ancora pericolo Cosa sperate dall’accordo? «Che contribuisca ad alleviare la fame nel mondo e aiuti la nostra economia. L’agricoltura è il settore principale dell’export nazionale».

I turchi dicono che partirà una nave al giorno. «All’inizio è probabile, ma poi crediamo che presto il traffico quotidiano ne coinvolgerà parecchie nelle due direzioni».

State esplorando altre vie di export agricolo? «Certamente. Il rischio di attacchi russi resta alto, dunque continuiamo a lavorare per il trasporto su gomma e rotaia. Solo a luglio ci ha garantito 3 milioni di tonnellate di export, di cui circa metà ha raggiunto il Danubio attraverso la Romania. Prima della guerra trasportavamo una media mensile tra i 5 e 7 milioni di tonnellate. L’80% era via Mar Nero»

Quanto delle strade e ferrovie ucraine è stato distrutto? «Circa il 30%, specie nel Sudest. Ma in larghe parti del Paese occupato non siamo in grado di valutare».

Quanto grano potete esportare? «Circa 20 milioni di tonnellate rimaste nei depositi dal raccolto del 2021 e nei prossimi mesi le circa 50 della produzione di questo ultimo anno, che stiamo trebbiando. Soltanto nell’ultima settimana ne sono arrivate 7 milioni. In tutto 70 milioni di tonnellate».

Zelensky afferma che la guerra rischia di dimezzare la produzione, forse esagera? «No. Si riferisce ai possibili danni per il prossimo anno nel caso non riuscissimo ad esportare il grano che abbiamo già immagazzinato. I contadini cesserebbero di lavorare se i silos non fossero svuotati e mancassero gli incassi».

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