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Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 29/06/2022, a pag.7, con il titolo "Kherson, qui inizia la 'riconquista' " la cronaca di Lorenzo Cremonesi.
L’intelligence militare
Gli esperti di cose militari sembrano più cauti. «Potremmo probabilmente vedere qualche risultato tangibile a inizio agosto, occorre pazienza», ha dichiarato tre giorni fa ai media britannici Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence militare ucraina. «È troppo presto per parlare di successi a Kherson. Più che altro, le nostre unità speciali hanno compiuto alcune incursioni, ma la situazione resta precaria», ci ha detto Oleh Zhdanov, ex colonnello dell’esercito e autorevole commentatore a Kiev. Per gli ucraini riprendere Kherson sarebbe una vittoria importante. I russi la catturarono d’impeto durante le avanzate dei primi di marzo, quando lo sforzo nazionale ucraino era tutto teso a salvare la capitale. Da allora, il processo di «russificazione» della regione gira a pieno regime. L’11 settembre vorrebbero tenere un referendum tra la popolazione rimasta per provare a sé stessi e al mondo intero che saranno legittimati ad annetterla alla «Madre Russia» entro la fine dell’anno. «Sarà un falso referendum, senza alcun osservatore internazionale credibile e quindi con i soliti risultati truccati. I russi hanno fatto pulizia etnica degli indesiderati, oltretutto tanti cittadini legati all’Ucraina democratica sono sfollati nelle regioni occidentali o addirittura scappati all’estero. Nessuno gli darà credito», ribadisce il tenente Morosov, che è lui stesso originario di Kherson ed è convinto di conoscere bene i suoi concittadini. Intanto, però, il tallone di ferro del regime di Mosca schiaccia le opposizioni locali. Le autorità di Kiev denunciano centinaia di arresti. L’ultimo ieri: l’ex vicesindaco, Igor Kolykhaev, che aveva rifiutato di collaborare, a detta del nuovo viceresponsabile dell’amministrazione filo-Mosca, Kirill Staremussov. La risposta ucraina si fa sentire a suon di attentati e minacce contro i «collaborazionisti». A Odessa i comandi ucraini parlano di «guerriglia partigiana» nata spontaneamente per resistere contro l’occupazione. Non è da sottovalutare però la presenza di commando incaricati di creare il caos nelle retrovie russe: da Kherson a Mariupol sino al Donbass orientale. Lo provano tra l’altro la carica esplosiva posta nell’automobile di Yiuri Turulyov, consigliere dell’amministrazione regionale di Kherson, rimasto ferito il 22 giugno; e due giorni dopo la morte di Dmitrij Savluchenko, capo del dipartimento per lo Sport e la Famiglia, anche lui fatto saltare in aria nella sua auto. «Prima della guerra Kherson aveva 289.000 abitanti. Ne sono rimasti tra il 50 e 60 per cento, eliminare i collaborazionisti sarà forse più semplice», commenta ancora Morosov.
Nelle trincee
E, tuttavia, resta ovvio che soltanto le armi saranno in grado di cambiare la situazione in modo determinante. Mentre ci aggiriamo tra le trincee, le cannonate russe continuano a cadere poco distante. Nella sola giornata di lunedì almeno 11 missili hanno colpito la periferia di Mykolaiv. I soldati ucraini mostrano sulla mappa i villaggi liberati negli ultimi giorni: Kisilovka, Alexandrovka, Lymany, Olhine, una parte di Stanislav: sono al massimo una decina, ma restano pugni di casupole, tutto sommato facili da prendere come del resto perdere in poche ore. «Speriamo nel summit Nato a Madrid, abbiamo un disperato bisogno di artiglieria pesante, lanciarazzi e droni, qui i russi hanno comunque una netta superiorità», commentano ancora i compagni del tenente. Seduti su tronchi gettati a terra vicino ai loro bunker di fortuna vietano qualsiasi fotografia o video. «I russi ci osservano», spiegano guardando verso una zona di collinette dietro scarne macchie d’alberi.
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