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Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.05.2022 Tokyo libera dopo 20 anni l'autrice della strage di Tel Aviv
Commento di Guido Olimpio

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 maggio 2022
Pagina: 19
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Tokyo libera dopo 20 anni Fusako la 'regina rossa' del terrore»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 29/05/2022, a pag. 19, con il titolo "Tokyo libera dopo 20 anni Fusako la 'regina rossa' del terrore" il commento di Guido Olimpio.

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Guido Olimpio

Fusako Shigenobu: la Regina del terrorismo - Ohayo!
Fusako Shigenobu

Fine maggio del 1972. Una donna giapponese arriva in treno a Roma dalla Svizzera, potrebbe essere una turista. Attorno al 28 incontra tre connazionali in un hotel vicino alla Fontana di Trevi, i camerieri ricorderanno poco di loro, tranne che faticavano ad arrotolare gli spaghetti. Osservazioni ininfluenti da vacanze romane. Quello fu l’ultimo meeting prima dell’attacco. Il terzetto raggiungerà il 30 l’aeroporto di Tel Aviv e, appena sbarcato dal jet, tira fuori delle mitragliette dalle custodie per violini. In un attimo è l’inferno: 26 morti tra i passeggeri. Crepano due killer, un terzo, Kozo Okamoto, sarà catturato. La strage è stata coordinata da Fusako Shigenobu, la misteriosa donna di Roma. Ieri, a pochi giorni da quell’anniversario, con ben poca sensibilità ma nel rispetto della Legge, Tokyo ha rimesso in libertà Fusako. Un rilascio dopo aver scontato i vent’anni di galera alla quale era stata condannata. E, non appena ha messo il piede fuori, quella che per lungo tempo è stata definita la regina rossa ha chiesto scusa per le vittime causate. Parole sempre insufficienti perché arrivano dopo una vita passata ad uccidere. Fusako è cresciuta in una famiglia dove il padre, un ex ufficiale diventato droghiere, era un ultranazionalista. Uomo molto severo, mai domo, dal quale ha ereditato la tempra ridipinta però con i colori del marxismo. Si mantiene all’università facendo la cameriera in ristoranti e — forse — in locali più «esotici», ha un bell’aspetto, tutti la descrivono affascinante e decisa. In quell’epoca tumultuosa delle proteste contro la guerra in Vietnam entra in contatto con ambienti radicali, elementi pronti alla violenza e malati di settarismo. La Shigenobu litiga con Tsuneo Mori, capo di Rengo Sekigum, non condivide la scelta di concentrare la lotta all’interno del Paese, forma una sua ala internazionalista e troverà lo spazio ideale in Medio Oriente, al fianco della resistenza palestinese. La combattiva studentessa diventa leader dell’Armata rossa, si trasferisce a Beirut, offre il suo braccio al Fronte di Wadi Haddad e George Habbash, i professori del terrore. È da questo patto che nasce l’idea di colpire Israele, una cooperazione tra alti e bassi, con risvolti anche personali. Fusako avrà una figlia da un feddayn, May, una giovane altrettanto combattiva che l’ha accolta all’uscita di prigione. In Libano guida poche decine di seguaci, compreso il marito Tsuyoshi Okudaira che muore nella missione a Tel Aviv, il cognato Junzo, Kunio Bando e pochi altri. Per gli arabi è Samira o Mariam, per la Stasi, la polizia segreta della Germania, è l’agente Bettina, nome in codice a indicare una relazione di lavoro. Progressivamente l’Armata si tramuta in un’agenzia terroristica. Lavorano in proprio, prendono ostaggi, dirottano aerei, agiscono insieme alla rete di Carlos lo Sciacallo, si prestano a manovre di regimi arabi, Gheddafi in particolare. Creano basi ovunque, ricevono finanziamenti e fanno anche traffici, colpiscono. Sono presenti anche in Italia, dove hanno appoggi, affari e complici (mai scoperti), spediscono — da Livorno — una delle loro riviste. Nel giugno 1987 Junzo Okudaira lancia due razzi rudimentali contro l’ambasciata Usa a Roma e fa detonare un veicolo. Il 14 aprile dell’anno dopo un’autobomba preparata dai terroristi esplode davanti al circolo americano a Napoli: 5 morti. Operazioni che l’Armata esegue per conto della Libia. Sono gli ultimi fendenti, il mondo sta cambiando, i «guerrieri» nipponici non servono più. Ora devono sopravvivere. In Nord Corea abitano ancora alcuni ex dirottatori, ospiti di Kim, mentre altri sono catturati in Europa e Sud America. Fusako, dopo un lungo peregrinare, è scoperta a Osaka nel 2000. Okamoto, invece, tornato libero con uno scambio di prigionieri, ha scelto come casa il Libano. Rimane una mezza dozzina di ricercati, compreso Okudaira, l’attentatore di Napoli: il suo volto invecchiato al computer è sul poster della polizia giapponese. È lontano il tempo in cui lei, la Shigenobu, affermava che appoggiando l’orecchio sul terreno sentiva la rivoluzione pulsare. A 76 anni, malata, afferma di voler riflettere sul suo passato.

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