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Corriere della Sera Rassegna Stampa
10.03.2022 La Svizzera non è più neutrale
Commento di Nicola Camponovo, ma il titolo è sbagliato

Testata: Corriere della Sera
Data: 10 marzo 2022
Pagina: 43
Autore: Nicola Camponovo
Titolo: «Rimane salda la neutralità della Svizzera»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/03/2022, a pag. 43, il commento di Nicola Camponovo dal titolo "Rimane salda la neutralità della Svizzera".

Il titolo non corrisponde all'articolo: ci si chiede se il redattore che ha composto il titolo abbia letto prima il pezzo di Nicola Camponovo...

Ecco l'articolo:

Ucraina, la Svizzera e le sue banche abbandonano la storica neutralità, la  Ue compra armi: le

Quasi in sordina assistiamo a una modesta quanto storica svolta: la piccola Svizzera si è unita al fronte di sanzioni per contrastare le malefatte della Russia, rompendo così la sua celebre neutralità. Proprio quella neutralità che la caratterizza e che resiste fiera da lungo tempo in seguito alla «lezione» della battaglia di Marignano nel 1515. Una neutralità mantenuta perfino durante la Seconda guerra mondiale e apparentemente ora violata per punire la condotta di Putin, che per tutta risposta ha collocato la Svizzera nella lista dei «Paesi ostili». La notizia, dunque, corre veloce nella Rete, tanto da far riflettere gli stessi cittadini svizzeri. Leggendo il sito Internet del dipartimento della Difesa elvetico, si capisce però come il concetto di neutralità sia lievemente più complicato di quanto si creda. Nei paragrafi delle Convenzioni dell'Aja del 1907 sono menzionati vari obblighi. Come ci si può aspettare, il principale è quello di astenersi dalla partecipazione alla guerra. Ciò non deve però trarre in inganno: non significa non possedere un esercito, bensì usarlo solo per difesa propria o sicurezza interna. La neutrale Svizzera non può così appartenere alla tanto discussa Nato, poiché in qualità di membro vi sarebbe l'obbligo di automatica e belligerante assistenza in caso di guerra. D'altro canto, è permesso dare supporto ad operazioni di sostegno alla pace che consolidino così la «neutralità attiva» della Svizzera. Si, perché la storia non soltanto ha insegnato ai Rossocrociati di non lasciarsi coinvolgere in conflitti esterni, ma ha anche evidenziato la necessità di operare attivamente come nelle operazioni di sorveglianza per l'armistizio in Corea e nella missione di protezione in Kosovo. Altri punti della Convenzione specificano l'obbligo di astenersi dal fornire mercenari (aspetto di particolare rilevanza nel contesto storico del servizio mercenario caratteristico della Svizzera nei secoli passati) e di astenersi dal mettere il proprio territorio a disposizione dei belligeranti (fatto solo apparentemente di poco rilievo, considerato il ruolo di passerella svolto da nazioni come la Bielorussia nella recente invasione dell'Ucraina). La neutralità è dunque affare ben più intricato di quanto possa apparire. Anche i puristi delle definizioni trovano difficoltà perché si tratta di un concetto, come abbiamo visto, piuttosto «elastico». Nonostante ciò, si può concludere che la recente mossa della Svizzera rispetta il suo concetto di neutralità. Nella pratica l'azione messa in atto nei confronti della Russia non rappresenta nemmeno un inedito. La Svizzera può infatti partecipare a sanzioni economiche decretate da altri attori internazionali, per esempio l'Onu o l'Ue. Essa ha già avuto modo di sanzionare altri Paesi, aderendo per esempio alle misure contro l'Iraq e contro la Jugoslavia negli anni Novanta del secolo scorso. Da tempo ci siamo abituati a veder regnare la pace in Europa. Le generazioni più giovani si sono concentrate sul cambiamento climatico e hanno visto in tv le guerre che flagellano Paesi lontani. Per questo tendiamo a confondere l'applicazione di sanzioni e le misure di politica estera con una dichiarazione bellica. La neutralità non prevede una religiosa clausura e l'isolamento dal resto del mondo. Nel caso della Svizzera, essa non rappresenta nemmeno un obiettivo della Confederazione, ma «solo» uno strumento per ottenere il rispetto del diritto internazionale e la salvaguardia dei valori umanitari, allo scopo di garantire, nel tempo, la prosperità di un piccolo Paese nel centro del più ampio ed intricato palcoscenico europeo.

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