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Corriere della Sera Rassegna Stampa
01.03.2022 Guerra e propaganda
Cronaca di Andrea Nicastro

Testata: Corriere della Sera
Data: 01 marzo 2022
Pagina: 7
Autore: Andrea Nicastro
Titolo: «La propaganda russa dalla ciltà di Stakanov (eroe sovietico fake)»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/03/2022, a pag.7, con il titolo "La propaganda russa dalla ciltà di Stakanov (eroe sovietico fake)", il commento di Andrea Nicastro.

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Andrea Nicastro

Guerra Russia Ucraina, l'annuncio di Andrea Nicastro: "Mariupol sta per  cadere in mano russa. Paura dominante ma c'è ancora uno spirito combattivo"

In una guerra fatta di cannonate e «disinformatia», di missili e hacker elettronici, le vecchie onde radio FM passano la linea dei combattimenti senza censure. «Qui Radio Cosacca, le truppe russe stanno avanzando per porre fine alle atrocità dei nazisti ucraini. Mariupol è stata bloccata da ogni lato. Finalmente la riunificazione del Donbass con la madre Russia sta arrivando». La città-porto sul Mare d'Azov è effettivamente circondata, l'artiglieria romba ad ogni ora, i caccia si fanno sentire in cielo, la notte di ieri comincia in cantina. I nervi cominciano a cedere. Ogni tuono di bomba è uno spillo in più nel cervello. Le mamme non nascondono più le lacrime ai bambini. I tank russi sbarcati dalla Crimea e appoggiati da truppe da sbarco sono ormai arrivati, e le strade di uscita dalla città sono presidiate.

Nella trasmissione dei cosacchi, la propaganda filorussa non si fa mancare nulla del repertorio di atrocità da attribuire agli ucraini: bambini trucidati, donne violate, case bruciate. Niente di cui stupirsi o a cui credere. La parte più interessante è che l'antenna di trasmissione è a circa trecento chilometri da Mariupol, nel territorio controllato dalla Repubblica ribelle di Lugansk, in una cittadina che sulla carta si chiama Kadiyevka, ma che tutti chiamano Stakanov in onore del suo cittadino più illustre. II presidente Vladimir Putin è cresciuto con questo nome in mente. È parte fondante del suo essere sovietico, parabola incarnata in cui intraprendenza, fatica e onestà del sistema miglioravano il mondo. Alexey Stakanov era un minatore del Donbass, proprio la regione che il capo del Cremlino reclama come russa all'Ucraina. Nell'Unione Sovietica staliniana, Stakanov era zabojshk (martellista). Dopo un'ora di lavoro col martello pneumatico puntellava la galleria e ricominciava. Produzione giornaliera di carbone: 7 tonnellate. Stakanov ebbe l'idea di procedere senza pause e affidare a due assistenti il sostegno del tunnel. Record: 102 tonnellate. E il mese dopo 227. Tragedie del XX secolo II minatore divenne capo reparto, ingegnere, direttore, sottosegretario ministeriale, deputato al Soviet Supremo. Non c'erano limiti all'ingegno sovietico. Stakanov morì che Putin aveva 25 anni. Come può il presidente permettere che il Donbass, culla del suo mito di gioventù, non sia russo? «Nella più grande tragedia del XX secolo», come Putin chiama il crollo sovietico, è caduto anche Stakanov. Con la de-secretazione dei documenti della Perestrojka, si scoprì che le imprese del minatore erano gonfiate, che l'uomo modello si rovinò di vodka e risse, sposò una quattordicenne (invecchiata di due anni per ordine superiore) e alla scrivania non valeva un sasso. Non si chiamava neppure Alexey, ma Andrei, ma siccome «la Pravda non sbaglia» (sentenziò per l'occasione Stalin) gli cambiarono il nome. Un gigantesco fake. Forse Putin non ha avuto tempo di capirlo, come non ha capito che l'ucraina non è più Russia e che a Bernyansk, 8o chilometri da Mariupol, una volta conquistata dai marines russi, la città sarebbe scesa in piazza con le braccia alzate cantando «Bemyansk è ucraina, Bernyansk è ucraina».

L'accerchiamento Giorno 5 di guerra. La «linea di contatto» con gli indipendentisti filorussi del Donbass è un colabrodo. Ci sono sfondamenti in territorio ucraino ovunque. E si misurano in chilometri. Il terreno è pesantemente minato e aggirare le trincee nemiche può essere complicato per i russi. Nelle prossime ore, però, i carri armati sbarcati dalla Crimea saranno alle spalle delle linee ucraine. La decisione dev'essere presa in fretta. Abbandonare il fronte che ha retto per otto anni e ripiegare sulla città o continuare a tenere le posizioni col rischio che ciascuna unità si trovi imbottigliata e senza rinforzi? Le fonti delle repubbliche indipendentiste parlano di un piano per dividere l'Ucraina in quattro spicchi. Evitare ricongiungimenti tra forze di Kiev e affrontarle una alla volta. Con il tempo che ci vuole e con la speranza che qualche comando decida di arrendersi. Il sindaco di Mariupol annuncia l'abbattimento di un caccia nemico e l'introduzione dell'economia d'assedio. Sono migliaia i rifugiati interni alla città, in fuga dalle zone più calde dei combattimenti. Scorte centralizzate, bus gratuiti, così come il «pane sociale». Ieri, prima infornata per una città di 50o mila abitanti (prima della fuga di questi giorni): dieci tonnellate. Così sarà per patate e altre necessità. Al tramonto con le sirene antiaeree suonano, per la prima volta, anche le campane.

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