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Corriere della Sera Rassegna Stampa
01.02.2022 Sport e ideologia: così la Cina 'userà' i Giochi
Analisi di Federico Rampini

Testata: Corriere della Sera
Data: 01 febbraio 2022
Pagina: 24
Autore: Federico Rampini
Titolo: «Sport e ideologia. Così la Cina 'userà' i Giochi»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/02/2022, a pag.24, con il titolo "Sport e ideologia. Così la Cina 'userà' i Giochi" il commento di Federico Rampini.

Federico Rampini - Wikipedia
Federico Rampini


La copertina del libro di Rampini (Mondadori ed.)



AIla vigilia delle sue Olimpiadi invernali, Pechino si propone come il centro di un universo alternativo. È un mondo rovesciato rispetto alle rappresentazioni occidentali. Cominciando dallo sport. Lo scandalo dell'aggressione sessuale alla tennista Pena Shuai — che ebbe una visibilità brevissima sui social media cinesi — è stato cancellato da una nuova eroina nazionale, la sciatrice adolescente Eileen Gu. Il fascino della sua storia è questo: la Gu, diciottenne, è nata negli Stati Uniti ed è sulle montagne sopra il lago Tahoe (California-Nevada) che ha iniziato la sua splendida carriera nella specialità del trampolino acrobatico o freestyle. Di recente però ha scelto di competere perla nazione di sua madre, che è cinese. Il suo «patriottismo Han» riempie di orgoglio i connazionali. Tanto più che da teenager americana la Gu è allineata con i dogmi del politically correct della sua generazione. Ha preso posizione in favore del movimento anti-razzista Black Lives Matter, e ha condiviso la teoria per cui gli asiaticiamericani sono anch'essi vittime di xenofobia e discriminazioni.

La realtà è agli antipodi: proprio in California la minoranza asiatica, che eccelle a tutti I livelli scolastici ed è sovra-rappresentata nelle élite accademiche o professionali, si batte contro le «quote etniche» che dovrebbero favorire i Black. Non importa: la Gu ha detto le cose giuste per piacere a Xi. Se conquisterà una medaglia avrà molti significati. E il simbolo di una diaspora cinese che sente di appartenere alla superpotenza in ascesa. Sul fronte geopolitico, Vladimir Putin sarà a Pechino per omaggiare Xi. Questo significa che il leader russo quasi sicuramente rispetterà la tregua olimpica, astenendosi da mosse militari in Ucraina. Se l'Europa e gli Stati Uniti possono guadagnare tempo, lo si deve al calendario cinese. Anche questo viene presentato come un segnale simbolico che il centro del mondo si sta spostando. La Russia non ebbe altrettanti riguardi nel 2008 quando «sporcò» l'inaugurazione delle Olimpiadi estive di Pechino con il conflitto in Georgia. Una volta che la tregua olimpica sarà conclusa, Putin sa che a fronte di eventuali sanzioni occidentali avrebbe un rifugio. Cina e Russia stanno costruendo un sistema finanziario alternativo a quello imperniato sul dollaro. L'uso del cinese continua a crescere, nelle transazioni commerciali con tutti i partner della Repubblica popolare. Altri Paesi, dall'Iran al Venezuela, hanno già dimostrato di poter attutire l'impatto delle sanzioni americane spostandosi verso il nuovo mondo che ha il suo centro a Pechino. Xi ha approfittato della vigilia dei Giochi per un discorso ideologico di alto profilo. Ha affermato che la vera democrazia è la sua, non la nostra. Ha coniato un nuovo slogan per descrivere il suo sistema politico: «Democrazia dal processo integrale, olistico».

Sostiene cioè che la Repubblica popolare ha una democrazia partecipativa, mentre l'Occidente è fissato sul ciclo elettorale come se contasse solo quello. Xi confronta i due mondi sulla base della «performance», del risultato: per lui è evidente che la Cina è governata molto meglio, con effetti visibili sul benessere della popolazione, mentre l'America e l'Europa si avvitano in un caotico declino. Ora vuole portarci via anche l'ultima bandiera, il termine «democrazia». Non che corra grandi rischi di vedersi guastare i Giochi dalle campagne sui diritti umani. Qualche ong occidentale insiste a voler richiamare l'attenzione sugli abusi subiti dalle minoranze nello Xinjiang (uiguri musulmani) o nel Tibet, oppure sulla distruzione dello Stato di diritto a Hong Kong. Sono voci nel deserto, nessuno dei grandi sponsor americani ha ritirato il proprio marchio da questi Giochi. La battaglia per «azzerare il Covid» nasconde difficoltà reali per Xi, a cominciare dalla mediocre efficacia dei vaccini made in China, e dall'arretratezza del sistema sanitario, che non lasciano molte alternative al Paese: ogni focolaio di contagio, anche minuscolo, viene affrontato con restrizioni tremende. Per il secondo anno consecutivo i migranti interni non potranno tornare nelle campagne a ricongiungersi con i familiari per le feste del Capodanno lunare. Questi controlli estremi in vigore da due anni offrono un effetto collaterale: il regime usa le app sanitarie per perfezionare il controllo digitale sulla popolazione e così intende «azzerare il dissenso». È sempre rischioso prendere per buona la facciata esterna dei regimi autoritari. Censura e propaganda cinesi hanno raggiunto un'efficienza tecnologica notevoli, e gli intralci al lavoro della stampa internazionale riducono le fuoriuscite delle cattive notizie. I problemi dell'economia cinese sono notevoli: non riesce a emanciparsi dalla sua dipendenza dai mercati esteri, i consumi interni soffrono per il Covid, il settore immobiliare sprofonda sotto una montagna di debiti. Il fatto che la Germania stia scivolando verso una recessione, è in parte legato alla debolezza del mercato cinese. Ma durante i Giochi la narrazione dominante farà dimenticare queste ombre.

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