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Corriere della Sera Rassegna Stampa
13.10.2021 La scrittrice irlandese che boicotta Israele in stile nazista: la disinformazione del Corriere
Le omissioni di Luigi Ippolito, Etgar Keret

Testata: Corriere della Sera
Data: 13 ottobre 2021
Pagina: 16
Autore: Luigi Ippolito - Etgar Keret
Titolo: «'Stop alla traduzione del mio libro'. Bufera su Rooney che boicotta Israele - 'Non è saggio togliere il piacere della riflessione a un popolo intero'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 13/10/2021, a pag.16, con il titolo " 'Stop alla traduzione del mio libro'. Bufera su Rooney che boicotta Israele", la cronaca di Luigi Ippolito; con il titolo 'Non è saggio togliere il piacere della riflessione a un popolo intero', il commento di Etgar Keret.

Il Corriere pubblica una cronaca stinta e un commento edulcorato che non rendono conto della gravità della decisione della scrittrice irlandese Sally Rooney. La questione fondamentale non è infatti che gli israeliani saranno privati del - più che dubbio - piacere di leggere il libro di Rooney, ma che la scrittrice ha rilanciato il boicottaggio culturale dello Stato ebraico in stile nazista. Il Corriere però non condanna in modo chiaro il gesto di Rooney, che è un esempio evidente di discriminazione, e omettendo disinforma. Pubblichiamo in altra pagina oggi su IC i commenti che aiutano a capire di Giulio Meotti, Daniel Mosseri.

Ecco gli articoli:

Luigi Ippolito: " 'Stop alla traduzione del mio libro'. Bufera su Rooney che boicotta Israele"

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Luigi Ippolito

I lettori israeliani non potranno sfogliare l'ultimo libro di Sally Rooney: non in ebraico, almeno. Perché la celebratissima autrice irlandese ha deciso di vietare la traduzione di Beautiful World, Where Are You: un boicottaggio che vuole essere una forma di protesta contro l'occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele. A rivelare il gesto di Sally Rooney è stato il quotidiano israeliano Haaretz, che ha pubblicato un'intervista con la scrittrice realizzata dal New York Times lo scorso settembre, ma arricchita di nuovo particolari: Haaretz scrive che «quando Modan (una casa editrice israeliana, ndr) ha contattato l'agente della Rooney per firmare un contratto di traduzione, l'agente ha annunciato che la scrittrice sostiene il movimento di boicottaggio verso Israele e per questo non approva la traduzione in ebraico». Va notato che entrambi i libri precedenti dell'autrice irlandese,Parlarne tra amici e Persone normali, erano stati tradotti in Israele dalla stessa Modan: ma evidentemente la scrittrice ha irrigidito le proprie posizioni, visto che di recente ha firmato una lettera aperta in cui si chiede “la fine del sostegno a Israele da parte delle potenze globali, in particolare gli Stati Uniti» e si fa appello al governi perché «taglino i rapporti commerciali, economici e culturali” con lo Stato ebraico. D'altra parte, già in Persone normali i protagonisti partecipano a una manifestazione contro l'attacco di Israele a Gaza nel 2014. E Sally Rooney non ha mai fatto mistero delle sue simpatie marxiste. Ma la sua presa di posizione non ha mancato di generare un fiume di polemiche: tante erano ieri le voci critiche su Twitter da parte di intellettuali e giornalisti. Una scelta di campo, quella di Sally Rooney, che fa tanto più discutere in quanto l'autrice, in Gran Bretagna, è diventata una vera figura di culto, salutata come la voce più intensa e autentica delle giovani generazioni (lei ha solo 30 anni). In particolare, Persone normali ha sbancato le classifiche dei libri più venduti ed è stato trasposto in uno sceneggiato televisivo che l'anno scorso ha tenuto incollato alla tv l'intero pubblico britannico durante il primo lockdown. Sally ha ricevuto durante la sua breve carriera già quattro premi letterari, fra cui quello di Giovane scrittrice dell'anno nel 2017 e il Costa Book Award nel 2018. La Rooney non è però certo la sola intellettuale a sostenere il boicottaggio di Israele: a maggio 600 musicisti internazionali, fra cui Roger Waters ex dei Pink Floyd e Patti Smith, avevano firmato un manifesto in cui annunciavano che non si sarebbero più esibiti nello Stato ebraico finché non fosse cessata l'occupazione del territori palestinesi.

Etgar Keret: 'Non è saggio togliere il piacere della riflessione a un popolo intero'

Etgar Keret: «Israele, nemmeno il virus ha portato il Messia dell'empatia»  - Corriere.it
Etgar Keret

Undici anni fa, durante un festival di letteratura a Bali, ho partecipato a una tavola rotonda insieme allo scrittore australiano Christos Tsiolkas, autore del romanzo Lo schiaffo, (diventato poi una serie televisiva di successo). Prima che salissimo sul palco Tsiolkas per me era «lo scrittore con il cognome bizzarro», ma al momento di scendere mi ero trasformato in un suo ammiratore sfegatato. Tsiolkas, nel suo intervento brillante e scorrevole, aveva parlato con franchezza della sua infanzia in una famiglia di emigrati greci. Aveva descritto, critico ma pur sempre con grande sensibilità, episodi di razzismo e antisemitismo vissuti in gioventù, di cui tratta anche nei suoi libri. A fine serata ho domandato a Tsiolkas chi fosse il suo editore in ebraico e mi sono affrettato a spiegargli che in Israele c'erano parecchie persone a we vicine a cui desideravo far conoscere la sua visione liberale e illuminante. Tsiolkas, uno degli scrittori più gentili e adorabili che abbia mai conosciuto, mi ha rivolto un sorriso un filo imbarazzato prima di spiegarmi che era impossibile trovare i libri in ebraico perché lui partecipava al boicottaggio culturale dello Stato d'Israele, oppressore del popolo palestinese. «Rispetto la tua scelta — ho risposto — ma fatico a comprenderla. A mio avviso la tua scrittura potrebbe essere una vera medicina contro il razzismo. Se ritieni che Israele sia un Paese razzista, dovresti far tradurre i. tuoi scritti e lanciarne copie dagli aerei sugli insediamenti al di là della Linea Verde». Quando ho letto che la nota scrittrice irlandese Sally Rooney ha deciso di non far pubblicare il suo romanzo Beautiful World, Where Are You? mi è tornato in mente Tsiolkas. Proprio perché Rooney, così acuta e intelligente, rappresenta il pensiero dei millennial e della nuova sinistra, io, da liberale israeliano, ritenevo che la pubblicazione del suo libro in ebraico avrebbe rafforzato la debole sinistra del mio Paese, fornendole argomentazioni e distinzioni che avrebbero reso un buon servizio al suoi obiettivi e a quelli di Rooney. In fondo è proprio questo il motivo per cui tutti scriviamo, no? Per permettere a chiunque d legga di provare cosa significa essere noi e rendersi conto che I fatti possono essere recepiti anche da una diversa prospettiva. I boicottaggi possono rappresentare uno strumento di pressione legittimo nel nostro mondo, ma mi paiono molto meno efficaci e ragionevoli quando si estendono al terreno della letteratura. La volontà di impedire a un pubblico di fruire di specifiche opere è antica e per lo più caratterizza regimi oppressivi. Perché quando si tratta di un libro, puoi sapere che persona sei quando cominci a leggere, ma non puoi sapere chi sarai quando arrivi al termine. Il potere della letteratura di modificare la coscienza ha sempre minacciato i regimi oppressivi ma a volte, stranamente, anche i boicottaggi intellettuali e culturali sostengono le forze dominanti che favoriscono l'ignoranza. Alcuni anni fa sono usciti due miei libri in persiano. Sono stati stampati in Afghanistan e una parte, a detta dell'editore, è stata trafugata in Iran. Il pensiero che i miei racconti riuscissero ad arrivare in posti dove io non posso andare mi ha commosso fino alle lacrime. Nemmeno per un attimo ho pensato che avrei dovuto provare rimorso perché venivo pubblicato in una società sottoposta a un regime oppressivo, anzi: ho sentito che i miei testi potevano rappresentare un sostegno e ricordare a ogni iraniano che anela all'uguaglianza e alla parità dei diritti per donne e Lgbt che non è solo. E proprio questo, a mio avviso, il compito della scrittura: insegnare e sostenere, non punire e boicottare. Non ho mai pensato che si dovessero boicottareí testi di Céline o di Ezra Pound a causa delle opinioni degli autori: non penso che si debba impedire a nessun lettore l'accesso a un testo. La letteratura è un animale selvatico, destinato a vagabondare imbattendosi in chiunque desideri incontrarlo, e a me non sembra opportuno limitare il tragitto della sua influenza con steccati e muri.
(Traduzione dall'ebraico di Raffaella Scardi)

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