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Corriere della Sera Rassegna Stampa
06.09.2021 Afghanistan: resistenza anti-talebana in difficoltà
Cronaca di Lorenzo Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 06 settembre 2021
Pagina: 16
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «I ribelli del Panshir in difficoltà, Massoud a Kabul: 'Trattiamo'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 06/09/2021, a pag.16, con il titolo "I ribelli del Panshir in difficoltà, Massoud a Kabul: 'Trattiamo' ", il commento di Lorenzo Cremonesi.

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Lorenzo Cremonesi

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Si fa dura la battaglia per la vallata del Panshir. Uno scontro senza esclusione di colpi tra le colonne talebane, forti delle armi catturate negli ultimi mesi e col morale alle stelle, contro i combattenti (in grande maggioranza tagiki) decisi a resistere in questa storica ridotta della guerra contro il radicalismo pashtun. Il timore resta che il conflitto possa allargarsi ad altre aree dell'Afghanistan. Dagli Stati Uniti il capo di Stato maggiore, generale Mark Milley, ripete che il Paese è a rischio di «guerra civile». Da Washington trapela che sei aerei carichi di afgani con il permesso di andare in Usa sono tenuti «in ostaggio» dal talebani sulla pista di Mazari-Sharif. Entrambi i fronti schierati sul Panshir annunciano successi e proclamano di avere inferto «gravi perdite al nemico». Sfida tra propagande opposte. Ma sembra ragionevole supporre che i panshiri siano in gravi difficoltà. Un segnale in questo senso arriva dal loro leader, il 32emme Ahmad Massoud, figlio del mitico Ahmad Shah Massoud che per quasi quarant'anni riuscì a garantire l'indipendenza della vallata. Ieri sera è stato lui a proporre di deporre le armi per riprendere negoziati. «Sediamoci e parliamo, trattiamo, come propongono gli Ulema», ha comunicato via twitter. Nel pomeriggio una commissione di leader religiosi, gli Ulema sunniti, si era riunita nella capitale e aveva dichiarato la guerra «haram», un peccato contro 'Islam. «Non si deve combattere tra musulmani», hanno aggiunto. In realtà, la soluzione militare si era imposta dopo che i talebani avevano proposto a Massoud una posizione nel loro governo. Ma lui aveva rifiutato. «Non ci garantiscono nulla. Solo un paio di ministeri minor'. Dobbiamo difendere la nostra libertà», aveva replicato. Da oltre cinque giorni i talebani hanno dunque concentrato le loro unità migliori attorno ai circa no chilometri di lunghezza dalla vallata. I fianchi e anche l'uscita settentrionale della valle sono difesi da montagne ripide, alte a tratti oltre 4.000 metri. I talebani sono comunque riusciti a penetrare per alcune decine di chilometri, hanno superato la zona dove sono situati gli ospedali di Emergency e pare abbiano raggiunto Rukhah, il capoluogo. «Abbiamo inflitto centinaia di perdite a quei cani», scrivono i loro militanti. Gli assediati replicano di avere «attirato in trappola centinaia di nemici, oltre mille».

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Ahmad Massoud

Sembra che abbiano fatto esplodere almeno tre potenti mine piazzate su pendii particolarmente scoscesi, causando così grosse frane che hanno bloccato l'unica strada nei punti più stretti della vallata. «I talebani rimasti chiusi sono stati fatti prigionieri, feriti o uccisi», affermano. Nel pomeriggio si erano diffuse alcune Immagini e la narrativa per cui lo stesso Massoud spiegava ad alcuni prigionieri che erano salvi, non sarebbero stato fatto loro alcun male. L'impressione resta che Massoud figlio non abbia la capacità di resistenza del padre. I talebani del 2021 sono molto più forti e meglio organizzati di quelli che assediarono il Panshir dal 1994 al 2001. I loro leader hanno tuttavia fretta di terminare al più presto la battaglia per poter annunciare il loro governo e dimostrare che sanno guidare il Paese. Ma, proprio le proposte di Massoud enfatizzano le loro divisioni interne. La parte più disponibile al dialogo, condotta dal Mullah Abdul Ghani Baradar, deve fare i conti con le ali più estremiste, che lo rifiutano categoricamente. I talebanl si rivelano ancora una volta una macchina militare ben rodata da decenni di guerriglia e difficoltà indicibili, ma senza alcuna esperienza di governo. E comunque quella maturata dalla generazione dei loro fondatori, tra la presa di Kabul nel 1996 e l'attacco americano cinque anni dopo, non li aiuta a gestire la complessità dell'Afghanistan contemporaneo. Lo si deduce anche dalle ultime cronache. Ieri i circoli più «politici» legati a Baradar hanno ricevuto i rappresentanti delle Nazioni Unite, tra loro il sottosegretario peri Diritti Umani, Martin Griffiths, e il presidente della Croce Rossa Internazionale, Peter Mourer. Altro ospite d'eccellenza da tre giorni è il capo dell'intelligence militare pakistana, Faiz Hameed, che sta cercando di contribuire alla formazione del nuovo esecutivo talebano. Intanto dall'aeroporto di Kabul sono ripartiti alcuni voli interni su Mazar-i-Sharif e Kandahar operati dalla compagnia di bandiera «Ariana», grazie soprattutto al contributo del Qatar. Ma ieri una banda talebana ha brutalmente assassinato una donna poliziotta nella provincia centrale di Ghor. Banu Negar era incinta di otto mesi. Un'esecuzione in piena regola avvenuta in casa sua di fronte ai familiari. Le immagini diffuse dal social locali mostrano il suo volto sfigurato dai proiettili e il muro insanguinato. Segno che le esecuzioni mirate vanno avanti. Più tardi alcuni leader talebani locali hanno promesso che apriranno un'inchiesta.

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