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Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.09.2021 Afghanistan: i talebani annunciano la presa del Panshir. I ribelli: 'Propaganda'
Cronaca di Lorenzo Cremonesi, commento di Andrea Nicastro

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 settembre 2021
Pagina: 10
Autore: Lorenzo Cremonesi - Andrea Nicastro
Titolo: «I talebani: conquistato il Panshir. I ribelli negano. Oggi il governo - 'E' propaganda, non cederemo'. Ma il figlio del Leone è finito in trappola»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/09/2021, a pag.10, con il titolo "I talebani: conquistato il Panshir. I ribelli negano. Oggi il governo", il commento di Lorenzo Cremonesi; a pag. 11, con il titolo " 'E' propaganda, non cederemo'. Ma il figlio del Leone è finito in trappola", il commento di Andrea Nicastro.

Ecco gli articoli:

Afghanistan: How the Taliban gained ground so quickly - BBC News

Lorenzo Cremonesi: "I talebani: conquistato il Panshir. I ribelli negano. Oggi il governo"

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Lorenzo Cremonesi

I talebani proclamano vittoria. Ma dalla vallata del Panshir rispondono che la guerra continua. Secondo i talebani, anche l'ultima roccaforte della resistenza è caduta. Il Panshir cesserebbe di rappresentare il simbolo della libertà e della lotta all'ultimo sangue per le generazioni che rifiutano l'oltranzismo pashtun. Ieri sera sbandieravano íl trionfo come assoluto, avrebbero ormai il monopolio del potere sull'intero Afghanistan. E oggi vorrebbero presentare ufficialmente il loro nuovo governo. Finalmente liberi di imporre i loro diktat e l'interpretazione autoritaria di «coalizione inclusiva». Ma siamo davvero nel mezzo della battaglia. Quasi impossibile capire cosa in realtà stia avvenendo sul campo, media partigiani e social contribuiscono alla confusione. Poco dopo gli annunci della vittoria talebana, proprio dalla valle del Panshir ¡leader della resistenza replicavano infatti di essere ancora sul posto con le armi in mano e pronti a vendere cara la pelle. Non li aiuta il blocco totale sui telefoni, il taglio delle linee Internet e dell'energia elettrica imposto dai comandi talebani sulla regione contesa. Le risposte della resistenza arrivano in ritardo e molto disturbate. Per talebani, il figlio del «Leone del Panshir» non pare reggere. La leggenda del padre, Ahmad Shah Massoud, non sembra perpetuarsi nel 32enne Ahmad Massoud. I talebani affermano di avere catturato l'intera valle del Panshir soltanto dopo quattro giorni di pesanti combattimenti «Grazie alla protezione di Allah siamo in controllo di tutto l'Afghanistan», annunciano. La notizia è stata accolta ieri in serata a Kabul con lunghe raffiche verso il cielo. Le televisioni pachistane (in genere vicine ai talebani) riportano che Massoud, dopo avere promesso a più riprese che non si sarebbe mal arreso e sarebbe piuttosto morto «con il fucile in mano», è fuggito in elicottero per atterrare in Tagikistan. Con lui anche l'ex vicepresidente del governo appena scalzato, Amirullah Saleh, che grazie ai suoi rapporti strettissimi con la Cia e i più importanti servizi d'intelligence aveva contribuito ad accumulare un cospicuo arsenale, con tank, elicotteri, artiglierie e riserve di carburante. Ma, col trascorrere delle ore, le cronache si sono rapidamente complicate. A Kabul, Tolo tv ha iniziato a sollevare dubbi citando un fedele di Massoud che negava ogni fuga. Quindi è giunto un messaggio dello stesso Massoud, che sosteneva di essere ancora in prima linea assieme ai suoi uomini. Infine, anche Saleh ha diffuso un video in cui ammette che l'offensiva talebana «è davvero pesante», ma loro sono in grado di respingerla. Nessuna fuga in Tagikistan nessun gesto vigliacco. «Noi non ci fermeremo. Lotteremo. Ieri ho partecipato ai funerali di alcuni miei soldati. Non credete alla propaganda dei talebani e dei media pachistani. Noi continuiamo a combattere», aggiunge. La resistenza si fa forte della geografia, della storia e della voglia di riscatto. Ma, dalla loro parte, i talebani hanno il morale alle stelle, il meglio delle anni americane catturate all'esercito nazionale in rotta e soprattutto la convinzione profonda che il loro assedio alla fine è destinato a trionfare. Sono ore drammatiche per il fronte di unità armate, in maggioranza tagike, che oppongono un muro di fuoco all'offensiva nemica dalle loro postazioni tutto attorno alla vallata. Negli ultimi mesi hanno avuto il tempo di organizzarsi. Più i talebani avanzavano veloci e più Massoud, assieme ai vecchi comandanti fedeli al padre e una parte delle unità dell'esercito nazionale, si era preparato a fortificare l'ultima ridotta. Da secoli i 100 chilometri di gole strette circondate da montagne ripide che superano i 4.000 metri di quota sono stati bastioni imprendibili. Massoud padre seppe resistere al sovietici per ben oltre un decennio prima del loro ritiro nel 1990 e poi al potere talebano dal 1994 al 2001. Ma da martedì i talebani avevano attaccato su quattro direttive. Due giorni fa, avanzando dal Badakhshan, avevano superato i 4.400 metri del passo di Anjaman per attestarsi alla cittadina di Parían. Altre colonne premevano da Gulbaghar nel sud e da ovest presso la località di Arebeshan. La propaganda panshira ancora giovedì parlava di 400 talebani morti e oltre 500 catturati.

Andrea Nicastro: " 'E' propaganda, non cederemo'. Ma il figlio del Leone è finito in trappola"

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Andrea Nicastro

I media del Pakistan “hanno diffuso notizie sulla conquista della valle del Panshir. E' una menzogna. Se mai dovesse capitare, quello sarebbe anche l'ultimo giorno della mia vita. Inshallah», a Dio piacendo. Il giovane Massoud è in trappola, circondato nella valle che fu di suo padre, il Leone, e che ora è lui a cercare di difendere. Combattono talebani e panshiri: artiglieria pesante, incursioni di commando, campi minati, contrattacchi. Migliaia di soldati, centinaia di morti. Arretra Massoud, ma non cede. Niente a che vedere con lo scioglimento d'agosto dell'esercito nazionale afghano addestrato per venti anni dalla Coalizione internazionale. La notizia della capitolazione della valle dava anche Ahmad Massoud in fuga. Sui social c'era chi lo sapeva decapitato, chi su un elicottero verso il Tagikistan come ha fatto a Ferragosto l'allora presidente Ashraf Ghani. Invece Massoud è vivo e nonostante il black out telefonico comunica via Twitter la sua verità. «Questa disinformazione mostra la disperazione talebana davanti alla fiera resistenza del Panshir. E' solo l'inizio. Non possono imporsi su 35 milioni di persone usando violenza ed estremismo». Nessun Paese sembra disposto ad aiutarlo ad opporsi ad un regime, quello dei talebani, che fino a ieri era considerato la personificazione del male, da sradicare a costo della vita dei nostri soldati e di miliardi di dollari. Ora no, per Massoud neppure una pallottola. La scheggia di resistenza tra le montagne svela la falsità di una delle prime promesse talebane: quando le truppe straniere avranno lasciato l'Afghanistan, ogni disputa interna sarà risolta pacificamente, avevano detto decine di volte. La valle che combatte rovina anche il quadro disegnato delle diplomazie: finito l'impegno occidentale, rientrati i talebani, bisogna solo trovare il modo di contenerli e iI ricatto sugli aiuti economici potrebbe bastare. Invece no, c'è Massoud a scuotere le coscienze, proprio come faceva suo padre. II giovane cresciuto in Iran e laureato in scienza della guerra a Londra parla di resistenza contro il fanatismo, di infiltrazioni di Al Qaeda, tocca tasti che dovrebbero essere sensibili anche in Occidente. Ma poi, aggiunge, piuttosto di arrendersi morirò armi in pugno. Nel silenzio del mondo. Davanti alla paura fisica, le cortesie politiche saltano e le accuse diventano esplicite. Massoud scrive della «mano pachistana dietro ai talebani» e un suo lealista replica via Twitter: «II 4 settembre del 1994, tuo padre respinse un'offensiva talebana contro il Panshir e disse: l'America deve capire il proprio errore nel sostenere» questi barbari. Passati 27 anni, la cronaca si ripete. II figlio del «Leone» può mettere un like, ma deve lottare per sopravvivere. Per fortuna, sa che Panshir significa, letteralmente, cinque leoni. Dopo di lui, altri tre.

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