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Corriere della Sera Rassegna Stampa
23.08.2021 Afghanistan, violenze e morti in aeroporto
Cronaca di Lorenzo Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 23 agosto 2021
Pagina: 4
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Kabul, spari e morti in aeroporto. I talebani marciano sul Panshir»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 23/08/2021, a pag.4, con il titolo "Kabul, spari e morti in aeroporto. I talebani marciano sul Panshir", il commento di Lorenzo Cremonesi.

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Lorenzo Cremonesi

Taliban takeover could lead to renewed terror attacks in Europe | View |  Euronews

L'inferno di fronte all'aeroporto di Kabul non fa che peggiorare. A una settimana dalla presa talebana della capitale, con l'inizio della fase più drammatica dell'esodo, gli ufficiali Nato confermavano che «almeno una ventina di persone hanno perso la vita». La maggioranza sarebbe stata schiacciata dalla folla e sopraffatta dal caldo. Periscono i più deboli: bambini, anziani, donne incinte. Secondo la locale Tolo Tv, le ultime ore hanno visto un preoccupante aggravamento della situazione: una dozzina di morti soltanto da sabato sera. Gli ospedali offrono cifre più gravi di quelle della Nato e ci sarebbero decine e decine di feriti ancora in pericolo di vita. «II collo di bottiglia che si è creato sulla strada che conduce al terminal è dovuto alle decine di migliaia di persone che arrivano dalle province più remote, senza alcuna autorizzazione per il fatto che non hanno mai lavorato in alcun modo con la coalizione internazionale, ma che pure cercano di saltare sugli aerei approfittando del caos», spiegava ieri mattina Tolo, che ha diversi inviati sul posto.

Secondo le intelligence occidentali, ci sarebbe una specifica minaccia da parte dell'Isis, che pianificherebbe lanci di razzi verso l'ingresso dell'aeroporto da un camioncino Ford. Pare che da venerdì la folla assiepata nella zona dall'aeroporto sia sempre più alimentata dai nuovi arrivati dalle province: Bamiyan, Helmand, Kunar, Baghlan. Non più soltanto profughi che scappano dai talebani e si sentono braccati per il fatto di aver lavorato per i contingenti occidentali, bensì migranti puri e semplici, che cercano di approfittare del caos e dell'opportunità offerta dal ponte aereo internazionale per lasciare il Paese. Ai loro occhi, le difficoltà di fronte alle porte dell'aeroporto sono comunque meno gravi, meno costose e molto più brevi, che le incognite della migrazione illegale destinate a durare mesi infiniti di sofferenze e incertezze. Un concetto espresso anche dal rappresentante Nato a Kabul, l'ambasciatore Stefano Pontecorvo: «Una folla di circa 15.000 persone blocca gli accessi di coloro che hanno ottenuto il diritto di viaggiare». Prendendo atto delle enormi difficoltà sul terreno, complicate dal rischio attentati, gli americani stanno mutando strategia per velocizzare l'evacuazione in sicurezza. Lo stesso presidente Biden ha annunciato che mobiliterà i8 aerei commerciali da affiancare a quelli militari. Ma, soprattutto, si manderanno elicotteri e forse convogli blindati per recuperare i cittadini americani, assieme a quelli della coalizione alleata, che al momento sono invitati a raggiungere specifici punti di raccolta nella zona della capitale. «Non venite all'aeroporto, restate al riparo. Attendete le nostre indicazioni», ribadiscono i diplomatici Usa concentrati nella sala di regia del terminal. Non sarebbe del resto una novità. Con la crescita del rischio attentati jihadisti sul terreno, da almeno quattro o cinque anni gli elicotteri americani funzionavano come navette per portare connazionali e alleati al terminal. Nel frattempo, i talebani cercano di velocizzare la formazione del loro governo.

L'economia del Paese è in ginocchio. Ministeri e uffici pubblici non funzionano. I confini di terra sono chiusi, o comunque richiedono procedure complicate per attraversarli. Le banche sono serrate, i salari non vengono pagati. La carenza di contanti sta diventando acuta. Il valore della moneta locale è in caduta libera. Due mesi fa un dollaro veniva cambiato per una sessantina di « afghan », ieri sera era lievitato sopra quota novanta. Ciò aiuta a spiegare la fretta della politica. L'ondata di contestazioni e proteste che ha scosso il Paese tra giovedì e venerdì preoccupa: hanno la necessità di dimostrare alla popolazione che oltre ad essere bravi guerriglieri sono anche in grado di gestire gli affari dello Stato. La fuga delle forze migliori della società a questo punto rappresenta per loro un grave danno. Scappano medici, ingegneri, tecnici, studenti, docenti, uomini d'affari. Si spiegano così i continui appelli pubblici per tornare alle proprie case. E stata anche creata una commissione volta a tranquillizzare i giornalisti. Ieri i leader storici del movimento sono tornati a incontrare gli esponenti locali legati alla coalizione internazionale del calibro dell'ex presidente Hamid Karzai e l'ex numero due del governo appena rovesciato, Abdullah Abdullah. Il loro progetto di «governo inclusivo» resta però tutto da verificare. Le aperture nei confronti delle forze dell'estremismo sunnita, come il clan Haqqani e il feroce signore della guerra Gulbuddin Hekmatyar, paiono smentire le loro promesse di moderazione. Un segnale di distensione è giunto dalla valle del Panshir, dove il giovane Ahmad Massoud ha invocato il dialogo. I talebani sembrano replicare inviando truppe ben armate.

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