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Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.08.2021 Bielorussia: l'ultima dittatura d'Europa elimina gli oppositori
Cronaca di Alessandra Muglia, intervista di Irene Soave

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 agosto 2021
Pagina: 12
Autore: Alessandra Muglia - Irene Soave
Titolo: «Vitaly, attivista anti-Lukashenko trovato impiccato in un parco a Kiev - 'Nella diaspora è l'ennesimo choc. Tutti in pericolo, anche in Europa'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/08/2021, a pag.12, il commento di Alessandra Muglia dal titolo "Vitaly, attivista anti-Lukashenko trovato impiccato in un parco a Kiev"; con il titolo 'Nella diaspora è l'ennesimo choc. Tutti in pericolo, anche in Europa' l'intervista di Irene Soave.

Ecco gli articoli:

Alessandra Muglia: "Vitaly, attivista anti-Lukashenko trovato impiccato in un parco a Kiev"

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Il dittatore Lukashenko

Il cellulare trilla a vuoto per ore. Uscito di casa lunedì per il consueto jogging mattutino nel parco vicino casa, appena fuori Kiev, Vitaly Shishov non è più tornato. La sua compagna, Bozhena, dà l'allarme. Angoscia alle stelle. Partono le ricerche. In pista anche i suo colleghi della Casa Bielorussia, la ong da lui guidata nella capitale ucraina che supporta i connazionali in fuga dal regime. Uno di loro, Yuri Shchuchko, stava frugando tra cespugli quando ieri intorno alle 7 del mattino riceve la chiamata attesa, ma che non avrebbe mai voluto ricevere: hanno trovato il corpo, dall'altra parte del parco. E toccato a Yuri identificarlo. Secondo alcuni attivisti Vitaly aveva il naso rotto. Il capo della polizia ucraina ha rilevato graffi sul naso, sul ginocchio sinistro e altre parti del corpo e ha aperto un'indagine per omicidio, senza tralasciare alcuna pista, inclusa quella di un omicidio camuffato da suicidio. Per la Casa Bielorussia però non ci sono dubbi: «Si tratta di un'operazione pianificata dai cekisti (agenti dei servizi segreti, ndr)», ha affermato la ong in una nota, accusando dell'omicidio la rete del presidente-dittatore Lukashenko, al potere da 27 anni. Il caso ha i contorni di un'esecuzione dimostrativa per mano del Kgb bielorusso e arriva nel pieno dello scandalo creato dalla velocista bielorussa che ai Giochi di Tokyo ha denunciato i soprusi della sua federazione, ha rifiutato di essere rimpatriata a forza e ha chiesto asilo all'Europa. Una ritorsione a orologeria: a essere colpita è la ong che ha aiutato Arsenij Zdanevich, il marito dell'atleta, a lasciare la sua casa e a mettersi al sicuro in Ucraina. Un attacco annunciato. Inseguimenti in macchina, appostamenti: Vitaly, 26 anni, originario di Rechytsa, cittadina a sud della Bielorussia, 30o km sopra Kiev, si sentiva sotto costante sorveglianza da quando l'anno scorso era fuggito in Ucraina, per via della feroce repressione di Lukashenko contro il movimento che contestava la sua rielezione. Di recente, al parco, era stato avvicinato da sconosciuti che gli chiedevano della vita nel suo Paese. La sua ong era stata avvisata dalle autorità ucraine e anche dalle stesse forze di sicurezza. «Vitaly mi aveva chiesto di prendermi cura delle persone vicine a lui. Aveva una sorta di presentimento» ha dichiarato Shchuchko al Global Time, sito russo indipendente in lingua inglese. Neanche chi fugge all'estero è al sicuro. Palina Brodik, del Free Belarus Center a Kiev, parlando con il Corriere mette in guardia l'Europa: «Sta crescendo la sensazione di insicurezza tra i 276 mila bielorussi fuggiti in Ucraina nell'ultimo anno. Quanto accaduto provocherà una nuova ondata di emigrazione dall'Ucraina verso l'Ue. Dobbiamo capire che la maggioranza di queste persone fugge dalla persecuzione politica: in Bielorussia si praticano violenze e torture di Stato, basta avere un canale Telegram sul telefonino per finire negli ingranaggi della repressione». Devastata dalla scomparsa di Shishov, Svetlana Tikhanovskaya, la leader dell'opposizione in esilio: «Io potrei sparire in ogni momento, questo lo so, ma devo fare quello che sto facendo, so che se anche un giorno dovessi sparire, questo movimento continuerebbe». La comunità internazionale ha reagito con preoccupazione: l'Onu ha chiesto un'indagine «rigorosa»; per il presidente dell'Europarlamento David Sassoli «il fatto che gli attivisti bielorussi siano presi di mira nei Paesi terzi è una grave escalation» da parte del regime.

Irene Soave: 'Nella diaspora è l'ennesimo choc. Tutti in pericolo, anche in Europa'

Belarus exile group leader Vitaly Shishov found dead in Kyiv, police say |  Belarus | The Guardian
Vitaly Shishov

"Nessuno di noi dirsi può dirsi al sicuro all'estero: è stato chiaro già a maggio, quando un volo Ryanair per Vilnius è stato fatto atterrare a Minsk per arrestare il dissidente Roman Protasevich, che era a bordo. Ma attenzione: non siete al sicuro nemmeno voi europei». Nelle ore della scoperta del cadavere di Vitaly Shishov, il dissidente bielorusso impiccato a Kiev, la leader dell'opposizione Svetlana Tikhanovskaya è a Londra a incontrare Boris Johnson e chiedergli più pressioni su Minsk. Il suo collaboratore Dzianis Kuchinski, 27 anni, si occupa nel loro gruppo di lavoro — quasi un «governo-ombra» in cui ciascuno ha la sua delega — di politica estera. «Sul volo dirottato a maggio c'erano passeggeri da tutta Europa, ostaggio per ore di Lukashenko, proprio come noi. Non è sicuro nessuno».

Ora con la morte di Vitaly Shishov avete più paura? «Noi, il piccolo staff di Tikhanovskaja, lavoriamo tanto che non ce n'è nemmeno il tempo. E aspettiamo le indagini, anche se per tutti sembra escluso il suicidio e sembra chiaro che c'entri il Kgb bielorusso».

Cosa faceva Shishov di tanto minaccioso per Minsk da «liquidarlo»? «Non lo conoscevo personalmente, ma era dovuto fuggire a Kiev per il suo attivismo. Qualunque opposizione per Lukashenko è un pericolo e giustifica la repressione».

Qual è il sentimento tra i bielorussi all'estero? «Nella diaspora c'è stato choc. Migliaia di messaggi inviati alla famiglia di Shishov, alla sua fidanzata. E un senso crescente di insicurezza. Ma nessuna sorpresa. Questi mesi di repressione, con 36 mila arresti politici, ci hanno feriti ma anche stretti l'uno all'altro. Ci teniamo in contatto con internet, e soprattutto cerchiamo di stare vicini a chi è in patria. È per loro che il rischio è massimo».

Sta per iniziare (oggi, ndr) il processo a Mariya Kalesnikava, una dei volti più noti dell'opposizione. «Quando la polizia la portò al confine, ingiungendole di espatriare, strappo il passaporto. Ora è in carcere, condannata a 12 anni. Le hanno detto di firmare una lettera in cui chiede la grazia e di girare un video in cui dice che non le è stato torto un capello. Ha rifiutato e continua a sorridere».

L'atleta Krystina Timanouskhaya ha subito pressioni simili per abbandonare le Olimpiadi. «In quelle ore eravamo in volo, di ritorno dagli Usa. Ora siamo in contatto con lei. E incredibile quel che il regime fa sotto gli occhi di tutti».

Da quanto lei ha lasciato la Bielorussia? «Non torno dalle proteste di agosto scorso. Vivo a Vilnius da anni, ma nella mia città natale, Lida, sono sempre rientrato. I miei cari vivono ancora lì. E sono tutti stanchi del regime, ma anche convinti che stia per finire. Lo sono anch'io».

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