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Corriere della Sera Rassegna Stampa
14.07.2021 Iran e il Mossad: la guerra segreta
Commento di Guido Olimpio

Testata: Corriere della Sera
Data: 14 luglio 2021
Pagina: 21
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «La guerra segreta dentro l'Iran»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 14/07/2021, a pag. 21, con il titolo "La guerra segreta dentro l'Iran" il commento di Guido Olimpio.

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Guido Olimpio

Assassinato in un attentato Mohsen Fakhrizadeh, al vertice del programma  nucleare iraniano
Mohsen Fakhrizadeh

Il bang di una bomba stordente in un parco a Nord di Teheran. Possibili incursioni di hacker nei computer della rete ferroviaria. Voci incontrollabili, smentite e denunce da parte di esponenti ufficiali sull'azione dei nemici, in particolare il Mossad. L'Iran è certamente un bersaglio, ma anche un teatro. Un bersaglio perché i suoi avversari sono determinati a rallentare i suoi programmi bellici, da quelli nucleari ai missili. Un teatro perché è la scena di azioni reali, ma anche di fatti non sempre chiari e altri interpretati secondo l'interesse del momento. Un atto doloso diventa incidente e viceversa. E se per molto tempo i mullah hanno negato l'evidenza, hanno poi cambiato nota indicando i presunti colpevoli. Di solito gli israeliani che, a loro volta, hanno retto il gioco. Per ragioni di politica interna gli iraniani hanno amplificato gli effetti, una conseguenza della lotta tra schieramenti, delle gelosie nei ranghi della sicurezza, dell'instabilità di uno Stato sotto assedio da decenni. La Repubblica islamica è nata da una rivoluzione, seguita da epurazioni sanguinose e marcata fin da subito da eventi traumatici. Uno su tutti: il 28 giugno 1981 una bomba uccide Mohammed Beheshti, una delle figure più importanti del regime, e decine di personalità. Una strage compiuta da oppositori ma che è sempre stata accompagnata da ombre. Un precedente solo per rimarcare un passato tumultuoso. Fratture che nel tempo possono diventare varchi. Con dirigenti che, in base ad agende personali, descrivono con toni allarmati l'infiltrazione. L'ultimo a farlo, l'ex ministro dell'intelligence Ali Younesi: «Sono riusciti à penetrare molti settori, le autorità temono per le proprie vite».

Un riflesso del momento più difficile, con l'uccisione del padre del programma atomico, Mohsen Fakhrizadeh. Per molti il momento della svolta arriva nel settembre 2002, quando Meir Dagan è designato da Ariel Sharon come direttore del Mossad. E l'ex compagno d'armi del premier vara una strategia contro Teheran. Autorizza l'uso di elementi stranieri — membri dell'opposizione iraniana —, stringe rapporti d'azione con chiunque sia disposto ad aiutare nella missione, si muove in parallelo agli Stati Uniti. Inoltre impone che vi sia maggiore flessibilità da parte dell'intelligence: la raccolta di informazioni deve essere selezionata e i dati usati il prima possibile per colpire. Parliamo di molto tempo fa, ma la linea non si è mai interrotta. A comporla un'infinita serie di punti, episodi che ricadono in tre categorie: sabotaggi, incidenti determinati dal caso, altri indecifrabili. Lotta estesa di recente al fronte marittimo, con scambi di colpi reciproci. Gli ayatollah hanno subìto e reagito in una guerra prima segreta, poi palese.

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