|
| ||
|
||
Riportiamo dal SECOLO XIX l'articolo di Giuliano Galletta, Sara Olivieri dal titolo "Da Sestri a Israele per Salha".
Un articolo strappalacrime sulle presunte pessime condizioni di vita dei palestinesi, un concentrato di propaganda anti israeliana che sembra uscito direttamente dall'ufficio stampa di Abu Mazen. Ecco l'articolo: Sestri Levante - «Abbiamo 70 pecore. Quando torno a casa da scuola le mungo e preparo il formaggio. Le pascolo, andiamo in giro e poi le riporto a dormire anche se i soldati non ci autorizzano a camminare su tutti i sentieri. Loro si esercitano e sparano ogni notte. Io odio il rumore dei proiettili e ormai mi fa quasi impazzire. E scappo. Sì scappo. Ma non ho una bicicletta perchè le strade sono tutte rovinate e non una macchina e non ho un aeroplano. Però ho una cosa sulla quale posso scappare. Si avvicinano, i soldati si avvicinano e vi bisbiglierò il mio segreto. Ho un agnello che vola, il suo nome è Antush». La tragedia del popolo palestinese, prigioniero sulla propria terra, dovrebbe essere all’ordine del giorno del dibattito internazionale, ma così non è e le vere informazioni sulle condizioni di vita nel Paese scarseggiano. Ma bastano poche righe scritte da una ragazzina palestinese di 14 anni, Salha Hamadeem , per gettarci, senza mediazioni o pregiudizi, in quella drammatica realtà. Poche righe che sono l’incipit della fiaba con cui Salha ha partecipato al Premio Andersen vincendo nella sezione ragazzi. La ragazza ha ricevuto la targa donata da Giorgio Napolitano direttamente dalle mani di Valentina Ghio, assessore alla cultura del comune di Sestri Levante, che gliel’ha portata in Palestina nella valle di Abu Hindi. Nel racconto la durissima realtà quotidiana con la fantasia, con il desiderio di trovare una via di fuga. «Vivo in una piccola tenda nella valle di Abu Hindi» scrive Salha «ho 14 anni e durante il giorno studio in una scuola di bamboo. E’ di bamboo perchè l’esercito ci ha detto che la nostra è una zona militare dove i soldati si addestrano e imparano a sparare sulle nostre terre coltivate». Ma per fortuna c'è l’agnello volante che, supera muri e confini, e la porta a Barcellona dove «abbiamo incontrato Messi, il nostro grande amico goleador». Per inviare la propria opinione al Secolo XIX, cliccare sull'e-mail sottostante lettere@ilsecoloxix.it |
Condividi sui social network: |
|
Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui |