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Riprendiamo da LIBERO di oggi, 29/10/2024, a pag. 17, con il titolo "L'Iran è molto indebolito ma prepara l'atomica", la cronaca di Amedeo Ardenza. Continua, in forma verbale, lo scontro tra Israele e Iran giorni dopo il bombardamento israeliano di alcuni obiettivi militari nel territorio della Repubblica islamica. «Abbiamo gravemente danneggiato i sistemi di difesa iraniani e la sua capacità di esportare missili», ha affermato il premier israeliano Benjamin (Bibi) Netanyahu durante il dibattito di apertura della sessione invernale della Knesset. Bibi ha poi assicurato che la strategia del suo governo è «smantellare l'asse del male, tagliare le sue armi nel sud e nel nord, esigere un prezzo pesante dall'Iran e dai suoi alleati, impedendo all'Iran di avere armi nucleari». Alla fine della guerra, «Hamas non governerà più su Gaza e Hezbollah non sarà più sul nostro confine settentrionale». HAMAS FA MENO PAURA Sotto il profilo delle operazioni militari, la giornata è stata segnata da allarmi aerei senza sosta in tutto il nord tempestato dai missili di Hezbollah mentre le Israel Defense Forces (Idf) hanno preso di mira alcuni obiettivi della milizia sciita nei pressi di Tiro, nel Libano meridionale. Nel nord di Gaza, invece, le Idf hanno concluso un’operazione all’ospedale Kamal Adwan a Jabaliya, un sito che l'esercito ha identificato come un hub di Hamas, arrestando, secondo finti militari riprese da Ynet, 600 terroristi che sono stati trasferiti per essere interrogati in Israele; tra loro anche un membro del personale ospedaliero. Le Idf hanno anche riferito di difficoltà iniziali nell’evacuare i civili da Jabaliya, un ostacolo che si sarebbe allentato nell'ultima settimana poiché sempre più residenti si sentirebbero meno vincolati da Hamas. Sono ripresi intanto i colloqui a Doha e dall’Egitto è arrivata una proposta che prevede una tregua di due giorni nella Striscia in cambio della liberazione di quattro rapiti e di detenuti palestinesi. KHAMENEI SENZA TWITTER Ieri, invece, la piattaforma X ha privato la Guida suprema della Repubblica islamica, Ali Khamenei, del diritto di minacciare Israele, almeno in ebraico, chiudendo il suo profilo in quella lingua. L’ayatollah resta invece libero di lanciare i suoi strali antisionisti in farsi, in arabo e in inglese. Sulla scena internazionale, infine, si è rifatto vivo il Sudafrica. Ieri il governo di Pretoria ha annunciato di aver presentato alla Corte internazionale di giustizia il suo fascicolo di «prove» del «genocidio» commesso da Israele a Gaza. «Il file contiene prove che dimostrano che il governo di Israele ha violato la Convenzione sul genocidio», ha scritto l’ufficio del presidente sudafricano Cyril Ramaphosa. Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante lettere@liberoquotidiano.it |
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