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Riprendiamo da LIBERO di oggi 01/10/2024, a pag. 1/8, con il titolo "Parte la demonizzazione dei vincitori austriaci", il commento di Daniele Capezzone.
Qualche anno fa, tra il serio e il faceto, provai a mettere nero su bianco una sorta di surreale “protocollo” in cinque punti invariabilmente seguito da quello che potremmo chiamare il Corrispondente Collettivo, l’Inviato Unico, in occasione di qualunque elezione di ogni ordine e grado in un paese estero. ERRORE REITERATO Ma come si fa – per altro verso – a commettere sempre lo stesso doppio clamoroso errore? Il primo riguarda i cittadini. Vogliamo veramente trattare quote via via maggiori di elettori come orrendi nazisti? Davvero pensiamo che, nel 2024, un tedesco su tre e un austriaco su tre siano nostalgici di Hitler? Vogliamo qualificare le richieste di minori tasse e immigrazione più controllata come istanze di “ultradestra”? Chiunque commetta questa rozza semplificazione rischia più che altro di mostrarsi come un soggetto scollegato dalla realtà. Anche in Italia, è sufficiente un giro in metro, in bus, al bar, per sapere che proprio queste (sicurezza, immigrazione, tasse) sono alcune delle preoccupazioni più forti dei cittadini. Un politico saggio cercherebbe di ascoltarle, di tradurle in iniziativa, di interpretarle in modo intelligente, di offrire risposte praticabili, naturalmente anche di orientarle e filtrarle. Ma negarle, anzi bollarle in modo sprezzante significa letteralmente guidare contromano in autostrada. RESPONSO DELLE URNE Ora, da queste parti non siamo così grossolani da proclamare un banale vox populi, vox dei: sappiamo bene che la storia è piena di errori fatali commessi dagli elettori. Ma la regola fondamentale della democrazia è che si debba partire dal responso popolare, che occorra ascoltarlo e rispettarlo, e che i vincitori – come princìpio – debbano potersi misurare con l’onore e l’onere delle responsabilità di governo. Non di rado (si pensi al caso grillino) è proprio quella prova che li schianta, che li mostra nella loro reale inconsistenza. In altri casi, invece, l’esperimento funziona. Ma resta un punto di fondo: l’idea di separare kratos e demos, cioè il potere e la sua fonte popolare, è sbagliatae pericolosa. Mostra un sostanziale disprezzo verso il cuore della democrazia e verso i sentimenti dei cittadini: e in ultima analisi li induce a scelte ancora più rabbiose la volta successiva. Ci pensino gli autoproclamati membri delle “giurie di qualità” che, come nei Festival di Sanremo meno riusciti, avrebbero la pretesa di ribaltare sistematicamente il voto popolare.
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