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Riprendiamo da LIBERO di oggi, 24/02/2024, pag.9, con il titolo "Il piano di Bibi per Gaza: via Hamas, l'Anp e l'Onu", il commento di Carlo Nicolato.
“The day after Hamas”, quello che sembra il titolo di un film di fantascienza è in realtà il documento presentato giovedì sera dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu riguardante la gestione di Gaza dopo il più grande attacco terroristico mai subito da Israele e la guerra che ne è seguita. La realtà non va poi così lontano dalla fantasia hollywoodiana, la catastrofe in effetti c’è stata e il programma israeliano, già bocciato dai più, è l’unico serio, realistico e realizzabile a breve e medio termine, l’unico che garantisce la sicurezza di Israele e quella dello stesso popolo palestinese. L’obiettivo e punto cruciale del piano è quello di far amministrare la Striscia di Gaza da «funzionari locali» con «esperienza amministrativa», che siano completamente scollegati da Hamas e da qualsiasi altra autorità che abbia avuto in qualche modo a che fare con i terroristi. COERENZA In realtà nel “day after” non c’è nulla che Netanyahu non abbia già detto in questi mesi, si fa presente che l’Idf continuerà la guerra fino al raggiungimento dei suoi obiettivi, che sono la distruzione delle capacità militari e delle infrastrutture di Hamas e della Jihad islamica, la restituzione degli ostaggi, e la rimozione di qualsiasi minaccia alla sicurezza dalla Striscia di Gaza. NO ALLA RICOMPENSA Questo non significa che il governo israeliano non la preveda a lungo termine, ma è ovvio che tale soluzione non verrà affrontata alla fine della guerra. La concessione unilaterale per la creazione di uno Stato plestinese assomiglierebbe troppo a una vittoria di Hamas, o a «una ricompensa per il terrorismo», come dice il documento. E poi nel caso venisse concesso chi potrebbe garantire il non ritorno di Hamas? Non certo l’Onu ovviamente, che ha già dimostrato tutta la sua inutilità se non addirittura di essere stata ampiamente connivente con i terroristi stessi. Non a caso nel suo piano Netanyahu prevede la chiusura futura dell’Unrwa, specie dopo che si è scoperto che 12 membri del suo staff hanno partecipato all’assalto terroristico. Giustamente Netanyahu non vuole che una «soluzione permanente» con i palestinesi venga dettata dall’estero, specie da Paesi che non sono in nessun modo coinvolti nella disputa (la Ue prenda nota). Lo si dice chiaramente nel documento sottolineando che questa dovrebbe essere raggiunta solo attraverso negoziati diretti tra le parti, senza precondizioni. Questo si chiama sensato realismo, se qualcuno ha un piano migliore e più efficace si faccia avanti. Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/999666, oppure cliccare sulla e-mail sottostante lettere@liberoquotidiano.it |
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