Riprendiamo da LIBERO di oggi, 24/11/2023, a pag.1, con il titolo 'Geert: «Restrizioni ad asilo e immigrazione»' l'analisi di Carlo Nicolato.
Geert Wilders
La massima preoccupazione della sinistra il giorno dopo la grande vittoria elettorale di Geert Wilders in Olanda è il destino degli islamici che vivono in quel Paese. Questo da solo fa ben comprendere perché appunto Wilders abbia vinto le elezioni, ma è anche un falso allarme, dal momento che lo stesso leader del PVV in una campagna elettorale concentrata su problemi interni di altro genere, come caro vita e pensioni, ha sottolineato che la questione islamica non è più la priorità del suo partito. Ciò non toglie che la gran parte dei suoi voti arrivino in buona parte da quella frangia di popolazione preoccupata per l’immigrazione incontrollata, la criminalità che ne consegue e per la perdita di identità del Paese in cui vivono. E stavolta arrivano anche da quelli che un tempo votavano a sinistra e sono rimasti fortemente delusi dalle posizioni filopalestinesi, se non addirittura compiacenti ad Hamas. Ne scrive il Telegraaf di Amsterdam che ha intervistato una serie di elettori che si dichiarano, senza più vergogna o paura, elettori del PVV in quanto vicini a Israele e alle posizioni anti islamiche di Wilders. Tra questi anche alcuni omosessuali che ammettono che nella loro cerchia sempre più persone votano a destra, preoccupate dall’islamizzazione totalizzante di intere zone delle grandi città olandesi e di paesi interni nella provincia. «Sarò il premier di tutti», ha detto Wilders ieri in conferenza stampa, sottolineando che appunto una delle sue priorità è quella di apporre «restrizioni significative all’asilo ed all’immigrazione», un punto peraltro condiviso dai centristi del VVD guidati dall’ex rifugiata turca Dilan Yesilgöz. “Non lo facciamo per noi stessi, lo facciamo per tutti gli olandesi che hanno votato per noi” ha aggiunto Wilders. Il leader del VVD sa che non sarà facile diventare primo ministro, servono alleanze con altri partiti. Ma i Paesi Bassi non sono la super polarizzata Spagna, anche chi non lo ha votato, o chi addirittura lo ha osteggiato, ieri ha dichiarato che dal momento che ha vinto le elezioni è giusto che a governare stavolta ci vada lui. Ma con chi? L’alleanza di peso più probabile è quella con il PVV, il partito del premier uscente Mark Rutte. Mentre quest’ultimo non ne ha mai voluto sapere di Wilders il suo successore Yesilgöz si è detta in campagna elettorale possibilista, seppur con delle “enormi differenze” di mezzo (come l’Islam appunto), ma a caldo, dopo la cocente sconfitta elettorale, ci ha sostanzialmente ripensato poiché vede poche possibilità che il leader del PVV possa formare un governo. Wilders ha 37 seggi e ne servono 76 per arrivare alla maggioranza, è quindi a metà strada. Anche se la Yesilgöz si convincesse mancherebbero ancora una quindicina di seggi, alcuni dei quali potrebbero essere raggranellati dai partiti minori a iniziare da quello dei contadini (BBB) che ne ha conquistati 5. In ballo ci sono anche i 20 seggi dei centristi dell'NSC, di partito fondato di recente dal transfuga del VVD Peter Otmzigt. Di mezzo c’è anche la questione della Nexit, cioè di un referendum per l’uscita dell’Olanda dalla Ue che in passato Wilders ha più volte sostenuto. Ma anche su questo punto da qualche tempo il politico di destra ha addolcito molto le sue posizioni, più che altro evitando di parlarne. E Wilders, per governare i Paesi Bassi, dovrebbe accettare un compromesso.
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