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Libero Rassegna Stampa
26.02.2022 I fan italiani di Putin
Commento di Giovanni Sallusti

Testata: Libero
Data: 26 febbraio 2022
Pagina: 12
Autore: Giovanni Sallusti
Titolo: «Da Vauro a Paragone. I fan italiani di Putin che non condannano la guerra in Ucraina»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 26/02/2022, a pag.12 con il titolo "Da Vauro a Paragone. I fan italiani di Putin che non condannano la guerra in Ucraina" il commento di Giovanni Sallusti.

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Giovanni Sallusti

Chi è Vauro Senesi: biografia, età, moglie e titolo di studio
Vauro Senesi

A volerla scandagliare davvero, la mappa dei sostenitori nostrani di Vladimir Putin è assai diversa da quella strombazzata dal mainstream, e per certi versi sorprendente. Partiamo dal gradino più basso della fenomenologia del putiniano italico, ovvero da Vauro Senesi. Il vignettista del Fatto, comodamente stravaccato al caldo dello studio di "PiazzaPulita", ha pensato bene di imbastire una rissa verbale con Dmytro Volovnykiv, consigliere dell'ambasciata ucraiana in Italia. Volovnykiv era collegato dalla sua casa di Kiev, ovvero attualmente da un lembo d'inferno. Allisciandosi il pizzetto di fronte al dramma, Vauro parte col distinguo di maniera, un classico del collaborazionismo col tiranno. «Non sto giustificando l'aggressione di Putin all'Ucraina. Però...». Ed ecco far capolino la parolina magica di ogni giustificazionismo: il "contesto". Che ovviamente «va raccontato tutto!». E allora il prezzemolino rosso dei talk si mette ad incalzare l'uomo che tenta di salvare la pelle barricato in casa coi cinque figli: «Perché i battaglioni Azov e Aidar hanno emblemi nazisti?». Premesso che anche in un'intervista recente uno dei fondatori dei famigerati battaglioni, Andry Bilecky, ha smentito ogni suggestione nazista e si è dichiarato «convinto sostenitore di Israele» (un po' strano come hitleriano), la domanda resta quella di Formigli: «Ma cosa c'entra questo con l'aggressione di Putin all'Ucraina?". Nulla, eppure Vauro prosegue imperterrito col proprio sermoncino, a un certo punto perfino bofonchiando «Sì sì, Putin...», come dire vabbè vi concedo questa bufala dell'invasione. Senza la sgradevolezza umana del compagno Senesi, ma sfoggiando un uguale dadaismo geopolitico, ecco Marco Rizzo, segretario del Partito comunista (sì, l'ha ricostituito lui nel 2009). «Questa è la situazione che gli Usa hanno creato contro i popoli dell'Europa, per subordinarli ulteriormente ai propri diktat», tuona Rizzo su Facebook (maledetta piattaforma del capitalismo californiano, che però può tornare utile). Strano, a noi pareva che fosse la "situazione" creata da Putin contro il popolo dell'Ucraina, per "subordinarlo ai propri diktat", ma evidentemente dietro i carri armati russi c'è la manona del Grande Satana yankee.

IL LEVIATANO Sulla stessa falsariga Diego Fusaro, filosofo "allievo indipendente di Hegel e Marx' (che non possono smentire, essendo defunti), secondo cui la colpa della guerra è del «Leviatano a stelle e strisce», e non ci resta che «sperare in una Russia forte e indipendente, in grado di resistere e di non piegarsi» (qui siamo al ribaltamento completo, lo Zar aggressore diventa l'agnellino aggredito). La bizzarra compagnia diventa trasversale con l'irruzione di Carlo Rossella, presidente della berlusconiana Medusa Film e già direttore di Tg5-Panorama-Stampa, che nella sua rubrica sul Foglio ha rinunciato a ogni freno inibitorio vagamente liberale: «Forza Putin! Molti italiani sono con te». Raggiunto dal Fatto, ha rincarato: «Bisogna mettersi nella sua testa, vuole un ritorno alla grande nazione sovietica». E quasi s'intravede una lacrimuccia di nostalgia, forse una rimembranza di quand'era iscritto al Pci.

VISIONE POLITICA Più capzioso il filoputinismo di Gianluigi Paragone, leader e tra i pochi iscritti di Italexit: «Putin ha la sua visione politica. Non possiamo di colpo dire che è il cattivo della Storia». Ci mancherebbe, la sua "visione politica" sono bombe sui popoli vicini e botte e arresti per i russi che manifestano il dissenso, potremmo organizzare un convegno per approfondirla meglio. Vista nel suo insieme, l'accozzaglia degli amici di Putin è un concentrato eterogeneo con qualche tratto comune (sempre l'antiamericanismo, quasi sempre una storia attuale o passata di sinistra), che in ogni caso sta ben poco dove i giornaloni volevano collocarla, nella destra istituzionale. Se Salvini (crocifisso a testate unificate per scivoloni filomoscoviti di 5 anni fa) nel 2022 si schiera senza se e senza ma «con chi è attaccato», se Giorgia Meloni porta alla conferenza dei conservatori americani la collocazione valoriale nella Nato e in Occidente, altrove arde la passione per l'ex ufficiale del Kgb. Che non a caso definì la caduta dell'Urss «la più grave catastrofe geopolitica del XX secolo», e si sta attrezzando per rimediare.

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