Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

Libero Rassegna Stampa
04.12.2021 L'incredibile storia di Amira Gezow
Commento di Daniel Mosseri

Testata: Libero
Data: 04 dicembre 2021
Pagina: 14
Autore: Daniel Mosseri
Titolo: «Berlino chiede indietro i soldi all'ebrea morta»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 04/12/2021, a pag. 14, con il titolo 'Berlino chiede indietro i soldi all'ebrea morta' l'analisi di Daniel Mosseri.

Risultati immagini per daniel mosseri
Daniel Mosseri

Amira Gezow, geb. Charlotte Siesel - Pädagogische Hochschule Heidelberg
Charlotte Siesel (poi Amira Gezow)

La Germania nazista ha perseguitato e distrutto la sua famiglia. Nonostante la fuga in Francia, la famiglia Siesel, ebrei, viene catturata e deportata ad Auschwitz. Nel 1942 il padre di Charlotte riesce nelle ore convulse dell'arresto ad affidare la figlia alla Croce Rossa grazie alla quale la ragazza, sola al mondo, riuscirà a trasferirsi prima in Svizzera e poi nella Palestina mandataria nel 1945. Charlotte Siesel, diventata Amira Gezow, è morta in Israele lo scorso gennaio a 91 anni. Dagli anni '50, Amira aveva combattuto per farsi riconoscere quale perseguitata razziale dalla Germania, che finalmente, negli anni '80 le aveva concesso un sussidio, simbolico e non retroattivo, da 72 euro al mese versati ogni trimestre.

Walter und Ida Siesel, Charlotte Siesel (Amira Gezow) | Mannheim.de

Amira però è morta allo scoccare di un bimestre e, puntuale, la burocrazia tedesca ha chiesto agli eredi di restituire i 72 euro ai quali Amira non aveva più diritto. La figlia Ayelet, statunitense, ha raccontato al mensile ebraico Forward di aver protestato presso il consolato tedesco a New York. «Mi hanno urlato, hanno detto che stavo rubando soldi alla Germania». Alla fine Ayelet ha staccato un assegno da 72 euro al governo tedesco. Nel giorno della morte di Amira, il sindaco di Mannheim, una delle città in cui la famiglia Gezow aveva trovato rifugio all'inizio del nazismo, aveva espresso a nome del consiglio comunale, «le mie più sentite condoglianze ai parenti» per il decesso «di una delle più importanti testimoni contemporanee dello sterminio».

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui