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Libero Rassegna Stampa
13.05.2021 Hamas: ogni pretesto è buono per scatenare la violenza
Commento di Daniel Mosseri

Testata: Libero
Data: 13 maggio 2021
Pagina: 11
Autore: Daniel Mosseri
Titolo: «Parla la vicesindaco di Gerusalemme: 'I palestinesi hanno isolato Hamas'»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 13/05/2021, a pag. 11, con il titolo "Parla la vicesindaco di Gerusalemme: 'I palestinesi hanno isolato Hamas' " l'analisi di Daniel Mosseri.

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Daniel Mosseri

Jerusalem's 'foreign minister' Fleur Hassan-Nahoum: Jews are one tribe -  The Jerusalem Post
Fleur Hassan-Nahoum

Lo sfratto di quattro famiglie da Sheikh Jarrah, uno dei quartieri arabi di Gerusalemme est, «è stato solo un pretesto». L'intensità e la violenza del conflitto scoppiato lunedì pomeriggio scorso con l'esplosione dei primi missili di Hamas su alcuni sobborghi della capitale d'Israele non si improvvisa. Ne è convinta la vicesindaca di Gesusalemme, Fleur Hassan-Nahoum: 47 anni, iscritta al Likud di Benjamin Netanyahu. Hassan-Nahoum parla a Libero incontrando su Zoom una serie di testate internazionali. Nello stile assertivo dei politici israeliani, la vicesindaca indica due responsabili per il più recente scambio di ostilità: Hamas, ovviamente, ma anche l'Autorità palestinese guidata da Mahmud Abbas. Certo, riconosce, lo sfratto da Sheikh Jarrah è doloroso per chi lo subisce «e il mio pensiero va alle povere famiglie bullizzate dagli avvocati dell'Anp: sono stati loro a spingere perché non accettassero un compromesso con i proprietari degli immobili». L'accordo sul tavolo prevedeva che le famiglie palestinesi pagassero l'affitto ai proprietari israeliani fino alla morte degli inquilini. L'Autorità Palestinese ha invece preferito sacrificarli e creare un caso internazionale. L'amministratrice spiega che i dirigenti palestinesi di Ramallah come quelli di Gaza sono infastiditi dall'evoluzione del clima nel Paese.


La vignetta di Dry Bones: Un doppio problema per Israele. I missili di Hamas da Gaza, i sostenitori di Hamas in Israele

PICCOLI ACCORDI DI ABRAMO «Anche noi nel nostro piccolo abbiamo dei piccoli Accordi di Abramo che hanno migliorato le relazioni fra arabi ed ebrei a Gerusalemme». Lunedi sera, ricostruisce, è arrivato il primo missile da Gaza «ma io martedì ho visitato un centro arabo-ebraico per l'innovazione». Fondatrice a giugno 2020 di un Business Council che riunisce 3.000 imprese israeliane ed emiratine, la vicesindaca è convinta che il dialogo e la cooperazione fra i discendenti di gli accordi di Camp David mediati da Abramo mandi gli estremisti su tutte le furie. «Lo stesso vale a livello nazionale: oggi gran parte dei partiti ebraici non ha nulla in contrario a che la formazione araba Rá am di Mansour Abbas possa unirsi a una coalizione di governo». Un cambio di paradigma rispetto a una Lista Araba Unita i cui parlamentari, pur eletti alla Knesset, sono più attenti ai palestinesi di Gaza che agli elettori arabi israeliani che li hanno votati. Quanto alle violenze degli ultimi giorni fra cittadini israeliani arabi ed ebrei a Lod e Haifa, la vicesindaca parla di azioni programmate: «I servizi di intelligence ci avevano segnalato l'arrivo dai villaggi del nord di autobus carichi di giovani arabi facilmente manipolabili: teste calde che non rappresentano la maggioranza di quella comunità». E quello che si vede in tv non è sempre rappresentativo di quello che succede fra i cittadini, sottolinea. Nel 2020, conclude, si è registrata la più alta percentuale di giovani arabi di Gerusalemme est iscritti alle Università: «Mahmud Abbas e il suo gruppo di corrotti devono fare spazio alle nuove generazioni».

GRANDI CONFLITTI INTERNI Anche Khaled Abu Toameh trova che Abbas sia responsabile dell'aumento della tensione. Quello che succede in queste ore, osserva il giornalista arabo israeliano già analista del Gatestone Institute ed editorialista del Jerumlem Post, «mi ricorda la seconda Intifada (2000-2005): l'Anp chiamava a raccolta il mondo palestinese, arabo e islamico perché dichiarasse guerra a Israele per proteggere la moschea di al-Aqsa dai bulldozer dl Ariel Sharon. Io dalla mia finestra di casa la moschea la vedo tutti i giorni: è sempre li. E però la seconda intifada costò 4mila morti palestinesi e mille israeliani». Toameh che segue il conflitto arabo-israeliano da 39 anni rivela il vecchio vizio dei dirigenti dell'Anp: «Quando nel 2000 chiesi a Yasser Arafat perché avesse rifiutato Bill Clinton mi rispose: "Chi sono io per decidere sul destino della moschea di al-Aqsa?". Ieri l'Anp sollevò un polverone per nascondere il gran rifiuto di Arafat, oggi per giustificare l'annullamento delle elezioni palestinesi. «Elezioni che Abbas aveva deciso di indire solo per accontentare l'Ue e fare bella figura con Joe Biden». Toameh spiega che il presidente palestinese, eletto 16 anni fa con un mandato di quattro anni, non ha alcun interesse al voto. Soprattutto da quando lo scorso aprile il popolare leader palestinese Marwan Barghouti, che sconta quattro ergastoli in Israele, ha creato una nuova lista elettorale con il nipote di Arafat, Nasser Qudwa. A marzo anche l'ex uomo forte di Fatah a Gaza, Mohammed Dahlan, ha formato la propria lista con il sostegno degli Emirati Arabi Uniti. «Con una tale dispersione, Abbas avrebbe perso a favore di Hamas, come era già successo alle ultime legislative palestinesi nel 2006». Abbas ha dunque "sospeso" le elezioni accusando Israele di non lasciare che 150mila palestinesi di Gerusalemme est votino in città ma nell' attiguo territorio sotto controllo dell'Anp, «ma ci potevano andare a piedi e Israele non glielo avrebbe certo impedito». E se Abbas alza il tiro, Hamas segue per non restare indietro, da cui l'ultimo conflitto.Il coinvolgimento di tanti arabi israeliani preoccupa però il giornalista: «Da quello che sento io, la maggioranza è contraria alla violenza eppure non vedo leader arabi israeliani alzarsi in piedi per dire e basta. La pace ci sarà solo quando il mondo arabo e islamico accetterà il diritto di Israele a esistere».

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