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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
01.11.2025 Riforma della giustizia
Commento di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 01 novembre 2025
Pagina: 1/17
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Riforma della Giustizia: il fattore Garlasco influenzerà il referendum?»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 01/11/2025, a pag. 1/17, con il titolo "Riforma della Giustizia: il fattore Garlasco influenzerà il referendum?", il commento di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

Il caso Garlasco, la scoperta di un "sistema Pavia" con una magistratura corrotta, sveglieranno gli italiani? Li spingeranno a votare per una riforma della magistratura?

Antonio Di Pietro da una parte e Nicola Gratteri dall’altra, i magistrati del sì e quelli del no, gli avvocati e i tecnici, le vittime della malagiustizia e le toghe targate Anm, più naturalmente destra e sinistra.
Sono tutti elementi che già contano e che peseranno molto nella lunga corsa, da qui a cinque o sei mesi, verso il voto referendario sulla riforma costituzionale appena licenziata dalle Camere. Ma c’è un’incognita in più in questa equazione politica, una “X” inafferrabile, un imprevisto, un fattore letteralmente insondabile, nel senso che nessuno può avere certezze assolute sul modo in cui gli italiani stiano reagendo a un caso letteralmente clamoroso: quello di Garlasco.
Se ci pensate, siamo di fronte a una faccenda due volte sensazionale: non solo perché si tratta di un guazzabuglio, di una storia platealmente irrisolta dopo un tempo lunghissimo.
Ma anche perché (altro che “cold case”, altro che storia fredda! ) tuttora gli sviluppi tengono gli italiani incollati al televisore.
Attenti ai dati di ascolto. Quest’anno, con poche eccezioni, i talk politici non stanno andando in modo trionfale: il pubblico è più o meno sempre quello, non piccolo ma nemmeno enorme, con opinioni già consolidate. Non guardi i programmi chiaramente politici per cambiare idea, ma per consolidarti nella tua opinione: pro o contro il governo, pro o contro Meloni, pro o contro Schlein, e così via. Lì non si spostano voti: al massimo si rafforzano delle tendenze, si inaspriscono certe antipatie, si radicano le preferenze già esistenti.
E invece nei programmi dedicati alla cronaca nera, da mesi egemonizzati da Garlasco, accadono due fenomeni: i numeri degli spettatori crescono, e per altro verso l’ascolto – partendo da un giallo – è per forza di cose meno politicizzato, o non lo è affatto. Quando sei sintonizzato su quelle trasmissioni, non alzi le “barriere mentali” come fai invariabilmente mentre ascolti un politico.
E così entrano in gioco molte spinte: la pena per la povera vittima, un po’di macabro voyeurismo, ovviamente la ricerca del colpevole, la curiosità per i personaggioni più o meno inquietanti o folkloristici che ci siamo abituati a conoscere.
Ecco: diciamo pure che un numero enorme di italiani sta seguendo Garlasco, si sta facendo un’idea, o la sta modificando, oppure sta rimanendo sgomento e terrorizzato (è il mio caso) per ciò che accade da anni, tra false piste, processi indiziari, “bengala” sparati in aria per distrarci, e la sensazione di fondo di una feroce e imprevedibile lotteria, altro che giustizia giusta.
Ma non fatevi condizionare dai miei sentimenti, dalle mie valutazioni. Ciò che conta sono i sentimenti e le valutazioni di chi non ha opinioni politiche formate o consolidate, anzi di chi non ha mai – consapevolmente – associato il caso Garlasco al fatto che, tra qualche mese, voteremo proprio sul tema rovente della giustizia.
E questi sono, a mio modesto avviso, gli interrogativi che la politica dovrebbe porsi: gli italiani quel collegamento lo faranno o no? Meglio: saranno indotti a farlo oppure no? E lo faranno (come a me parrebbe logico) per concludere che questa giustizia vada cambiata oppure (può accadere anche questo) saranno trainati dalla speranza che invece stavolta le indagini stiano andando sulla strada giusta, con ciò accettando l’idea – a me pare assurda, ma non posso escludere che la tesi passi – che la macchina della giustizia sappia in fondo autocorreggersi? Lo ripeto: il solo fatto che il caso risalga al 2007, con diciotto interminabili anni di montagne russe giudiziarie, a mio avviso parla da sé. Ma tanti nostri concittadini che conclusioni ne trarranno?
Guardate che stiamo parlando di nervi scoperti, di tasti delicatissimi. I conduttori dei programmi cosiddetti di cronaca nera saranno nei prossimi sei mesi i gestori degli spazi più “politici” di tutto il palinsesto, e dovranno farlo con un equilibrio e un’accuratezza speciali, a mio modesto avviso.
Per troppi anni, e troppe volte, abbiamo assistito a operazioni mediati che (di carta stampata e televisive) guidate e orientate dalle procure, al punto che – con amara ironia – mi viene da dire che la vera separazione delle carriere da realizzare non è solo quella tra pm e giudici, ma pure tra pm e giornalisti.
E così stavolta, sull’esito di un referendum, potrebbe avere un peso anche questo elemento. Chiamatelo il “fattore Garlasco”. E stiamo bene attenti a ciò che accadrà in quelle trasmissioni. Altro che “tribune referendarie”.

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