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Riprendiamo da PANORAMA, con il titolo "Dai Balcani all'Italia sul filo del terrore", l'analisi di Stefano Piazza e Luciano Tirinnanzi.
Da qualche tempo, anche l’intelligence austriaca si è soffermata nel ricostruire le gesta e il network internazionale dei Leoni. Risultato? Documenti riservati rivelano che del gruppo faceva parte anche Kujtim Fejzulai, alias Abu Dujana al-Albani: austriaco-macedone del nord che il 2 novembre 2020 a Vienna ha ucciso quattro persone e ne ha ferite 25 nel corso di un attentato. Fejzulai che era stato già arrestato nel marzo 2019 in Turchia nel tentativo passare il confine per unirsi alle milizie dello Stato islamico; rimpatriato, era stato condannato a 22 mesi di prigione, ma rilasciato appena dopo otto e inserito in un programma di deradicalizzazione. Qui avrebbe conosciuto Perparim Veliqi, marito della giovane Bleona Tafallari. Stando alle prove circostanziali, non solo la ragazza italo-kosovara custodiva nello smartphone filmati di propaganda, immagini cruente, manuali per jihadisti, e si rallegrava a ogni attacco compiuto dall’Isis. Dalle oltre 2.000 chat (cui partecipava con pseudonimo di «sposa pellegrina»), è emerso come dall’età di 16 anni vivesse praticamente da reclusa - da ultimo, nell’abitazione di via Padova 29 - perché sempre attaccata al telefono al fine di fare propaganda attiva e, in taluni casi, reclutare nuovi potenziali jihadisti. E chi erano i suoi contatti? Le sue amiche, tutte kosovare e minorenni; nuove «leonesse», come si chiamavano tra loro, che chiedevano informazioni per raggiungere l’ex Stato islamico perché pronte a diventare muhajirah (termine con cui si identificano tra loro le donne che si sono trasferite nei territori dell’Isis). Inoltre, vedove di combattenti per le quali Bleona Tafallari organizzava raccolte di denaro. Infine, moltissime giovani che cercavano marito tra i miliziani dei Leoni: qualcuno «con il quale morire da martire dopo un matrimonio bagnato dal sangue dei miscredenti» scriveva su Telegram lo scorso 22 febbraio. Definita ‹‹furba e manipolatrice›› dal procuratore aggiunto antiterrorismo Alberto Nobili, era prodiga di consigli ma anche di duri rimproveri se non facevano ciò che lei ordinava alle aspiranti jihadiste.
Di ben altra portata erano invece i rapporti con il marito Perparim Veliqi, estremista islamico conosciuto dalle autorità e attualmente sotto osservazione a Osnabrueck, nella Bassa Sassonia. Ovvero una delle città tedesche a più alta densità di estremisti islamici. Con lui il progetto era creare una sorta di «tour operator» per spedire nuove leve nell’ultima roccaforte dell’Isis in Siria: attualmente, infatti, i jihadisti balcanici operano nei dintorni della provincia nordoccidentale di Idlib, dov’è attiva un’unità di combattimento composta da albanesi. Il gruppo è noto con il nome Xhemati Alban, parte della più grande milizia Hay’at Tahrir al-Sham (Hts). Quella balcanica rappresenta oggi una delle minacce più concrete, conferma l’antiterrorismo europeo. Prova ne siano che ai popoli balcanici sono dedicati numerosi video di propaganda dell’Isis, tra cui il celebre e seguitissimo «L’onore è nella jihad», dove s’invita alla Guerra santa utilizzando come narrazione proprio quell’odio etnico e religioso che nei Balcani ha fatto da propellente alle guerre fratricide degli anni Novanta e, ancora oggi, sono una minaccia alla stabilità. Lo scorso 10 ottobre, al confine kosovaro con l’Albania, sono stati arrestati cinque uomini legati allo Stato islamico. Sequestrate granate, esplosivi, fucili mitragliatori e persino droni che sarebbero stati impiegati come «bombe dal cielo». La cellula è stata bloccata al termine di una lunga indagine; si ritiene che l’obiettivo si trovasse in Kosovo ma, vista la quantità delle armi recuperate, si sospetta stesse preparando operazioni in altri Stati europei vicini. Non è sfuggito agli inquirenti che gli arrestati - Ardian Gjuraj, Nuhredin Skenderi, Ergim Syla, Mentor Bellaqa e Shkodran Krasniqin - fossero tutti contatti della «leonessa» Bleona Tafallari, la quale era in stretti rapporti soprattutto con le mogli di Gjuraj e Skenderi. Il cerchio così si chiude tra Balcani e Italia.
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