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La guerra tra Israele e Iran procede per episodi (per ora) “La sua vita e la sua morte ora sono un messaggio che Israele manda all’Iran”. Così Micol Flammini conclude il suo articolo sul “Foglio” di sabato scorso sulla morte di Hassan Nasrallah. In realtà, Israele aveva inviato tale messaggio a Teheran prima ancora dell’eliminazione del capo di Hezbollah, esattamente dopo il 7 ottobre 2023, giorno dell’eccidio di Hamas ai confini della Striscia di Gaza e della cattura di 251 israeliani. Quel giorno ha rappresentato l’inizio della guerra fra Israele e Iran, una guerra per interposta persona che ha visto l’azione militare israeliana a Gaza contro i terroristi di Hamas, che ora sono imbottigliati in un estremo ridotto della Striscia insieme all’ultimo capo terrorista rimasto in vita, Yahya Sinwar. Il tutto è iniziato il 1° aprile, quando l’ambasciata iraniana a Damasco, in realtà sede di Hezbollah, è stata bombardata, con l’eliminazione di 16 persone, tra le quali Mohammad Reza Zahedi, comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica. Israele non ha mai rivendicato il bombardamento, al fine di non coinvolgere direttamente il regime siriano di Bashar al-Assad, il quale accoglie nel suo territorio numerose basi militari di Mosca. In quella circostanza Putin consigliò Assad di lasciar correre e il Ministro degli Affari Esteri russo, Sergei Lavrov, si limitò a definire il bombardamento “inaccettabile”. Teheran volle vendicare l’attacco israeliano scatenando, a sua volta, una propria contromossa tra il 13 e il 14 dello stesso mese, scagliando droni, missili balistici e da crociera verso Israele, azione denominata “Operazione Promessa sincera”, consueta bolsa retorica. Si creò una coalizione internazionale allo scopo di evitare una crisi internazionale (Israele, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Qatar, Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein), coalizione che annullò rapidamente l’attacco iraniano ben prima che i missili di Teheran giungessero in Israele. L’efficace risposta israeliana è stata definita “Operazione Scudo di ferro”. Un fallimento che il regime iraniano ha tentato vanamente di coprire parlando di “esercitazioni”. La guerra tra Israele e Iran procede per episodi, i quali, nella loro sistematica continuità, stanno a dimostrare che Israele intende mettere sotto alta pressione le capacità reattive di Teheran e in qualche modo provocare una risposta da parte del regime iraniano che per intensità giustifichi una contro-reazione militare israeliana di vastità e intensità tali da mettere in crisi verticale lo Stato degli ayatollah e dare inizio ad una rivoluzione interna. Così, il 30 luglio Israele ha eliminato Ismail Haniyeh, leader di Hamas, e lo ha fatto quando Haniyeh si trovava a Teheran, ospite del regime iraniano, in occasione della cerimonia di giuramento del neoeletto presidente Masoud Pezeshkian. Un’azione di enorme significato simbolico – e non solo simbolico – perché rappresentava una gravissima offesa al regime degli ayatollah, colpito al cuore del suo potere. La provocazione israeliana si concretizzava il giorno dopo, con l’eliminazione di Fuad Shukr, comandante militare di Hezbollah. La stretta successione dei due eventi è stata uno schiaffo violento per Teheran, tale da poter provocare una reazione di aperta azione di guerra contro Israele. Il che non è avvenuto e la ragione di tale passività da parte del regime iraniano sta nella consapevolezza di poter andare incontro, come si è detto, a una disfatta definitiva. Il 27 settembre Israele ha eliminato Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, succeduto al suo maestro, Abbas al-Musawi, anch’egli fatto fuori da un missile israeliano il 16 febbraio 1992. L’eliminazione dei due leader, quello di Hamas e quello di Hezbollah, ha un significato indiscutibile nella guerra per interposta persona tra Israele e Iran. Israele, con l’uccisione dei capi dei due gruppi terroristici e di altre figure minori presenti negli apparati, sta provocando una risposta iraniana che possa mettere in moto uno scontro aperto tra i due Stati e dare la possibilità a Gerusalemme di sconfiggere definitivamente il suo nemico storico e, di conseguenza, i gruppi terroristici agli ordini di Teheran. Le prossime settimane saranno decisive nello scontro tra Israele e Iran.
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