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IC7 - Il commento di Valentina Colombo Fratellanza musulmana: Francia e Belgio cominciano ad accorgersi del problema... A quando l'Italia? Il 7 febbraio scorso ha segnato una svolta nei rapporti tra i Fratelli musulmani, Francia e Belgio. Due eventi, rispettivamente a Lille e a Charleroi, organizzati dalla galassia della Fratellanza europea hanno dovuto rinunciare a due ospiti di punta che sono stati bloccati, grazie alla denuncia coraggiosa e indefessa dell’ex Fratello franco-marocchino Mohammed Louizi, e alla consapevolezza delle autorità della gravità di quanto denunciato. Tutto nasce quando viene annunciato il parterre del nono Rassemblement Annuel des Musulmans du Nord (RAMN) a Lille, città in cui vive Louizi, ma soprattutto città di Amar Lasfar, attuale presidente dell’Union des Organisations Islamiques de France (UOIF), e cuore delle attività della Fratellanza francese. Gli ospiti annunciati erano i seguenti: Tariq Ramadan, Ratib al-Nabulsi, Almoqri Abuzayd, Nabil Ennasri, Ghaleb Bencheikh, Ahmed Jaballah, Abdelhamid Youyou e Fatiha Ajbli. Un’intelligente scelta che mescola personaggi noti anche al di fuori del mondo musulmano, quali Tariq Ramadan, personaggi legati all’attivismo locale quali Nabil Ennasri e Ahmed Jaballah, personaggi estranei alla Fratellanza come Ghaleb Bencheikh, e predicatori internazionali meno noti al gran pubblico e alle autorità francesi quali Nabulsi e Abuzayd. Una strategia diffusa in tutta Europa e che fa sì che spesso voci pericolose e poco moderate entrino nei nostri paesi dove presenteranno interventi magari discutibili, ma accettabili in un contesto che già conosce le loro opinioni più pericolose.
Quest’anno però Mohamed Louizi ha pubblicato un articolo molto documentato su due ospiti, mettendone in evidenza i propositi anti-semiti e radicali, per poi inviare la propria relazione alle autorità francesi che non hanno non potuto prenderne atto. I predicatori in questione sono Nabulsi e Abuzayd che nel 2015 sono stati invitati anche in Italia e accolti con tutti gli onori dalla galassia UCOII e CAIM. Ratib al-Nabulsi nel dicembre scorso si trovava alla moschea Maryam di Milano, per un incontro organizzato grazie all’Associazione Italiana degli Imam e delle Guide Religiose con sede a San Giovanni Lupatoto in provincia di Verona, e ancor prima era stato uno degli ospiti d’onore della Notte della Speranza organizzata da Islamic Relief Italia nel 2013 e dell’evento organizzato da Partecipazione e Spiritualità Musulmana al Teatro Dal Verme a Milano. Luoizi riporta alcune affermazioni contenute negli scritti di Nabulsi. A pagina 32 del libro Quando giungerà la vittoria dell’Islam? Nabulsi afferma: “Il musulmano è l’arma più forte… alcuni si ritengono vinti, psicologicamente, perché pensano per forti che possiamo essere, non potremo mai vincere il nostro nemico. Nelle loro menti, il nemico è più forte di noi e ha armi che noi non abbiamo. Tuttavia costoro dimenticano che abbiamo un’arma possente che il nemico non ha: l’uomo musulmano, il soldato musulmano, che quando si lancia in battaglia, sceglie solo tra due opzioni: la vittoria o la morte con il martirio per la causa di Allah.” Nella sua Enciclopedia di scienze islamiche Nabulsi scrive che “l’apostata deve essere ucciso perché dopo avere fatto parte della comunità dei musulmani, ne sottrae i segreti, ne individua i punti deboli e li abbandona per denigrarli. […] In primo luogo bisogna proporgli il pentimento. Bisogna lasciargli qualche anno per riflettere. […] ma se lascia la comunità, si allea ai suoi nemici e inizia a combatterli, bisogna condannarlo a morte […]”. Durante un’intervista rilasciata ad Al Jazeera ha espresso invece la propria opinione su Hamas: “Chi può credere che un’organizzazione che non è uno Stato, sia riuscita a costruire un aereo e a farlo sorvolare su Tel Aviv per bombardare con precisione le posizioni militari israeliane. Quando ho appreso questa buona notizia, credetemi, ero felice e non sono riuscito a dormire.[…]”
Almoqri Abuzayd El Idrissi è stato ospite a un convegno organizzato lo scorso settembre a Palermo accanto a Abdelhafid Kheit Presidente della Comunità Islamica di Sicilia e membro del direttivo UCOII e a Sante Ciccarello, rappresentante di Islamic Relief UK. Ebbene, Louizi illustra con precisione non solo l’antisionismo, ma anche l’antisemitismo del predicatore. In una intervista in arabo El Idrissi ha dichiarato quanto segue: “Lo Stato d’Israele deve scomparire”, “L’esistenza sionista è un pericolo per la umma islamica”, “Non si può accettare di coesistere con il colonizzatore sionista nel Vicino Oriente.” E ancora: “gli ebrei hanno un’incredibile capacità a distruggere le nazioni, comprese quelle cristiane, dall’interno. Possiedono i mezzi di comunicazione e le sale cinematografiche”, “La normalizzazione dei rapporti con Israele è un genocidio di una civiltà.” Nel suo volume La Palestina e il conflitto delle volontà, El Idrissi afferma che “ogni ebreo è un progetto sionista” e che “i cristiani sono più ebrei degli ebrei. Sono più sionisti dei sionisti […] ma i cristiani, questi idioti, sperano che gli ebrei si convertano al cristianesimo. Credono che questi ebrei si convertiranno solo davanti a Gesù Cristo. Ma Gesù scenderà solo nel Regno di Israele. Quindi per questi cristiani è indispensabile che il regno di Israele esista.” La denuncia di Louizi ha portato il Ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve a emettere, il 2 febbraio, un comunicato in cui annunciava la presenza dei servizi all’evento e che “qualsiasi affermazione punibile per legge avrà conseguenze immediate e sarà oggetto di sanzioni appropriate”. Se a Nabulsi non è stato concesso il visto Schengen prima della denuncia di Louizi, la presenza di El Idrissi è stata cancellata a Lille e bloccata a Charleroi. E’ interessante, e preoccupante, osservare che Francia e Belgio, colpite da vicino dal terrorismo di matrice islamica, stiano iniziando a comprendere sia il “peso delle parole” sia la pericolosità di alcuni predicatori, mentre in Italia gli stessi predicatori circolano liberamente nelle moschee e, come se ciò non bastasse, chi li invita è uno dei principali interlocutori delle istituzioni in materia di islam e de-radicalizzazione. Non è più sufficiente affermare che sul suolo italiano i suddetti predicatori non abbiano espresso propositi radicali poiché chi li ascolta conosce bene le loro idee attraverso altri canali. Francia, Belgio e Regno Unito hanno vissuto sulla propria pelle e sulla pelle della loro popolazione, e non solo, le conseguenze dell’”estremismo moderato” della Fratellanza. L’Italia dovrebbe seriamente riflettere e agire di conseguenza.
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