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Dietro il tentativo di assassinare Yehuda Glick (Traduzione di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)
Perché gli islamisti hanno preso di mira Yehuda Glick? E di riflesso quali sono i progetti degli arabi israeliani riguardo Israele e Gerusalemme? Il Monte del Tempio è diventato una moschea, e diverse centinaia di chiese (a Ramla, Damasco, Istanbul, in Spagna e altrove) sono state trasformate in moschee dai conquistatori musulmani. Tutto ciò crea un pericolo teologico all’Islam radicale la cui raison d’être è la distruzione dell’ebraismo e del cristianesimo. Ne deriva che la lotta degli islamisti radicali per Gerusalemme in generale e per il Monte del Tempio in particolare, non è politica, nazionalista o territoriale, bensì teologica. La bandiera nera dell’islam che si innalza nei successi dello Stato Islamico in Siria e Iraq, è un altro fattore che gli islamisti radicali giudicano un risultato determinante. Nei social network, il concetto di un califfato islamico si diffonde nell’etere, creando un clima di tensione che potrebbe portare a compimento i sogni islamici di eliminare ogni minaccia, sconfiggere ogni nemico, e raggiungere l’obiettivo finale, l’egemonia globale dell’Islam. Nel 2011 l’Università di Tel Aviv aveva pubblicato una raccolta di articoli a cura di Arik Rudnitsky ed Eli Reches, dal titolo “Le minoranze musulmane nei Paesi a maggioranza non-musulmana: il Movimento Islamico in Israele come banco di prova”. “Il vero obiettivo, quello che il Movimento non si preoccupa di nascondere, è la creazione di un Califfato Islamico in Israele con capitale Gerusalemme. Dopo la pubblicazione, molti colleghi mi avevano criticato sostenendo che le mie affermazioni non avevano alcun fondamento, perché le dichiarazioni dei capi del Movimento Islamico sono semplicemente dei mantra che non esprimono le loro reali intenzioni. Ho risposto, allora come oggi, che il popolo ebraico non deve cercare di interpretare le parole dei propri nemici, ma deve analizzarle così come sono, senza modifiche. Due settimane fa, a metà ottobre, a Gerusalemme c’è stata una manifestazione indetta dai leader del quartiere arabo. Vi avevano preso parte, tra gli altri, il vice dello Sceicco Raed, lo Sceicco Kamel al-Khatib, capo del braccio settentrionale dello Stato Islamico, i Membri della Knesset del Partito Balad, Hanin Zouabi e Basel Ghattas. “La nazione dell'islam soffre per tutto quel che sta succedendo per le controrivoluzioni contro la Primavera Araba, messe in atto dai nemici (principalmente Sissi in Egitto, alleato d’Israele, che ha deposto i Fratelli Musulmani). Questa situazione impone alla gente di ribellarsi, e in modo deciso: noi siamo qui, contro il covo malfamato (sionista) che ha preso possesso dell’intera patria araba. Le parole di al-Khatib sono cadute su un terreno fertile, perché le abbiamo sentite in due altre importanti occasioni. La prima è stata quando il portavoce dei Fratelli Musulmani in Egitto, lo Sceicco Safwat Higazi, agli inizi del 2012, durante la campagna elettorale, aveva dichiarato alle masse del Cairo, che se fosse stato eletto Mohammed Morsi si sarebbe realizzato l’unione delle nazioni arabe e creato il Califfato Islamico, la cui capitale non sarebbe stata la Mecca, e neppure il Cairo, ma Gerusalemme. La seconda fonte che parla del Califfato Islamico Unito e che tenta di realizzarlo, è lo “Stato Islamico”, il gruppo che alcuni di noi chiamano ancora con il suo nome precedente, “Daesh” (ISIS). Il suo capo si fa chiamare Califfo e il suo Stato, Califfato. E’ questo l’adempimento dei sognatori della Fratellanza Musulmana, Higazi e al-Khatib? Non lo posso dire, ma nonostante le differenze nel comportamento tra i Fratelli Musulmani e lo Stato Islamico, ci sono troppe similitudini nell’ideologia e nelle aspirazioni di questi (quelle del classico Califfato Unito, che ha avuto inizio nel VII secolo con Maometto) e quelle del Movimento Islamico israeliano guidato da Kamal al-Khatib e dallo Sceicco Raed Salah. I media israeliani hanno a malapena menzionato il discorso di al-Khatib. Oudeh Basharat lo ha attaccato su Haaretz del 27.10.14: “ Stiamo per creare una polizia morale, che punisca le donne che non indossano il burqa? Avremo una rete di spie che non perderà di vista la vita intima dei cittadini, e alla fine lapiderà le donne che non aderiscono alle loro restrizioni morali? Ci sarà un mercato per le donne schiave che saranno vendute al miglior offerente? Stiamo per assistere alla decapitazione dei non credenti nelle piazze delle città? Queste non sono esagerazioni, questo è ciò che sta accadendo in questo momento ovunque il regime del Califfato ha preso il sopravvento” Altri hanno accusato al-Khatib di aver monopolizzato la lotta nazionale palestinese e di averla trasformata in una lotta religiosa musulmana. Al-Khatib ha continuato: “ Non c'è alcun legame tra quello che ho detto e ciò che sta accadendo lì (in Siria e in Iraq) e la nostra chiara posizione come Movimento Islamico sulle azioni di questa organizzazione è di dominio pubblico ... i veri terroristi in questo mondo sono quelli che conducono l’ ‘Alleanza anti-terrorismo’: l’America è il primo terrorista che ha ucciso decine di migliaia (forse intende dire dieci milioni ? ) di indiani, il terrorista che ha spazzato via due grandi città giapponesi con bombe atomiche. Il vero terrorista è Netanyahu e il suo governo che ha distrutto 40.000 case a Gaza e ucciso 2.200 dei suoi cittadini. Il vero terrorista in questo mondo è Bashar Assad che ha ucciso 300.000 cittadini siriani perché chiedevano libertà e si è ora trasformato nel partner di un’alleanza globale contro il terrorismo. Il vero terrorista è Abed Al Fattah el Sissi (notare la parola mancante, ‘Presidente’), che ha ucciso più di 4.000 egiziani in cinque ore ed oggi è un membro dell’alleanza globale contro il terrorismo.” E’ del tutto possibile che Kamal al-Khatib sia convinto che lo storico Stato Islamico di cui parla non sia come lo Stato Islamico sorto l’anno scorso in Siria e in Iraq. Il problema di quello che sta dicendo, è che i libri di storia islamica, scritti da musulmani, hanno descritto il Regno del Califfato del VII secolo, il suo esercito, e il modo in cui i suoi governanti hanno trattato i popoli conquistati, in un modo inquietantemente simile a quello che sta accadendo oggi in Siria e Iraq. Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90 |
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