" L'assedio a Israele "
José Maria Aznar
Rincuora in questi giorni il potente intervento di José Maria Aznar (ex Presidente della Spagna dal 1996 al 2004) sul Times di Londra del 18 scorso. L’unica voce amica udita in questi giorni insieme ai pochi sostenitori di Israele. Tristemente, a causa della solita teoria del “due pesi e due misure”, non si è avuta l’eco nei più importanti quotidiani italiani. In compenso, la condanna per i fatti della Mavi Marmara hanno legittimato l’ipocrisia dei nemici e degli “amici” di Israele. Sempre il 18 scorso, il Ministero degli Esteri di Israele ha diffuso l’ultima registrazione effettuata dalla Mavi Marmara, dove il leader dell’IHH Bülent Yildirim incita al “martirio” i componenti della nave turca. Si indirizza a loro, affermando che sono presenti sulla Mavi Marmara solo per conseguire due vittorie, per cui è importante morire “per non essere annoverati nel libro di Allah riservato ai codardi”. Le due vittorie da conseguire sono: o riuscire a raggiungere Gaza, o distruggere mediaticamente e politicamente Israele che il leader dell’IHH afferma non esistere come stato. Yildirim si indirizza in turco ai presenti, mentre un membro del parlamento egiziano (!) traduce in arabo. Chissà se questa evidenza ulteriore lambirà le coscienze dei governi del mondo e dell’opinione pubblica. Non certo dei nemici storici degli ebrei e di Israele, tra cui anche, e più grave, i nuovi antisemiti: gli ebrei che rifiutano la loro eredità e condannano i loro stessi fratelli. Ebrei che hanno consolidato posizione e privilegi ( o si pensano al sicuro) solo grazie all’allineamento con i nemici di Israele e pertanto degli ebrei. Dimenticano costoro che per i criminali antisemiti, basta anche 1/10 di “sangue” ebraico per essere condannati a morte certa? Solo l’esistenza di Israele da 62 anni è la garanzia che ci ha concesso e concede ancora di essere vivi e non emarginati, o peggio. Ignorano che, per il mondo islamico favorito da questa “guerra” intestina tra ebrei, oggi l’ebreo e il cristiano sono entrambi delegittimati da una storia reinventata dai musulmani e, perciò, condannabili alla stessa stregua? A questo quadro desolante per l’ebraismo e per la sua sopravvivenza, si è aggiunta recentemente una delegittimazione del governo di Israele con il JCall. Credo di poter affermare con convinzione che almeno due dei firmatari: Bernard Henry Lévy e Alain Finkielkraut, oggi, abbiano motivi sufficienti per pentirsi di avervi aderito. BHL aveva già delle riserve su alcuni punti, benché legittimasse la bontà dell’iniziativa. Ma ancora non si era verificato l’affaire Flottiglia.
L’affaire Flottiglia si sta rivelando devastante per Israele. Tanto più che l’Egitto di Mubarak non ha la forza o la volontà di bloccare la minaccia delle navi iraniane nel Mar Rosso e la Turchia insiste a voler inviare sue navi con Erdogan, il primo ministro turco, addirittura a bordo. Caroline Glick l’analista politica del Jerusalem Post, responsabile per la satirica Latma Tv israeliana dei geniali “Con the World” e “the Three Tenors”, profetizza le peggiori calamità per Israele a ridosso delle reazioni internazionali anti-israeliane causate dall’affaire Flottiglia. Marce contro i confini di Israele dall’interno della Striscia, navi filo-Gaza, aerei filo-Gaza. Israele sarebbe costretto a sparare sui primi, ad affondare le seconde, ad abbattere i terzi. Lo scenario pre-conflitto nel Mediterraneo o mondiale, c’è tutto.
Obama ormai è un “Yes we can-No we can’t”. Il sondaggio del Pew Research Center dimostra che la politica di apertura all’islam del Presidente americano non goda di alcun sostegno in Medio Oriente. Anzi le percentuali già bassissime dell’anno scorso a sostegno del Presidente americano stanno sprofondando. Alta invece è la percentuale, del 39%, che giustifica gli attentati suicidi. In Pakistan il consenso ad Obama dal 17% dell’anno scorso è sceso all’8%. In Italia, hanno sorpreso tristemente le critiche del Ministro Frattini che, dalla posizione di un’Italia amica di Israele di fatto ha posto Israele sul banco degli imputati, ancor prima di conoscere i fatti relativi all’affaire Flottiglia. La politica berlusconiana che ha aperto alla Libia presumibilmente per compensare la perdita del suo ex-partner privilegiato Iran; che continua i buoni rapporti con l’ormai dichiarato alleato dell’Iran, ossia la Turchia, ha dovuto evidentemente pagare il prezzo a costoro, in una situazione incandescente provocata dai nuovi amici, che rischia di tradursi in comportamenti ostili ad Israele e all’Europa (e agli Stati Uniti) se la minaccia profettizzata dalla Glick dovesse realizzarsi. Un prezzo agli Stati Uniti, comunque, l’Italia doveva pagarlo per questa sua avventurosa – a dir poco – politica estera, ed è stato il “no” all’inchiesta pretesa da quella contraddizione in essere che si denomina Consiglio dei Diritti Umani delle NU.
Oggi, Israele ha negato l'ingresso a Gaza al ministro tedesco per gli Aiuti ai Paesi in via di Sviluppo, Dirk Niebel (Fdp) per il progetto di un impianto di depurazione finanziato dalla Germania. Niebel, è anche vice presidente dell'Associazione tedesco-israeliana. La notizia ci arriva perché il nostro “Freund” (amico) si è lamentato con il quotidiano tedesco 'Leipziger Volkszeitung'. Così, come ieri, il fotografo Toscani ha interessato la stampa italiana. Insomma, nessuno intende fare del “bene” ai palestinesi senza una risonanza mediatica. Se l’episodio di Toscani è marginale, salvo che per la propaganda anti-israeliana, più importante è quello relativo al ministro tedesco. Non gli è balenato per la testa che, in questa gravissima situazione, potrebbe essere preso in ostaggio a Gaza se non addirittura ucciso? Israele costretto a scegliere sempre fra due mali.
Mai Israele si è trovato in una simile situazione di assedio alla sua esistenza. Da un lato nemici armati pronti a distruggerla in ogni modo. Dall’altro, nemici ed “amici” che lo assediano politicamente e diplomaticamente, mettendo a rischio la sua legittima esistenza.
Eppure, al di là dei concetti etici che Aznar ha espresso, funzionali soprattutto all’identità europea, una verità assoluta l’ha detta: “Che ci piaccia o no, il nostro destino è inestricabilmente interdipendente” con quello di Israele.
C’è un momento in cui si devono prendere importanti e vitali decisioni. L’Occidente manca di leadership di valore. Ma, non è detto che a fronte del pericolo che affrontiamo oggi, questa leadership non emerga finalmente. Non voglio nemmeno pensare che l’Occidente voglia ripetere la tragedia del secolo scorso, perché allora, con gli ebrei stavolta affonderebbero pure gli europei. Se l’Occidente non inizierà a rivedere le sue politiche fallimentari con il mondo islamico, se l’Occidente non garantirà fermamente e concretamene la sua alleanza all’unico paese mediorientale occidentale, Israele, saremo sempre ad un passo da un conflitto mondiale.
Nella sfida di oggi siamo confrontati ad un vastissimo mondo islamico che reinventando la storia e disconoscendo la legittima eredità storica degli ebrei, disconosce la conseguente legittimità del cristianesimo. Un mondo islamico che, inventandosi tutti i mali del colonialismo – privando del dovere e del diritto di responsabilità, dall’autodeterminazione, i suoi popoli – ricatta gli occidentali che soffrono di un evidente masochismo dettato dall’ignoranza. Quanti sanno, ad esempio, per quanto tempo durarono le colonie? Un periodo infinitesimale nella storia di quei paesi, insufficiente a giustificare le folli rivendicazioni di oggi, ed inoltre i brevi colonialismi apportarono anche dei benefici poi mal gestiti dai regimi fruitori dopo l’indipendenza. Questo mondo islamico è in buona parte costituito geograficamente dal deserto; socialmente da regimi che hanno assicurato povertà ed ignoranza incitando le loro popolazioni a credere che ogni loro male derivasse dal mondo occidentale; in buona parte è il serbatoio energetico del mondo. Quest’ultima pur rilevante realtà non è sufficiente per abbattere la coscienza dell’Occidente fino ad avocare la sua autodistruzione.
Israele ha appena scoperto il suo immenso giacimento marino di gas Leviathan a ridosso dell’altro, Tamar, scoperto l’anno scorso in un consorzio con gli Stati Uniti. Cambierebbero i giochi geopolitici nel Mediterraneo. E se fosse questa la reale ragione che ha affrettato la sfida ad Israele e all’Occidente da parte dell’asse Turchia-Iran con l’ormai evidente scusa delle flottiglie “umanitarie” per Gaza? Sarà facile scoprirlo a giorni. Se la Turchia e l’Iran insisteranno a tirare la corda fino a romperla, questa sarà la chiara conferma. Oppure, se l’affaire Flottiglia è parte della solita strategia di delegittimazione di Israele, consci di essere arrivati a tenderla al massimo, per ora acconsentiranno a tornare indietro sui loro passi. Tuttavia, nel primo caso è necessario considerare che il loro gioco sarebbe del tutto scoperto e che difficilmente potranno godere nuovamente di un momento tanto favorevole, nel secondo c’è da aspettarsi che le diplomazie occidentali offrano loro ancora corda. Ma se non oggi, è certo che la prossima volta il conflitto ci sarà. E con un Iran con l’arma nucleare.
L’appeasement occidentale – media e piazze anti Bush e pro Carter e Obama – ha solo peggiorato il quadro dimostrando che il dialogo tra sordi è inutile. Se l’Occidente non prende coscienza che l’islam è tornato ad essere aggressivo già dal secolo scorso con le sue storiche mire imperialiste, sarà troppo tardi quando se ne renderà conto. Mentre l’Occidente cedeva quasi compatta alle politiche arabe su Israele, banco di prova (in scala minore dell’Europa per dimensioni) della strategia arabo-islamista contro l’Occidente; mentre cedeva ai petroldollari e al terrorismo arabo ed islamico, i paesi arabi ed islamici si sono rafforzati e si sono già coalizzati con i Paesi Non Allineati nemici storici degli Stati Uniti e del Giappone. Dalla Corea del Nord ai paesi latino-americani. Il Venezuela ha siglato anni fa un’alleanza militare e di difesa con l’Iran. Il Brasile ha scelto per ora di limitarsi ad un accordo diversificato per il nucleare iraniano. Ma se il Mediterraneo esploderà, l’Europa sarà sola perché gli Stati Uniti dovranno difendersi da ovest a sud. Quanto poi la Turchia inciderà nell’annullare la forza NATO dopo decenni di appartenenza e quindi a conoscenza dei suoi segreti e delle sue strategie?
Un Occidente suicida, dovrà sacrificare Israele, con tutte le conseguenze destabilizzanti che ne deriveranno e che ne sanciranno la totale sconfitta, sia in termini morali che fisici. L’unica soluzione per l’Europa in particolare, per salvarsi e salvare le sue generazioni future, è rovesciare il suo fallimentare comportamento ad oggi, che l’ha condotta nel classico “cul de sac”, dichiarando e concretizzando la sua totale alleanza ad Israele. E’ l’Europa, da più di un secolo, e non Israele, la causa dei mali di questo emisfero e non per le ragioni adotte dagli arabi: quelle sono il verso fasullo della medaglia. Il nemico non ha mai nascosto di essere il nemico. Solo che prima non era pericoloso come oggi. Ma se l’Occidente avesse difeso Israele al suo sorgere, appena attaccata dagli eserciti arabi, anziché accettare la loro arroganza a prezzo di un continuo fallimento etico; se l’Occidente avesse legittimato Israele ad esistere nei suoi confini storici – tanto più dopo l’attacco transgiordano che si è unilateralmente impossessato di terre storicamente ebraiche e della parte antica di Gerusalemme, sfidando la comunità internazionale che in quel caso non ha fiatato – con la sua capitale storica, non saremmo oggi a questo punto. E’ una sacrosanta verità quella di Aznar: se cade Israele, cadiamo tutti.