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Avvenire Rassegna Stampa
30.10.2013 Negazionismo,una moda di 'certi intellettuali'
Lo sostiene Anna Foa sul giornale dei vescovi

Testata: Avvenire
Data: 30 ottobre 2013
Pagina: 20
Autore: Anna Foa
Titolo: «Negazionismo, una moda intellettuale»

Su AVVENIRE di oggi, 30/10/2013, a pag.20, con il titolo "Negazionismo, una moda intellettuale", Anna Foa si fa interprete di una curiosa visione del negazionismo della Shoah, come se fosse una moda di certi "intellettuali d'assalto", tipo Vattimo o Odifreddi, e non invece una componente ben precisa della delegittimazione di Israele. E quasi imbarazzante farlo notare a una storica di professione, anche se ci rendiamo conto che scrivere di Israele in termini di verità non deve essere facile su un giornale come AVVENIRE.
Il fatto però rimane, Anna Foa ignora la campagna mondiale di delegittimazione di Israele, la cui sigla -BDS- dovrebbe esserle invece famigliare, se non come storica almeno in quanto ebrea.
Ecco l'articolo

                                                       Anna Foa

Prima Odifreddi, poi Vattimo: gli intellettuali d'assalto, quelli che più amano la provocazione e il chiasso mediatico che ne deriva, scelgono il terreno del negazionismo per le loro ardite esternazioni. Odifreddi a testa avanti, senza mezzi termini, nel suo riferimento alla verità dei "vincitori" e all'«opinione dominante», cioè quella dei sostenitori della realtà della Shoah, Vattìmo più cautamente, affermando di non essere negazionista, ma lasciando intendere, bontà sua, di poterci arrivare se gli israeliani non la smettono di utilizzare l'Olocausto a scopi politici. Non credo sia necessario scendere a confutare ogni parola di queste affermazioni, anche se forse non sarebbe nemmeno del tutto scontato farlo, ma preferirei cercare di capire perché questi due scelgono oggi questo terreno e non un altro, quello che finora era stato loro più consono, per Odifreddi a intenderci la religione, per Vattimo l'esistenza dello Stato d'Israele, che aveva finora coperto di improperi senza per questo minacciare di approdare sulle sponde del negazionismo. Certo, oggi di negazionismo si parla molto, e non solo perla ricorrenza, i settant'anni dal 1943, o perché i siti negazionisti rigurgitano sempre di più le loro bugie sul web, ma anche a proposito della recente proposta di legge sul reato di negazionismo, abbandonata in seguito alle polemiche suscitate. Una norma combattuta dalla maggior parte degli storici, non certo per dare sostegno al negazionismo, ma seminai, oltre che per sostenere la libertà di opinione, nel dubbio che una nonna di legge sia un rimedio efficace in questa circostanza. Ma tutta questa attenzione mediatica al negazionismo basta davvero a spiegare il fatto che degli intellettuali di prestigio scendano sul terreno della negazione, a meno di non voler ipotizzare che tutto fa brodo, di qualunque cosa si parli? Nel qual caso, sarebbe forse meglio non offrir loro un pubblico teatro e non raccogliere tali provocazioni. Ma il negazionismo è davvero un'opinione controcorrente o sta guadagnando terreno, fra le grandi opportunità del web e l'ignoranza dei piu? Contrariamente a quanto si pensa, non è una corrente storiografica, un'interpretazione della storia, ma una sua negazione a priori. Quanti tra i seguaci dei siti negazionisti hanno la minima idea di come si fa storia e sono in grado di affrontare criticamente la falsità dei loro pseudoriferimenti storici? Quanti fra quelli che si dicono convinti dei dubbi dei negazionisti sanno che la Shoah è, fra tutti gli eventi del Novecento, quello più documentato e conoscono tale documentazione? Il problema è un problema di fondo e va affrontato con le armi della conoscenza. Torniamo così alla cultura, all'insegnamento, allo studio rigoroso della storia. Anche chi, come me, è contraria a una legge sul negazionismo, pensa però che bisogna distinguere fra la libertà del pensiero e quella dell'insegnamento, e che senza arrivare ad una legge apposita si deve cercare nelle leggi esistenti la possibilità di fermare la diffusione dell'insegnamento della menzogna e dell'odio nelle scuole e nelle università. Cosa diremmo se ci fosse chi insegna ai giovani la teoria geocentrica in astronomia o introducesse gli Ufo come fattore chiave della storia del Novecento? Cerchiamo di impegnarci tutti sul terreno della cultura per far crescere la memoria del passato e insieme con la memoria la nostra capacità di capire, di distinguere, di interpretare i fenomeni. E speriamo che chi vuole solo suscitare un po' di scandalo abbandoni questo terreno, che è davvero troppo serio per le provocazioni

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