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Ancora su Eitan 28/10/2021


La famiglia Biran. L'unico sopravvissuto alla tragedia della funivia è Eitan, di 6 anni

Gentile Redazione, A parziale consolazione di Deborah Fait, e senza polemizzarci come faccio ogni tanto, segnalo l'odierno "Caffè" di Massimo Gramellini, sul sito del "Corriere", titolato "Un giudice a Tel Aviv" che mi sembra degno di essere riportato sulla Home Page di IC Saluti

Sandro Zanchi

Gentile Sandro, Gramellini, come molti altri, dimentica una cosa fondamentale: L'errore giudiziario del giudice italiano. Secondo la legge l'affidamento di un bambino orfano, se morti i genitori, funziona così: al primo posto i fratelli se adulti (nel caso specifico non ci sono), al secondo posto i nonni, solo al terzo posto gli zii. Il giudice ha saltato deliberatamente i nonni commettendo , secondo me, l'errore che ha portato nonno Peleg, disperato, a prelevare il suo nipotino. Aveva appena perso una figlia e il nipotino più piccolo, non poteva sopportare di perdere anche Eitan. I nonni non sono mai stati contattati in merito all'affidamento e prima che potessero rendersene conto si sono visti esclusi. Io sarei impazzita di rabbia e dolore. Un cordiale shalom

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Gent.ma Sig.ra Fait, sono anch'io indignato per la sentenza emessa dal giudice israeliano sulla sorte del piccolo Eitan. Mi rifiuto di pensare che la legge possa essere così cinica e insensibile alla disgrazia di un piccolo. Evidentemente, la signora giudice dimenticava che "la legge deve essere al servizio dell'uomo, non l'uomo al servizio della legge". E mi permetta di sottolineare che questa massima l'aveva ribadita più volte proprio il Rabbì Gesù di Nazareth, che operava miracoli di guarigioni proprio in giorno di shabbath. Shalom.

Mario Salvatore Manca di Villahermosa

Gentile Mario, Purtroppo, è andata così ma, essendo stato subito presentato ricorso da parte dei nonni materni, ci saranno altri due gradi di giudizio, quindi, non è persa la speranza. Mi auguro che Eitan, essendo molto piccolo, non si accorga della battaglia legale che si svolge sulla sua testa. Un cordiale shalom

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Gent. sig.ra Debora, ho letto il suo commento sul rientro in Italia del piccolo Eitan e sono rimasta esterefatta dal modo di vedere il tutto. Eitan non è un trofeo di guerra da contendersi, è un bimbo che ha il diritto di riprendere a vivere, non esiste solo la famiglia della mamma, ma anche quella del papà con la quale ha convissuto fin quasi dalla nascita. Non si strappa un bimbo dal suo mondo e portato via perchè deve vivere tra il suo popolo e nelle tradizioni ebraiche, a me sembrano fantasie e per giunta inconcludenti. Eitan può essere italiano ed ebreo ,quando sarà grande saprà scegliere se restare in Italia o vivere in Israele. Si poteva evitare di fare tanto scalpore a danno di Eitan a cui sono stati sottratti due mesi vita normale. Cordiali saluti Antonietta

Gentile Antonietta, Giustissimo! Eitan non è un trofeo da contendere, infatti gli zii paterni avrebbero dovuto subito agire pacificamente con i nonni e la famiglia materna, per il bene di Eitan. Invece hanno fatto subito muro e hanno spifferato ai giornalisti italiani un sacco di pettegolezzi inutili. Non mi stancherò mai di dire che l'errore è stato del giudice che ha dato l'affido, nel senso che prima degli zii venivano i nonni, per di più giovani e benestanti. Così dice anche la legge: in caso di affido per morte di genitori arrivano per primi i nonni e dopo gli zii. Mi auguro che Eitan, grazie alla sua giovanissima età, non capisca la lotta che si sta svolgendo sulla sua testa e, dopo altri due gradi di giudizio, vedremo cosa accadrà. Non è solo questione di religione e tradizioni ma di rispettare il desiderio dei poveri genitori che, conclusi gli studi a Pavia, volevano tornare a casa in Israele dove avevano già acquistato un appartamento vicino a Tel Aviv, a Ramat haSharon. Un cordiale shalom

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