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Antisionismo antisemita 23/05/2020
Quanto condivido, Deborah, la sua ultima frase nell'articolo di oggi, 23 maggio! Nella mia vita ho avuto modo di andare soltanto qualche volta in Südtirol, quella provincia italiana i cui abitanti hanno, per la stragrande maggioranza, cognomi che non lasciano dubbi sulla loro genealogia e parlano come lingua madre quella che non fa che confermare la loro discendenza (è palese, dal loro accento, che nel parlare italiano stiano parlando - per quanto correttamente - una lingua straniera). Dunque, se io, che sono senz'altro italiano (ho la genealogica certezza di essere il discendente di una famiglia radicata da secoli nel territorio di quella che era, un tempo, la Repubblica di Venezia, benché sia nato e cresciuto in un'altra regione del nord Italia) perché il mio cognome è italiano e la lingua che parlo è la stessa che hanno sempre parlato i miei avi (accento e forma regionale a parte, è ovvio), ogni volta che sono arrivato nel territorio sudtirolese mi sono accorto, anche da altri "dettagli", di trovarmi, di fatto, in un contesto che mi fa percepire di non essere più in Italia, ma già oltre confine, come se mi trovassi in Svizzera o in Austria, ciò vorrà pur dire qualcosa. Che, per me, è questa: l'attitudine e la mentalità italiana "media" - incluso il senso di rispetto per le cose "di tutti" e di cura nel realizzare quelle cose che andranno a beneficio di tutti - dopo cento anni dall'annessione, non è ancora penetrata a tal punto da cambiare il modo di essere e di agire dei suditirolesi. Che sono palesemente rimasti, come è giusto che sia, fedeli alla propria secolare tradizione, per quanto possano pure sentirsi italiani (e, per ciò stesso, ammirevoli, poiché italianizzati per forza dagli eventi della Storia e non certo per loro scelta). Questa comprovata "occupazione" non suscita, però, altrettanta empatia verso chi la sta subendo da un secolo...

Enrico Alberti

Gentile Enrico,
purtroppo molti occidentali vedono la pagliuzza israeliana ma non la trave enorme europea. Da una ricerca fatta velocemente risulta che vi sono 23 nazioni europee che occupano terre altrui, dall'Italia alla Slovenia, alla Spagna, Inghilterra, Francia. Uscendo dall'Europa l'elenco diventa enormemente più lungo. Per restare in Medio Oriente basterebbe pensare al popolo kurdo cui è stato rubato una terra immensa per disperderlo in decine di paesi. Nessuno si occupa di loro, non sono arabi, non fanno terrorismo, non sono ricchi possono quindi essere maltrattati e ignorati. I profughi istriani cacciati dal dittatore Tito, si sono tirati su le maniche e si sono messi a lavorare sia in Italia che in Australia tenendo sempre la loro terra natia nel cuore. Non hanno mai fatto il più piccolo tentativo di terrorismo contro quelli che li avevano cacciati. Sembra, a sentire i buonisti della sinistra planetaria, che gli unici profughi siano quelli arabi della ex Palestina britannica usciti dal neonato Israele perché invitati a farlo dai paesi arabi intenti a preparare la distruzione del nuovo piccolo stato.
Un cordiale shalom

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