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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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'Attraverso il fuoco', di Gabriele Rubini 07/06/2022
Attraverso il fuoco
Gabriele Rubini
Nardini editore
Euro 25

Attraverso il fuoco - Gabriele Rubini - Libro - Mondadori Store

“Gerusalemme non era una città, non era un luogo, non era case e strade: Gerusalemme era un’emozione, una sensazione. Gerusalemme era quegli odori, quei suoni, quella luce”.

Sono trascorsi dieci anni dalla pubblicazione di “Generazioni: 1881-1907” (World Hub Press), il romanzo d’esordio con cui Gabriele Rubini, studioso di storia ebraica e del Medio Oriente che all’attività di scrittore affianca quella di export manager, si è fatto conoscere al pubblico con un’opera che mescolando storia e fiction racconta i destini di cinque famiglie ebraiche nei decenni finali dell’Ottocento, tra la Russia dei pogrom e l’emigrazione nel Nuovo Mondo, tra la Francia dell’Affaire Dreyfus e l’Italia appena unificata. Abbiamo lasciato le famiglie Morpurgo, Lanzmann, Jacobi, Zylberstein, Laniado con la speranza di incontrare ancora quei protagonisti indimenticabili per le vie di Londra, sotto i portici di Bologna, a Berdychev o nel Lower East Side e con la curiosità di conoscere il prosieguo delle vicende che li avevano coinvolti sullo sfondo di un’epoca storica foriera di grandi mutamenti.

A premiare l’attesa dei lettori di “Generazioni” che da tempo ne reclamavano il seguito è arrivato un nuovo straordinario capitolo di questa saga che Nardini Editore manda in libreria col titolo “Attraverso il fuoco”, un romanzo storico che, come il precedente, è autoconclusivo e si può apprezzare anche senza aver letto “Generazioni”. Il “fuoco” del titolo è a parere di chi scrive quello che si scatena durante l’intero primo conflitto mondiale nel corso del quale si intrecciano in modo mirabile le storie delle famiglie ebree che abbiamo già incontrato e che interagiscono e si confrontano con figure realmente esistite fra l’Italia, l’America, la Francia, la Russia e l’Inghilterra. E’ grazie a un linguaggio che coniuga rigore storico e freschezza di stile, a una narrazione incisiva, priva di retorica e pervasa da un pizzico di ironia che ritroviamo, come fossero vecchi amici, personaggi già conosciuti e altri nuovi di cui l’autore con consumato mestiere racconta i drammi, gli amori, le azioni che li vedono protagonisti, i pensieri più reconditi e quell’inesauribile desiderio di libertà e riscatto che alberga nell’animo di ogni essere umano. Ognuno affronta la propria battaglia perché la guerra non si combatte solo nelle trincee, a volte si insinua anche nella vita di una famiglia. Così è in quella dei Morpurgo dove i fratelli Aronne e Daniele, “nazionalisti arrabbiati”, non più giovani si confrontano con le idee delle nuove generazioni: il giovane Italo, medico con tre figli, è un socialista convinto che non rinuncia a contrastare con dibattiti accesi il padre Daniele e lo zio attratti dal mito delle colonie italiane in Africa e a partire per la Russia, lasciando moglie e figli, per dare un contributo alla Rivoluzione. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale è Filippo, giornalista e fratello di Italo, che contro il parere della famiglia, si offre volontario e come sottotenente viene aggregato a un’unità di prima linea, nel Friuli.

Con raro talento narrativo l’autore fa entrare la guerra nelle pagine del libro e svela la durezza dei combattimenti sul fronte del Carso, la fragilità dei soldati, l’arroganza dei comandanti descrivendo con vivide pennellate gli assalti dei nemici, le trincee ingombre di cadaveri, la paura di morire. Con il libro sui “Francesi” ritroviamo Catherine che ormai frequenta l’Università, circondata dall’affetto di nonno Bénoit e della madre Pauline ma anche Nathan e Gisela alle prese con lo scoppio della guerra e con le sue tragiche conseguenze che disgregano equilibri consolidati nella vita delle persone. In questa parte la descrizione della battaglia di Verdun un “inferno, impossibile da immaginare e impossibile da dimenticare” è una delle pagine più crude del libro che mette in scena l’orrore della guerra dalla quale non è possibile fuggire se non con un atto di codardia. In America, con Moses e Simon Jacobi e con il cugino Joshua Morgenthau l’autore affronta il tema del sionismo, un ideale che li porterà dopo il coinvolgimento dell’America nel conflitto mondiale a combattere in Europa. Joshua, acceso sionista laureatosi in medicina per curare i pionieri ebrei nella Terra Promessa, è il personaggio più intenso del romanzo, forse un alter ego dell’autore, il cui percorso di vita lo condurrà dai campi di battaglia alla Palestina del mandato britannico, segnata nei primi mesi del 1918 dalla mancanza di assistenza medica e dalle precarie condizioni igieniche, con l’incarico di consigliere del governatore per le questioni sanitarie. Invece Jonathan della famiglia Laniado, una figura che sotto le vesti di mascalzone nasconde un cuore generoso, arriva a Gallipoli dall’Inghilterra non per seguire un ideale sionista ma per sfuggire alla giustizia. L’autore è un maestro nell’intersecare i fatti e i personaggi storici con le vicende private dei protagonisti dando vita a un affresco che cattura il lettore e lo trasporta dall’America all’Inghilterra e poi in Russia. Qui sullo sfondo del turbolento contesto sociale e politico creato dalla caduta dei Romanov, dalla Rivoluzione Russa, dai fermenti sionisti, oltre che dallo scoppio della guerra ritroviamo alcuni dei personaggi più amati del precedente romanzo: Benyamin Jacobi, Mendel, Judith e i loro figli, il tutto inquadrato in un periodo storico che, come sempre, non fa sconti agli ebrei. “Per lui, per la sua famiglia, per la sua gente esisteva un solo destino. Potevi cercare di sfuggirgli, ma alla fine, dopo tanti sforzi, ti accorgevi che non era cambiato nulla, che a un ebreo dell’Ucraina il Signore aveva assegnato un solo compito e una sola missione: avere paura”.

Negli ultimi capitoli Rubini riannoda in modo magistrale i fili delle storie che ha sparpagliato lungo il romanzo e, come un direttore d’orchestra, guida i suoi personaggi dando vita a una melodia perfettamente calibrata incrociando vicende storiche, geografie e destini personali dei quali non è lecito svelare troppo per lasciare al lettore il piacere della scoperta: Moses e Simon Jacobi salpano da New York il 12 ottobre 1917 alla volta dell’Europa e a Parigi incontrano la cugina Catherine prima di essere destinati al fronte, sul Piave Giacomo Morpurgo incontra Simon Jacobi in un contesto decisamente insolito ed entrambi si riconoscono “Jewish”, a Berdychev Mendel Jacobi affronta un pericoloso rivoluzionario, “uno dei duri della Čeka”. Ogni personaggio vive la propria identità ebraica in modo differente in relazione al paese che lo ospita e alle diverse esperienze di vita con cui si è scontrato: dai pogrom alle manifestazioni più o meno violente di antisemitismo. C’è chi rispetta la kasherut e chi non se ne cura, chi aspira a raggiungere Erez Israel e chi ha trovato il proprio equilibrio nella diaspora. Il legame con le radici ebraiche e la famiglia resta invece per tutti un punto fermo cui aggrapparsi nei momenti dolorosi e in quelli lieti per ritrovarsi come parte di una sola comunità. In una delle pagine più emozionanti del romanzo l’autore segue il tenente medico Joshua Morgenthau che il 9 dicembre 1917 entra in una Gerusalemme finalmente liberata dal dominio ottomano e si reca, lui non osservante, al Muro Occidentale indossando quel tallit e quello zucchetto di seta nera che si era portato dietro da Chicago e tale è l’intensità del momento che “gli sembra di essere diventato parte di quel Muro che tanto aveva voluto toccare, di quelle strade per le quali aveva desiderato passeggiare, di quella gente alla quale aveva sognato di mescolarsi”.

C’è molta carne al fuoco nel romanzo di Rubini: c’è la geografia dei luoghi, da Londra a Salonicco, da New York a Berdychev, da Parigi a una Gerusalemme, pullulante di vita dove suoni e odori si mescolano ad atmosfere ricche di fascino; ci sono personaggi nati dalla creatività dell’autore che coesistono con figure storiche che hanno dato un contributo importante alla nascita del futuro stato ebraico: dall’agronomo Aaron Aaronsohn a Vladimir Jabotinsky, fondatore del sionismo revisionista, da Josef Trumpeldor, attivista sionista e fondatore della Legione ebraica a Haim Weizmann, i cui meriti scientifici e le innegabili doti di persuasore gli aprono le porte a conoscenze altolocate come Arthur Balfour, Winston Churchill, David Lloyd George conquistando tutti alla causa sionista. “Attraverso il fuoco” ha tutto quel che serve per piacere a un pubblico di appassionati di narrativa e a studiosi di Storia. Grazie alla penna sapiente di Gabriele Rubini percorriamo una parte della grande Storia del Novecento con le sue rovine e le sue costruzioni e accompagniamo i destini di persone illuminate dall’ideale del sionismo, colpite dalla durezza della guerra, dalle ingiustizie sociali e dall’antisemitismo, incontriamo la passione, l’amicizia, la ricchezza a fianco di condizioni di estrema povertà, osserviamo i panorami eterni del gelo russo, il fango delle trincee, il deserto della Palestina, il traffico urbano di New York e dei vicoli di Bologna, assistiamo a Gerusalemme alla posa delle prime 12 pietre dell’Università ebraica, “una per ciascuna delle tribù d’Israele”.

Tutti i personaggi, anche quelli secondari, sono delineati in maniera credibile, colti nel loro sviluppo psicologico, nella capacità di affrontare se stessi anche nelle situazioni più complesse in cui dovranno decidere per cosa vale la pena di lottare. Il tutto, orchestrato con un ritmo coinvolgente e accurati approfondimenti storici, si avvale di una scrittura limpida, che lascia fantasticare il lettore, lo riempie di sorprese e di vicende, lo stimola ad approfondire i temi trattati, non lo abbandona mai alla noia ma neppure gli toglie la percezione della complessità della vita e nelle ultime pagine lascia intravvedere la possibilità di un futuro sviluppo delle storie narrate. “Attraverso il fuoco” è un romanzo storico che si colloca sulla scia della migliore tradizione del settore, combinando in modo magistrale la grande tradizione del romanzo russo con quella ebraica americana di Singer: un libro capace di arricchirci e di riaccendere la passione per le narrazioni senza tempo.


Giorgia Greco

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