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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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'L’Alto Nido', di Roxane Van Iperen 03/03/2020
L’Alto Nido
Roxane Van Iperen
Traduzione di Francesco Panzeri
Bompiani euro 19

Risultato immagini per L’Alto Nido van iperen

“La casa si chiamava L’Alto Nido e si trovava in Driftweg. Una villa enorme con un ampio prato e un pezzo di bosco, arrivava quasi fino al lago. Lì, con i nostri ospiti clandestini, abbiamo vissuto tutte le avventure che una persona può vivere”
Janny Brandes-Brilleslijper

Una storia vera di resistenza, di abnegazione, di fedeltà ai propri ideali e di autentico coraggio in una costante “lotta contro il male” è quella che ci racconta Roxane Van Iperen, giornalista e scrittrice olandese, nel libro “L’Alto Nido” pubblicato dalla casa editrice Bompiani. Nei pressi della città di Naarden, immersa in una vegetazione lussureggiante, fra tigli e crochi con un rigoglioso frutteto alle spalle, “L’Alto Nido” non corrisponde alla tradizionale casetta di campagna, ma non appena spunta fra gli alberi Roxane se ne innamora e decide di andarci a vivere insieme al marito e ai figli trasferendosi in una roulotte nel giardino per dare avvio al lungo restauro richiesto da questa villa speciale. Mentre ristrutturano la casa rimuovendo pannelli che rivelano soffitti dalle strutture ingegnose, quasi in ogni stanza nei pavimenti in legno e dietro tavolati logori scoprono botole e nascondigli in cui giacciono ancora mozziconi di candela, spartiti musicali e vecchie riviste della resistenza antifascista. Quale mistero si nasconde nell’Alto Nido? Quali segreti potrebbero svelare gli oggetti sparsi nella villa?

Roxane Van Iperen decide di ricostruire la storia dell’Alto Nido intervistando l’ex proprietaria, i vicini del quartiere e i negozianti dei paesi limitrofi, compulsando catasti e archivi fino a scoprire che durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i treni viaggiavano a pieno carico verso i campi di sterminio, L’Alto Nido diventa un enorme centro di resistenza e riparo per clandestini ebrei sotto la guida di due sorelle ebree. Negli anni successivi l’autrice ha rintracciato i discendenti di chi aveva trovato rifugio nella casa e grazie ai loro ricordi, a reperti fotografici, vecchi documenti personali e ai racconti dei figli delle sorelle Brilleslijper compone, stanza dopo stanza, un puzzle che diventa un racconto inimmaginabile, dando voce a Lien e Janny Brilleslijper. Prima di entrare nel vivo della narrazione Roxane Van Iperen racconta gli eventi che hanno portato alla costruzione dell’Alto Nido negli anni Venti da parte del musicista Dirk Witte, autore di struggenti canzoni di guerra e, una in particolare, amata da ogni classe sociale e interpretata da voci di ogni generazione: ”Uomo, osa vivere”. In un luogo fiabesco nel cuore dell’area naturale di Naarden, tra il bosco e la brughiera, costruisce una robusta villa di campagna per la famiglia senza immaginare che nemmeno vent’anni dopo durante la seconda guerra mondiale quel nido sarebbe diventato un rifugio di perseguitati e il suo grido di battaglia “Uomo, osa vivere” avrebbe preso vita nella casa che aveva costruito, “come se lo spirito della canzone fosse il collante tra i mattoni dell’edificio”.

Prima di arrivare alle vicende che si intrecciano nell’Alto Nido l’autrice ci fa conoscere il carattere e la vita tumultuosa delle sorelle Brilleslijper cresciute insieme al fratello Japie in una famiglia dai solidi ideali, laboriosa che educa i figli al rispetto per gli altri, all’indipendenza e a non voltare la testa dinanzi ai soprusi. Intraprendenza e coraggio sono solo alcune delle doti di Lien e Janny che mettono ben presto in pratica impegnandosi nella resistenza olandese contro il regime nazista che sta creando per tutti gli ebrei d’Europa, non solo in Olanda, un clima di terrore. Appassionata di danza e canto Lien segue la sorella Janny, già attiva nel Soccorso Rosso internazionale, nelle sue attività clandestine come staffetta di documenti falsi e pubblicazioni anti-regime, abili entrambe a circondarsi di collaboratori fidati che lavorano nell’ombra per dare protezione a chi è perseguitato. Fra questi ci sono Bob e Eberhard, i loro compagni di vita che rappresentano un valido sostegno nelle operazioni clandestine. Nel volgere di poco tempo la situazione si inasprisce per gli ebrei olandesi: molti cadono vittima di rastrellamenti ed esecuzioni sommarie mentre nuovi provvedimenti legali restringono sempre più la libertà di movimento delle sorelle. L’autrice è molto accurata nel tratteggiare il quadro storico di quegli anni intersecando con sapienza gli eventi storici con le vicende dalla famiglia Brilleslijper. Il risultato è una lezione di Storia minuziosa e coinvolgente sulla resistenza olandese. Dopo aver rischiato più volte di essere scoperti, i componenti la famiglia Brilleslijper con i figli e qualche clandestino fuggono da Bergen e trovano in mezzo a una fitta brughiera un insperato rifugio: L’Alto Nido, la sontuosa dimora di campagna poco fuori Amsterdam che Dirk Witte aveva costruito nel 1920. In poco tempo Lien e Janny allestiscono un rifugio per i profughi ebrei continuando un’intensa attività clandestina e nel contempo trasformano la villa in un luogo di arte e allegria (Lien e Eberhard si esibiscono cantando e suonando al pianoforte), in un clima di accoglienza che attenua la tristezza e sfida le persecuzioni naziste.

Nel giugno del 1944 però le sorelle e le famiglie di clandestini, tradite da un delatore, vengono scoperte dai cacciatori di ebrei (a poco distanza dalla villa abita il leader del Movimento nazionalsocialista olandese), arrestate e condotte prima a Westerbork e poi ad Auschwitz. Nel campo di sterminio, dove conosceranno ogni aberrazione umana, Lien e Janny saranno un prezioso punto di riferimento l’una per l’altra, sostenendosi nei momenti più duri anche per mantenere fede alla promessa fatta alla madre di restare sempre insieme. Saranno forza e sostegno anche per Anne e Margot Frank, con cui condivideranno gli orrori del campo e saranno le ultime a prendersi cura delle sorelle Frank nel campo di concentramento di Bergen-Belsen fino agli ultimi giorni delle ragazzine quando, stremate dal tifo, verranno seppellite in una fossa comune. Alla fine della guerra le sorelle Brilleslijper ritrovano una parte della famiglia conservando integro nel cuore la memoria di quanto vissuto e negli anni successivi Lien riprende la sua professione di artista portando in tutto il mondo un ampio repertorio di canzoni Yiddish e brani antifascisti, mentre Janny dedica il resto della vita al riconoscimento delle vittime di guerra partecipando attivamente all’Auschwitz International Committee.

Ci sono storie che hanno il potere di scavare nella memoria e fissare punti cardinali capaci di resistere all’oblio. Quella dell’Alto Nido è una di queste: tornata alla luce grazie alla determinazione di una giornalista olandese è una storia di resistenza e coraggio che tutti devono conoscere. Un libro da leggere per rendere omaggio a chi come le sorelle Brilleslijper hanno rischiato la vita per un ideale di pace e di giustizia e per non dimenticare il monito di Janny Brandes-Brilleslijper: “Quando si deve combattere, si combatte e basta. Non puoi tradirti, né puoi convincerti di altro. Ce ne siamo presi la responsabilità. Abbiamo fatto ciò che dovevamo fare, ciò che potevamo fare. Niente di più, niente di meno”.


Giorgia Greco

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