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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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'La guerra di Romain Gary', di Laurent Seksik 26/01/2020
La guerra di Romain Gary
Laurent Seksik
Traduzione di Francesco Bruno
Frassinelli euro 18,00

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“Laurent Seksik non riscrive la storia di Gary: si serve della dimensione romanzesca per immaginare e disegnare contorni nuovi, per arrivare alle radici del genio” (Le Figaro)

Classe 1962, Laurent Seksik è uno stimato autore francese che dopo gli studi di medicina si è dedicato con successo alla scrittura pubblicando numerosi romanzi con i quali è stato a lungo in classifica e finalista di premi prestigiosi: il Goncourt e il Femina. Noto soprattutto per la sua trilogia di romanzi storici, in Italia si è fatto apprezzare per “Gli ultimi giorni di Stefan Zweig” (Gremese) in cui ripercorre gli ultimi sei mesi del grande autore austriaco, ”La straordinaria eredità del dottor Kotev” (Gremese), epopea di un’intera stirpe di medici ebrei dalle persecuzioni zariste e poi naziste fino alla Francia odierna, oltre che per “Il caso Eduard Einstein” (Frassinelli), centrato sulla follia del figlio del grande matematico. L’ultima opera di Laurent Seksik è un delicato omaggio al leggendario scrittore di origini russe, Romain Gary, pseudonimo di Roman Kacew, di cui l’autore francese, senza tracciare una biografia, ci racconta in modo magistrale focalizzando l’attenzione del lettore su due giornate fondamentali nella vita di Roman, quando nel 1925 viveva con la madre Nina a Vilna, definita la Gerusalemme del Nord. All’età di tredici anni Romain Gary lascerà la Lituania per arrivare esule in Francia insieme alla madre “che sognava di andare nel Sud della Francia, là dove, aveva letto, il sole splendeva tutto l’anno, l’inverno era mite, il cielo azzurro e il mare sempre calmo”, per seguire un sogno di libertà e sfuggire alla miseria e alle persecuzioni antisemite in corso nelle zone appartenenti all’impero sovietico. Nel breve arco temporale di due giorni, il 26 e il 27 gennaio del 1925, l’autore fotografa con grande nitidezza la vita della famiglia Kacew, tormentata da scelte dolorose (l’abbandono del padre per una nuova compagna), dalla miseria e dal fallimento della madre Nina (che non può più svolgere l’attività di modista e vede la sua casa svuotarsi per mano degli ufficiali giudiziari), dalla perdita di ogni speranza quando Roman, bambino di dieci anni che si colpevolizza per la separazione dei genitori, deve accettare che non ci sarà nessuna riconciliazione familiare e il padre non tornerà a casa.

Come in un film scorrono davanti agli occhi del lettore le immagini di Nina, una donna dall’equilibrio fragile che, dopo la morte del primo figlio e l’abbandono del marito, ha riversato su Roman un affetto morboso fatto di gesti e di parole che non escludono l’odio per quel padre che si è lasciato irretire da un’amante: lo segue dalla finestra fumando nervosamente una sigaretta, lo interroga quando torna a casa, si preoccupa per i suoi ritardi, manifesta la sua fragilità di donna tradita e di madre priva di mezzi di sostentamento pur coltivando sempre nel cuore il sogno di trasferirsi in Francia col figlio. L’autore delinea in modo magistrale anche i rapporti di amore/odio fra Roman che aspira a diventare pellicciaio come il padre per assicurarsi il suo affetto e Arieh, combattuto fra la tenerezza per la nuova compagna, Frida Bojarska che gli darà due figli, e il rimorso per essersi allontanato dalla famiglia, incapace di sopportare l’indole bizzarra di Nina. Questo non gli impedirà di provare nella vita un profondo senso di colpa per aver minato la fiducia di Roman negli esseri umani. L’attenzione di Seksik così accurata nello scavo psicologico dei personaggi principali è rivolta anche a quelli minori che popolano, con tratti caratteriali ben precisi, i vicoli e le strade del ghetto di Vilna: ecco l’amico Saša Goldberg chiamato Faccia d’Angelo per la delicatezza del suo viso, Maša Weiter figlia del poeta Aron Weiter ucciso in un progrom, alla ricerca del respiro del padre nei vicoli del ghetto, Yankel Grumbaum, il figlio del macellaio, indurito dalle difficoltà della vita. Su tutti spicca il rabbino Abraham Ginzburg per la sua saggezza e la sua bontà che riesce con ragionamenti pacati e dotte riflessioni ad aprirsi un varco nel cuore ferito del giovane Roman. E’ nell’epilogo, la parte più drammatica del racconto, che l’autore ci porta dopo diciotto anni dagli eventi del 1925 a conoscere il destino tragico dei personaggi che animano “La guerra di Romain Gary” e che hanno sfiorato in un modo o nell’altro l’esistenza di Roman. Se Nina insieme al figlio trovano la salvezza in Francia così non è per Arieh Kacew che decreterà la sua condanna a morte manifestando dinanzi all’ufficiale delle SS di stanza a Vilna il suo sollievo di padre per la salvezza del figlio, soldato della Francia libera. “A Vilna ho incontrato un tale che aveva avuto sue notizie da un membro del governo polacco in esilio. Quell’uomo mi ha spiegato che Roman è un soldato della Francia libera”. Mentre i membri della famiglia Kacew muoiono durante le persecuzioni naziste, Romain riesce a salvarsi, diventa un eroe di guerra e dal 1956 al 1960 è console generale di Francia a Los Angeles.

Fra i più grandi personaggi della letteratura mondiale, Romain Gary che ha saputo essere protagonista di quel destino che una zingara a Vilna gli aveva preannunciato luminoso (“Vedo una luce immensa, grande quasi quanto la morte”), ci ha lasciato in eredità alcuni fra i romanzi più significativi della letteratura francese e fra i meriti del libro di Seksik c’è anche la riscoperta di questo importante pensatore del Novecento. Ne “La guerra di Romain Gary” l’autore, che si avvale di una prosa potente oltre che di una cifra linguistica raffinata, ripercorre una pagina di storia collettiva e individuale sullo sfondo di quella città chiamata la Gerusalemme della Lituania che prima della seconda guerra mondiale contava oltre 60.000 ebrei e dopo le persecuzioni naziste e le deportazioni era diventata per volere di Himmler, comandante delle forze di sicurezza del Terzo Reich, Judenfrei. La maggior parte degli abitanti del ghetto deportata nei campi di sterminio di Sobibor, Treblinka e Auschwitz non fece più ritorno. Un libro prezioso per conservare la Memoria di una pagina drammatica della nostra Storia recente e per approfondire “le ragioni e i sentimenti alla base della personalità di uno dei più grandi scrittori del Novecento”.


Giorgia Greco

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