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Un tedesco contro Hitler
La storia che qui si vuole raccontare ha per argomento una specie di duello. Si tratta di un duello impari fra due avversari molto diversi: tra uno Stato oltremodo potente, forte e brutale, e un piccolo privato cittadino, anonimo e sconosciuto (…). Lo Stato è il Reich tedesco, il privato cittadino sono io”. Inizia così il libro “Un tedesco contro Hitler: Berlino 1933” di Sebastian Haffner – pseudonimo di Raimund Pretzel, scrittore e giornalista tedesco -, un racconto autobiografico di come il nazismo si abbattè su un comune cittadino tedesco (non ebreo) in modo distruttivo e totale. L’avvento del Terzo Reich crea nella vita di Haffner una frattura fra un “prima”, costituito dalla Prima guerra mondiale, di cui l’autore parla con i ricordi del bambino che era all’epoca, e un “dopo”: la fine della guerra e l’avvento della Repubblica di Weimar, l’ascesa del nazismo e il totalitarismo del regime su tutti gli aspetti della vita. Quando Haffner capisce che la sua fidanzata ebrea corre il rischio di essere arrestata ed internata in un campo di concentramento, decide di interrompere il suo “duello” con il Terzo Reich, emigrando. Ma un interrogativo lo assale e non lo abbandonerà neppure in seguito: “Come (i tedeschi, ndr) potevano tollerare che gli venisse imposto di boicottare il proprio medico ebreo, il proprio avvocato ebreo? Come era possibile che un grande popolo civile accettasse di rinunciare alla propria autonomia intellettuale quando veniva costretto a gridare “Heil Hitler”! di fronte a una croce uncinata o di balzare in piedi se la radio trasmetteva un discorso di Hitler?”. Il testo è stato pubblicato in Germania solo nel 2000, dopo la morte dell’Autore, dal figlio. Il libro suscitò un grande interesse presso gli storici, colpiti dai numerosi particolari profetici della narrazione, ed ebbe anche un notevole successo editoriale. Ilaria Myr - Bollettino della Comunità ebraica di Milano |
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