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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Joann Sfar - Se Dio esiste - 12/01/2016

Se Dio esiste
Joann Sfar
Rizzoli Lizard
Euro 18,00

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Appunti frenetici e vorticosi, disegni che si fanno spazio a fatica fra pagine di riflessioni e commenti scritti a mano. Il mondo complesso e sorprendente dei Carnets di Joann Sfar, che giunge in libreria con il titolo Se Dio esiste, è una ridda selvaggia. Non fumetti tradizionali ma neppure graphic novel. Fra le centinaia di pagine che compongono ogni volume si trova di tutto, in uno zibaldone sconcertante che racconta la ricchezza di un mondo: il mondo dell’autore, tra i più influenti della scena culturale francese. Poco più che quarantenne, nato a Nizza in una famiglia ebraica - sua madre ashkenazita, era di origine ucraina e faceva la cantante pop, suo padre, ebreo algerino era più tradizionalista - Sfar ha due figli, la vita complessa tipica della sua generazione e una capacità creativa inusuale, così inarrestabile e compulsiva da averlo portato a produrre una quantità incredibile di pubblicazioni, e non solo.

Libri, fumetti, graphic novel, sceneggiature, diari e cataloghi di mostre, oltre a cartoni animati e film sono parte di una creatività a tutto tondo. Ha raccontato la vita di figure note, da Marc Chagall a Serge Gainsbourg, da Antoine de Saint Exupéry a Georges Brassens, protagonisti di libri disegnati così come di film e animazioni, e creato personaggi indimenticabili come i protagonisti della serie Il gatto del rabbino, la più nota in Italia.

I Carnets di Joann Sfar, arrivati in Francia al dodicesimo volume, sono un esempio di quello che forse si potrebbe chiamare graphic diary. Se Dio esiste è l’undicesimo volume, il primo a essere tradotto in italiano. Inizia come diario delle giornate terribili seguite all’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, tra la rabbia e il dolore per gli amici e i colleghi uccisi, quando disegnare era impossibile. È il suo personaggio, «Il gatto del rabbino», a mettersi al lavoro, perché «Un personaggio può, in via del tutto eccezionale, disegnarsi da solo» e «La cosa più difficile, di fronte alla brutalità, è continuare a disegnare cose tenere». E Sfar torna presto a mescolare Dio, il sesso e le donne, e poi solitudine, rabbia, risate e filosofia. L’umorismo caustico è retaggio di radici ebraiche solide e trasversali - miscela esplosiva di padre algerino e madre ucraina - e gli permette di sorridere di se stesso, in un ribaltamento della realtà che è strategia di sopravvivenza. «Gli ebrei e il gas sono due elementi difficili da abbinare in una battuta. Eppure, ne sono certo, gli ebrei sono come il canarino che i pompieri portano in giro nel fabbricato per vedere se c’è una fuga di gas. Se il canarino muore, è segno che la casa è in pericolo. È sicuramente a questo che servono i miei correligionari: quando cominciano a prenderli di mira, è segno che tra poco toccherà anche al resto del Paese».

Le donne di Sfar arrivano, salvifiche oltre che bellissime, e una propone quella capoeira che diventa centrale nella storia, insieme alla guerra santa e ai demoni interiori, e «Il musulmano non è il nemico, è la prima vittima». Musulmana è la compagna di palestra da cui arriva un aiuto a recuperare equilibrio dopo una separazione dolorosa che lo ha lasciato totalmente inerme nei confronti del femminile quanto la brutalità del terrorismo nei confronti della vita.

Se Dio esiste è sì la risposta di Sfar agli attentati del gennaio 2015, ma ha anche un rapporto fortissimo di continuità con Greffier, carnet del 2007 mai tradotto in italiano e concepito durante il processo a Charlie, per la pubblicazione delle vignette danesi su Maometto. Greffier è a sua volta un volume militante che inneggia alla tolleranza e alla comprensione reciproca tra cittadini di tutte le confessioni. Un ragionamento ripreso in Se Dio esiste, che però si apre con una constatazione amara: «Il 7 gennaio 2015 ero a casa. L’11 gennaio, mentre per le strade di Parigi la gente si riuniva a manifestare la sua solidarietà, ci siamo sentiti circondati da tanto affetto. Noi? I disegnatori?? I cittadini francesi? Gli ebrei che commentano che non mangiare cibo kasher fa bene alla salute, perché si evita di beccarsi una pallottola?? I francesi musulmani che si rendono conto di come tutto questo finisca ancora una volta per ritorcersi contro di loro?». Il famoso gatto avverte i lettori: «Se Dio esiste non uccide per un disegno». E come negli altri Carnet sono le parole che prevalgono anche perché, come spiega Sfar: «Scrivo molto più velocemente di quanto disegni. Ho una specie di angoscia nevrotica che mi spinge a scrivere sempre. È uno dei miei problemi».

Affermazione di un disegnatore compulsivo dalla produzione enorme e incessante, legata strettamente allo pseudonimo che si è scelto. Sfar deriva dall’ebraico «sofer», scriba, ossia colui che scrive i testi sacri, ed è lui stesso a spiegare «In ogni modo io scrivo per scrivere. Fidandomi delle parole, e non fidandomi troppo della seduzione pagana delle immagini. Quindi, i miei fumetti sono una contraddizione continua. Il fumetto non è un romanzo meno bello, è un romanzo più complesso. Ma bisogna accettare di creare un disegno che non doni tutto, che faccia lavorare il lettore, che doni del mistero. E infine bisogna avere delle cose da raccontare». E saper tornare sui propri passi, se necessario: nove anni fa aveva interrotto la serie più nota in Italia, Il gatto del rabbino, pensando che lo scontro tra civiltà non interessasse più a nessuno. Si è dovuto ricredere e Non avrai altro Dio all’infuori di me, il sesto volume della serie è uscito lo scorso novembre, dimostrando una volta di più come il segno di Sfar sappia porsi quale sintesi fra rapidità del tratto, attualità, profonda conoscenza della storia dell’arte, cultura e curiosità insaziabile. In Se Dio esiste compaiono Spinoza e Rousseau, l’amore e la Shoah. E la musica, con Trenet e Brassens, che si mescola ai pensieri tristi, e alla capoeira come possibile strumento di integrazione. Solo possibile, però, fra dubbi e domande che mai si arrestano perchè Joann Sfar è di una onestà feroce, e non fa sconti a nessuno.

Ada Treves  - TTL La Stampa


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