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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Ariel Yahalomi - Finalmente salvo! - 03/07/2015

Finalmente salvo!
Ariel Yahalomi
Traduzione di Augusto Fonseca
Deltaedit euro 17

L’incontro fra Augusto Fonseca, fondatore e direttore della collana Memento della casa editrice Deltaedit e Artur Dimant è stata la felice coincidenza che ha permesso ai lettori italiani di conoscere il libro di memorie di un ebreo polacco che, dopo aver trascorso cinque anni in ben 11 campi nazisti, è riuscito ad arrivare in Erez Israel e a ricostruirsi una vita con il nome di Ariel Yahalomi. Nel luglio del 2008 Fonseca e Dimant si trovano a Zawiercie, città natale di Ariel, e in quell’occasione Augusto Fonseca, traduttore di lingue slave, si offre di tradurre in italiano il libro di Yahalomi che era stato da poco pubblicato in polacco.

Un gesto che suggella una preziosa amicizia e – come scrive nella prefazione – gli consente di rendere omaggio non solo al Testimone di un’epoca in cui si sono perpetrati crimini imperdonabili, ma anche all’uomo che è riuscito a rinascere come persona e come cittadino nel nuovo stato combattendo per la sua difesa e contribuendo al benessere di tutta la collettività. Nella prima parte del libro, con una prosa essenziale e scarna, Yahalomi ripercorre le tappe della sua infanzia e adolescenza trascorse nella serenità di una famiglia unita per poi trovarsi nell’orrore della guerra e delle persecuzioni naziste. Il giovane Dimant passa da un campo di concentramento ad uno di sterminio, da Osiek Grodkowski a Bergen-Belsen e conosce le violenze dei capisquadra tedeschi ma anche la generosità di chi non dimentica il valore della solidarietà. Funfteichen, Auschwitz-Birkenau, Buchenwald, Dora sono solo alcune delle tappe dove Artur ha conosciuto l’abisso a cui può giungere l’uomo, ma che non lo hanno privato della dignità e della forza spirituale per andare avanti.

Liberato dagli inglesi nell’aprile del 1945, dopo un breve soggiorno in Belgio, Dimant approda in Palestina e si trova ad affrontare un nuovo periodo di difficoltà per trovare un lavoro e una sistemazione. Combatte nelle guerre israeliane ma ad esse dedica poco spazio nel libro forse perché, come uomo di pace, ravvisa nella guerra un male intrinseco e preferisce dedicarsi durante quei conflitti ad operazioni umanitarie, come l’assistenza ai feriti e la ricerca dei caduti. ”L’esperienza della guerra sotto la cappa nazifascista gli ha fornito più che sufficienti lezioni per il suo futuro ruolo di grande operatore umanitario”. Infatti si impegna assiduamente nell’organismo della Croce Rossa che in Israele si chiama Magen David Adom fino a diventarne direttore generale.

Di grande interesse sono le pagine che raccontano la missione umanitaria nell’Africa occidentale dove l’autore ha contribuito all’organizzazione della squadra e ai corsi di formazione in qualità di direttore del reparto formazione del pronto soccorso e igiene preventiva. Un’esperienza che si è rivelata complessa per le diverse tradizioni culturali di quei popoli ma che lo ha arricchito sia sotto il profilo umano che spirituale. La drammatica esperienza vissuta nei campi, lungi dal cadere nell’oblio, si è riacutizzata negli ultimi anni fino a quando Ariel Yahalomi non ha deciso di affrontarla direttamente. “Passo dopo passo, cominciai a cercare i campi in cui avevo perduto durante la guerra i miei anni giovanili…il passato era vivo faceva capolino nel mio subconscio”.

E in questo percorso a ritroso nel tempo ha ritrovato le tracce di persone scomparse, di luoghi amati e riabbracciato la famiglia polacca che lo aveva sostenuto nel ghetto di Zawiercie. Senza perseguire intenti letterari la decisione di Ariel di condividere le sue memorie è un dono prezioso per ciascuno di noi perché attraverso questa testimonianza in cui traspare l’essenza più profonda di un uomo generoso, ottimista e positivo nei confronti della vita riceviamo “un messaggio di straordinaria valenza educativa e civile”.

Quello di Yahalomi è un libro intenso quanto incisivo che narrando una storia privata sullo scenario più ampio della Storia del Novecento riaccende una luce sul passato e indica la strada da percorrere per un futuro migliore.

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Giorgia Greco


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