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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Doron Rabinovici - Alla ricerca di M. - 05/02/2015

Alla ricerca di M.
Doron Rabinovici
Traduzione di Ester Saletta e Palma Severi
Giuntina euro 16

Figlio di sopravvissuti all’Olocausto Doron Rabinovici nato a Tel Aviv nel 1961 appartiene a quel gruppo di scrittori che hanno vissuto indirettamente il dramma della Shoah e che vengono per questo definiti dalla critica letteraria “autori della seconda generazione”.

Storico, saggista, giornalista e romanziere Rabinovici si trasferisce con la famiglia nel 1964 in Austria dove studia storia contemporanea all’Università di Vienna. Affrontando il tema dell’identità della comunità ebraica di lingua tedesca che permea tutta la sua opera, Rabinovici esordisce come scrittore con la raccolta di racconti Papirnik nel 1994 cui segue il romanzo in dodici episodi Suche nach M. nel 1997 che in questi giorni la casa editrice Giuntina manda in libreria con il titolo “Alla ricerca di M.”

Con l’ultimo romanzo “Andernorts” del 2010, pubblicato anch’esso dalla casa editrice Giuntina (2013), entra fra i sei finalisti del prestigioso Deutscher Buchpreis confermando il suo indiscusso talento narrativo. “Altrove” si avvale del paradosso per trovare un modo nuovo di osservare la realtà e di considerare la memoria e il risultato è un romanzo dal ritmo narrativo cinematografico permeato da una comicità che ricorda i film di Woody Allen.

“Alla ricerca di M.” è un romanzo dalla struttura molto originale e dal timbro surrealista. Suddiviso in dodici episodi riporta il nome di un personaggio della narrazione in calce ad ogni capitolo benché siano due principalmente le figure centrali del libro: Arieh e Dani, figli di sopravvissuti alla Shoah, attorno ai quali ruotano le vicende narrate.

Sullo sfondo della Vienna di oggi due generazioni di ebrei europei si confrontano: coloro che sono scampati all’Olocausto, la cui identità è frantumata dalle vicende del passato, e i loro figli che hanno ricevuto in eredità un senso di appartenenza molto fragile e si rapportano al vissuto dei genitori in una continua ricerca identitaria per dare un senso al loro esistere quotidiano. Stante l’impossibilità di dimenticare, se la generazione dei padri sceglie il principio del silenzio, quella dei figli si caratterizza per un forte desiderio di conoscere e approfondire quegli eventi di cui sono stati protagonisti i genitori e che coinvolgono indirettamente anche loro. I figli, autentica consolazione dei sopravvissuti, testimoniano che il popolo ebraico non è stato cancellato dagli aguzzini nazisti ma continua a vivere e a trasmettere la propria cultura nel mondo. Riflessione quest’ultima che l’autrice israeliana Lizzie Doron esprime in modo magistrale nei suoi romanzi, tutti pubblicati dalla casa editrice Giuntina.

La fragilità della generazione dei figli si esplica in modo efficace nei due protagonisti del romanzo: Dani Morgenthau che soffre di una patologia psichica che lo induce ad accusarsi (”Sono io il colpevole, sono stato io”) di misfatti mai commessi, ascrivibili invece a veri criminali; Arieh Bein si comporta in modo più o meno analogo nel suo lavoro di agente segreto del Mossad quando ritiene di aver scovato potenziali nemici dello Stato d’Israele, esponendoli al rischio di essere perseguitati.

Le vite dei due protagonisti si intrecceranno in modo imprevedibile nelle ultime pagine lasciando il lettore col fiato sospeso fino all’epilogo di una vicenda dai contorni gialli ma pervasa da una tessitura umoristica e profonda.

Riconosciuto tra le voci più autorevoli contro il razzismo e l’antisemitismo, Doron Rabinocivi ci restituisce un’opera che fa riflettere sulla fragilità dell’uomo, sulla tenacia di certi pregiudizi e sul fatto che “…l’unica via che dal passato porta al proprio futuro passa attraverso la memoria”.


Giorgia Greco


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