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Deborah Fait
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Caracciolo, molti modi per essere antisemita fingendo di non esserlo 21/04/2023
Caracciolo, molti modi per essere antisemita fingendo di non esserlo
Cronache israeliane di Deborah Fait

Lucio Caracciolo in un articolo intitolato “Crisi di identità e rischio di guerra civile se Israele si scontra con Israele” pubblicato sulla Stampa, il 15/4/23, ripreso da informazionecorretta, https://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=89857, e commentato da David Elber il 18/4/23 https://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=89886, fa dei commenti indecenti e meschini.


Lucio Caracciolo

Caracciolo si pone due domande “chi è Israele e di chi è Israele?” per poi continuare a scrivere, con una superficialità inaspettata in un giornalista pari suo, della mancanza di confini o meglio di confini non identificati. È stupefacente che non conosca la storia di Israele chi si arroga il diritto di fare del sarcasmo sull’identità del paese e del suo popolo. Cercherò di spiegare la complessità dei confini sperando di colmare qualche sua lacuna. Nel 1922 la Società delle Nazioni, con l’articolo 25 (testo Ufficiale del mandato di Palestina), consentì alla potenza mandataria inglese di separare dalla Palestina mandataria l’intera area ad est del fiume Giordano creando così la Transgiordania (poi diventata Giordania nel 1946). Dopo questa decisione, la terra tra il Giordano e il mare fu data de iure al popolo ebraico, cioè solo il 23% della Palestina mandataria britannica promessa solamente due anni prima, nel 1920, a Sanremo. Quando Israele dichiarò la propria indipendenza in seguito al rifiuto arabo del piano di partizione ONU 181/1947, lo fece in forza del principio di diritto internazionale. Israele doveva prendere possesso dell’intero territorio denominato Mandato britannico di Palestina sul quale gli inglesi avevano comandato per circa 28 anni. Il nuovo stato, Israele, avrebbe dovuto assumere i confini relativi all’ultimo status legale, quello degli inglesi, purtroppo non fu così. La prima guerra di aggressione degli arabi contro Israele (1948, poche ore dopo la proclamazione dello Stato) portò la Giordania a invadere e occupare Giudea e Samaria, ovvero la Cisgiordania, alias, a piacere, West Bank. Così facendo la Giordania occupò illegalmente una parte della Palestina mandataria che, de iure, apparteneva al popolo ebraico dal 24 aprile 1920 e poi, più accuratamente, dal 24 luglio 1922. Quando nel 1967, con la guerra dei 6 giorni, Israele rientrò in possesso di Giudea e Samaria non ha fatto altro che riguadagnare un territorio già suo de iure. L’occupazione giordana aveva però procurato molti danni ammazzando e facendo fuggire gli ebrei che vivevano sulla loro terra e ripopolandola di arabi. Quando nel 1993/94 con gli sfortunati accordi di Oslo si decise la creazione delle aree A,B,C - non delimitate da confini perché concesse da uno stato di diritto (Israele) a un’amministrazione civile (AP)- Israele rimase proprietario legittimo e unico di tutto il territorio. Un segnale positivo dell’Autorità palestinese per siglare un accordo, avrebbe convinto Israele a rinunciare a parte del suo territorio in favore degli arabi pur di poter vivere in pace. Naturalmente l’Autorità palestinese si è sempre guarda bene dal dare segnali di distensione. Quale miglior vita dell’ essere mantenuti con le donazioni in miliardi del mondo intero? Israele aspetta, difendendosi giorno per giorno, dagli atti di terrorismo che lo perseguitano praticamente da più di un secolo. Questa è la storia e questi sono, a grandi linee, i motivi – sconosciuti a Caracciolo- che impediscono a Israele dall’avere confini netti e riconosciuti che lo separino da un altro stato e non da un’amministrazione civile. E adesso veniamo a chi è Israele e di chi è Israele. Caracciolo ignora che, dopo 20 secoli, si è verificato un fenomeno che chiamare miracoloso non è esagerato. Un fenomeno unico, irripetibile, addirittura impensabile. Un popolo sparso per il mondo, bastonato, umiliato, privo di diritti se non quello di essere ammazzato senza motivo e senza pietà, improvvisamente ha incominciato a camminare. Aveva un’unica meta: una terra piccola e arida da cui era stato cacciato dai Romani nel 70 E.V. Una terra dove raddrizzare la schiena e indossare abiti diversi da quelli impregnati di paura e di rassegnazione. La fine di quel viaggio, dai quattro punti cardinali, si è conclusa nel 1948. Caracciolo si chiede “Chi è Israele e di chi è?”. È di quel popolo che, pur parlando tante lingue diverse, nei momenti difficili ha sempre mormorato Shemà Israel. È di quel popolo che da 2000 anni, per pregare, si volge verso Gerusalemme. È il popolo de “L’anno prossimo a Gerusalemme”. Ma la cosa stupefacente è che Caracciolo pretende che, in 75 anni e dopo essersi difeso da 5 guerre e anni di terrorismo feroce, questo popolo possa aver risolto problemi che altre nazioni non hanno ancora superato dopo un paio di secoli. Israele oggi prende atto delle sue fratture interne, inevitabili quando si parla di politica. La trama sociale di Israele è talmente variegata che alcuni estremismi sono persino “normali”. Restiamo comunque fiduciosi perché chi ha creato un miracolo dal nulla assoluto sarà in grado di superare anche questo momento di difficoltà. Abbiamo bisogno di una legge elettorale che ci dia la possibilità di riavere ancora governi di persone illuminate e omogenee, non ricattabili. Si consoli Caracciolo, gli ebrei sono gente strana che si fa domande e si dà risposte da circa 3300 anni. Lui si chiede ancora, col chiaro intento di umiliare e delegittimare un popolo, chi siamo e di chi è questo nostro paese! Non averlo ancora capito dimostra quanto poco Caracciolo conosca Israele, la natura reale del popolo ebraico e come l’antisemitismo cui accenna con tanta leggerezza aleggi in tutta la sua squallida analisi.

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Deborah Fait

"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"


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