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Deborah Fait
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Teheran, Quds Day, giornata dell'odio antisemita 16/04/2023
Teheran, Quds Day, giornata dell'odio antisemita
Cronache israeliane di Deborah Fait

Venerdì 14 aprile a Teheran hanno festeggiato, come ogni anno, la giornata dell’odio. La Repubblica islamica dell’Iran aveva creato il Quds Day, il giorno dell’odio antiebraico, nel lontano 1979, facendolo coincidere ogni anno con l’ultimo giorno del Ramadan. Quest’anno si sono viste grandi manifestazione antisemite non solo a Teheran ma anche a Londra, Belino, Toronto e in altre 800 città sparse per il mondo. Dimostrazioni violente che hanno fatto più di 400 vittime tra cristiani ed ebrei: digiuno, preghiere a Allah e morte. Il regime iraniano ha creato un nuovo slogan “Quds Day for return”, cioè ritornare a Al Quds, come loro chiamano Gerusalemme. La giornata si è aperta con una grande parata militare che marciava calpestando le bandiere di Israele, USA e Gran Bretagna, i tre paesi satanici per gli ayatollah, disegnate sul selciato. Dopo la grande sfilata, la folla si è divertita a bruciare le immagini di Benjamin Netanyahu e enormi manifesti che spiegavano “l’evoluzione biologica in Israele”: dalle scimmie ai soldati israeliani. Il tutto mentre l’ayatollah Khamenei urlava ai microfoni che “Allah ha ordinato la liberazione della Palestina dal demonio sionista”. Si calcola che in Giudea e Samaria, territori occupati dai palestinesi, e a Gaza, più di un milione di persone hanno manifestato per la definitiva distruzione di Israele. A Berlino la comunità ebraica ha protestato perché la municipalità si è rifiutata di proibire le dimostrazioni. Nella città tedesca sono confluite organizzazioni terroristiche come Hezbollah, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP), Hamas e i gruppi neo nazisti tedeschi con immagini di Hitler, acclamanti una seconda definitiva Shoah. Si calcola che in Germania operino più di 1000 Hezbollah che reclutano sempre nuovi membri tra gli odiatori di Israele, i negazionisti, i neo nazisti. In Grecia la squadra di Basket israeliana è stata attaccata da violenti filo palestinesi con pietre lanciate contro i giocatori e le bandiere israeliane bruciate tra urla di odio puro. Come fa notare Giulio Meotti nei suoi articoli, ormai l’Europa e il mondo occidentale sono malati di multiculturalismo, hanno aperto il cuore i confini all’islam e questo, a mio parere, sta creando il mix più pericoloso che esita: l’antico di più di 2000 anni, anti giudaismo europeo unito all’odio antiebraico islamico che risale a 1400 anni fa. Una bomba nucleare, dunque! Sopra tutta questa psicosi impera il famigerato BDS che è uno dei finanziatori delle manifestazioni antisemite europee e grande divulgatore di odio. In Iran vivono ancora 9000 ebrei dei 35.000 dell’epoca dello Scià, e uno si chiede cosa stanno a fare in quel paese con il continuo terrore di finire nel “mondo degli scomparsi” se, distrattamente, pronunciano la parola Israele. Chi osa dire la parola proibita, magicamente sparisce e la famiglia e la comunità non sanno più nulla di lui. Allora uno si chiede legittimamente che ci stanno a fare là. Anni fa conobbi in Israele una ragazza fuggita dall’inferno con la famiglia, era giovane eppure camminava piegata in due per le fratture dovute a bastonate ricevute, accusata di sionismo. Le è andata bene perché parte della sua famiglia era stata fatta scomparire e nessuno sapeva dove. Questo risulta essere uno strano fenomeno, gli ebrei sono spariti da tutto il mondo arabo-islamico, ma gli ebrei iraniani, anche se pochissimi, resistono. Forse perché ricordano i bei tempi dell’Imperatore Rezhah Pahlevi e dell’imperatrice Farah Diba, forse perchè si sentono legati a quel paese un tempo colto, raffinato e liberale. Questi sentimenti però non possono cancellare il mistero che aleggia sugli ebrei iraniani, la loro sopportazione o indifferenza alle invettive di annientamento di Israele, alla negazione della Shoah. Un altro motivo di tanta sopportazione può essere la differenza tra regime e popolo, il primo urla la sua retorica di odio contro Israele, ma il secondo, a differenza di quanto accade in Europa, non riversa questo odio contro gli ebrei che, a loro volta, fingono di non sentire quel grido “A morte Israele”. Sono sordi, ciechi e muti per continuare a vivere, consapevoli che, alla prima mossa sbagliata, qualcuno della loro comunità sparirebbe nel nulla, nel totale silenzio.

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Deborah Fait

"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"


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