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Deborah Fait
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La guerra dei tre giorni 10/08/2022
La guerra dei tre giorni
Commento di Deborah Fait

Dopo un forzato silenzio eccomi qua a scrivere le mie opinioni sulla guerra lampo che Israele è stata costretta a combattere contro la Jihad islamica palestinese, al soldo dell’Iran. Il paese degli ayatollah finanzia e sguinzaglia i peggiori terroristi nel tentativo di fiaccare Israele prima del, dicono loro, colpo finale con la bomba nucleare che da anni stanno preparando. Ebbene, con la coda fra le gambe, i jihadisti che avevano minacciato di far saltare in aria mezzo Israele costringendo più di un milione di israeliani a stare rinchiusi in un lockdown severissimo, si sono rintanati per leccarsi le ferite. La loro organizzazione è stata decapitata, Zahal ha fatto fuori il capo più importante, Abu Mahoud, tutta la dirigenza militare, brutti ceffi mandati finalmente a deliziare le famose 72 vergini. Ma la cosa più importante è stato il silenzio profondo di Hamas che li ha completamente ignorati.

Inneggiava allo “stato islamico” e scaricava video sulla Jihad, espulso a  Terni marocchino padre di 3 figli

Dall’organizzazione terroristica che governa la Striscia dal 2005, i jihadisti non hanno ricevuto nessun sostegno o incoraggiamento. In tre giorni sono stati lanciati sulla popolazione civile di Israele più di 1000 missili, Iron Dome ne ha distrutto magicamente il 97% prima che toccasse terra. Dall’inizio dell’operazione “Sorgere dell’alba” Israele non ha avuto vittime né feriti, in compenso, oltre ad aver inferto un colpo mortale al jihadismo, ha distrutto tunnel per il traffico di armi e per far sbucare terroristi in Israele, ha incenerito rampe di lancio situate in prossimità di ospedali, scuole, abitazioni civili. È stato meraviglioso vedere come Zahal sia riuscito a portare a termine operazioni chirurgiche, con una precisione millimetrica. Un missile è entrato esattamente nella finestra dell’appartamento dove sapevano trovarsi Tayseer al-Jabari, comandante del gruppo terroristico del nord di Gaza, con il suo entourage di assassini, lasciando intatto il resto del palazzo. Jabari era stato chiamato a sostituire Baha Abu Al-Ata , ammazzato nel 2019. La soddisfazione per la vittoria israeliana sul terrorismo islamico è stata oscurata dalla macchina del fango che si è subito scatenata sui media italiani all’inizio dell’operazione. Le prime notizie che hanno pubblicato i giornali, e detto e ridetto ai telegiornali, è stata l’uccisione di un bambino di 5 anni e di altre 16 civili attribuendone la colpa naturalmente a Israele. Bugiardi manipolatori, fedeli lettori delle veline palestinesi portatrici di enormi menzogne. Infatti dopo poche ore si è saputo che il missile che ha colpito il bambino e i civili (c’è da chiedersi cosa ci facevano in zona di guerra, andavano a spasso?) era un missile palestinese difettoso ricaduto sulla Striscia.

Dei 1000 e più missili sparati per ammazzare israeliani inermi, centinaia sono ricaduti sulla testa degli abitanti di Gaza. Hanno fatto strage dei loro cittadini per poi urlare che era stato Israele. Il deputato arabo della Knesset, Ahmed Tibi, dopo aver scritto su Twitter che Israele stava ammazzando i bambini palestinesi, ha poi cancellato, quatto quatto, il suo tweet per evitare una figuraccia. Purtroppo non hanno fatto altrettanto i giornalisti italiani, né i figuri del calibro di Alessandro Di Battista che ha pubblicato un rivoltante articolo su Facebook arricchito con sei fotografie di bambini arabi, o presunti tali, sorridenti, prese chissà dove nel web, sotto il titolo a caratteri cubitali “Morti di seria B?”. Sappiamo chi sia il personaggio quindi non facciamogli pubblicità, si nutra del suo odio e della sua ignoranza. L’operazione “Sorgere dell’alba” è conclusa ma non sono finiti i tentativi di attentati e di scontri in Giudea e Samaria. Yair Lapid, Primo Ministro di Israele, subito dopo la tregua, si è rivolto alla popolazione di Gaza con queste parole>: ”Voglio parlare ai residenti di Gaza e dire loro che esiste un altro modo di vivere. Noi israeliani ci difenderemo sempre da chiunque ci minacci ma sappiamo anche offrire lavoro e una vita dignitosa a tutti coloro che decidessero di vivere in pace accanto a noi. Esiste un altro modo di vivere, la scelta è vostra, tutto dipende da voi”. Sante parole che resteranno purtroppo inascoltate da chi, fin da bambino, viene educato all’odio e alla violenza.

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Deborah Fait

"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"


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