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Deborah Fait
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Addio a Bibi, benvenuto a Naftali 14/06/2021

Addio a Bibi, benvenuto a Naftali
Analisi di Deborah Fait

A destra: Naftali Bennett, Yair Lapid

Una persona che riesce a portare a termine un discorso di insediamento in un qualsiasi governo tra le urla incontenibili e gli sberleffi dell'opposizione, e lo fa senza perdere la testa, senza sudare, senza mostrare la minima esitazione o debolezza, anzi sorridendo e pazientando, significa che è pronto a fare il Primo ministro di un paese difficile come Israele. Nel momento in cui Naftali Bennett, nuovo premier di Israele, è salito sul podio e ha incominciato a parlare è stato letteralmente sommerso da urla e insulti al vetriolo di chi non era d'accordo con la sua elezione, discutibile per alcuni ma forse necessaria in questo momento storico. Lo sapremo solo vivendo. Il suo è stato un discorso pragmatico, chiaro e conciso, senza tanti fiorellini: faremo… faremo e faremo e questo paese continuerà ad essere grande nel mondo. I rappresentanti dei partiti religiosi estromessi dal governo entrante erano lividi di rabbia nonostante Bennett fosse il primo ministro religioso eletto premier. Urlavano come se la loro esclusione dal governo mettesse in pericolo il carattere religiosamente ebraico di Israele. Sono arrivati a dire che Bennett deve togliersi la kippà, che è solo un riformato, che adesso "saranno distrutti lo shabbat, la kasherut, e il popolo ebraico piangerà lacrime amare" Parole di Arie Deri, ex ministro degli interni e anche ex galeotto, parole dettate dalla rabbia di aver perso il potere. Bennett ha risposto con grande calma "Gli ultra ortodossi non ci possono insegnare cosa sia il giudaismo, tanto meno cos'è il sionismo". Questo è vero, non si può dire che i ministri ortodossi del governo uscente fossero sionisti, anzi, Deri compreso. Questo governo appena insediatosi sarà certamente diverso dal precedente, sarà un governo di giovani, (Bennett ha 49 anni) di molte donne, per la prima volta nella storia di Israele saranno insieme destra, sinistra, centro, religiosi non ortodossi e arabi, praticamente è il quadro eterogeneo di quello che è Israele, una democrazia dove tutti i cittadini, di qualsiasi razza, religione, idee politiche, godono degli stessi diritti. Mentre tutti urlavano contro il loro padre, i quattro bambini di Bennett, in galleria, gli mandavano tanti cuori disegnati con le dita.

Nel bailamme del momento è stata una scena dolce e piena di amore e di ottimismo. Infine è salito sul podio Benjamin Netanyahu che, da grande oratore, ha parlato di tutto quello che hanno fatto i suoi governi, 15 anni in tutto, 12 consecutivi, ha criticato aspramente Bennett e Lapid, li ha derisi ma, da capo dell'opposizione, ci stava anche perchè si vedeva che masticava amaro. Netanyahu, non c'è bisogno di sottolinearlo, è stato un grande, in tutti i sensi, un grande ministro (esteri, economia), un grande primo ministro, un grande oratore, un grandissimo promotore di Israele e diplomatico. Ha trasformato il minuscolo Israele in una grande potenza in tutti i campi, ha ridotto al lumicino, insieme a Trump, il potere di Abu Mazen, ha fatto accordi economici e sociali di pace con metà del mondo arabo. Ha fatto sì che Donald Trump portasse l'ambasciata americana da Tel Aviv e Gerusalemme e dichiarasse ufficialmente la Città capitale di Israele. Last but not least,  Israele è stato il primo paese al mondo ad uscire dalla pandemia del Covid. Il primo al mondo quando ancora oggi tanti paesi stanno lottando contro il virus. Tutto grazie a Bibi e alla sua capacità di tessere legami importanti tra i grandi del mondo e con chiunque possa cooperare con Israele. A questo punto le uniche cose che posso dire sono: Grazie, Bibi, Grazie infinite per tutto quello che hai fatto e buon lavoro a Naftali Bennett e Yair Lapid. Chiunque sia il suo premier, sempre Viva Israele!

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Deborah Fait
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