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Niram Ferretti
Antisionismo e propaganda
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L'odio per Stati Uniti e Israele è quello che l'Occidente nutre per se stesso 03/12/2022
L'odio per Stati Uniti e Israele è quello che l'Occidente nutre per se stesso
Analisi di Niram Ferretti

Con questo articolo Niram Ferretti direttore de Linformale inizia la sua collaborazione a Informazione Corretta. Autore di "Il Sabba intorno a Israele: Fenomenologia di una demonizzazione", Lindau, 2017, "Il Capro espiatorio: Israele e la crisi dell'Europa" Lindau, 2019, "La luce del Regno" Giuntina, 2021.

Why do they hate the West? - FUNCI - Fundación de Cultura Islámica

Nei giorni drammatici della guerra in Ucraina, giorni di cui non appare vicino il termine, abbiamo visto e vediamo comporsi lo schieramento degli antioccidentalisti in servizio effettivo permanente. Saldature inevitabili tra estrema destra ed estrema sinistra in ossequio al cromatismo rossobruno, di cui l’antiamericanismo è ingrediente inevitabile. Si tratta di una patologia di lunga data e che ha sempre avuto oltre al bersaglio principale, gli Stati Uniti, un altro bersaglio irrinunciabile, Israele. Nel suo La nazione più odiata, l’antiamericanismo degli europei, Andrei S. Markovits scrive, “Esaminando l’antiamericanismo anche in modo superficiale non si può non essere colpiti dagli elementi che ha in comune con il grosso problema dell’antisemitismo. Ho sempre considerato questi due fenomeni come parenti stretti…André Glucksmann usa la definizione molto appropriata di ‘fratelli gemelli’“. L’antisemitismo, male inestirpabile, è il motore principale dell’odio nei confronti di Israele, del radicale desiderio da parte dei suoi nemici di vederlo scomparire. “Si faticherebbe a trovare un altro tema della politica, oltre a quelli dell’antisemitismo dell’antiamericanismo, su cui si sia verificata una così forte e duratura consonanza tra estrema destra ed estrema sinistra praticamente in ogni paese europeo, scrive sempre Markovits”. E, va aggiunto, si faticherebbe a trovare tra questi due schieramenti opposti e complementari, l’assenza di un feroce antisionismo. Così come oggi la propaganda del Cremlino riversa sugli ucraini l’accusa di essere nazisti, la stessa accusa per altro elaborata a Mosca negli anni Sessanta, è stata e ancora viene rivolta agli israeliani. In una inversione atroce, coloro che dei nazisti veri sono state vittime prescelte, vengono accusati di essere come i loro carnefici, e chi oggi accusa Putin delle atrocità commesse dal suo esercito in Ucraina, si sente rispondere che gli americani hanno fatto peggio, così come, puntualmente, quando Israele si difende dai razzi lanciati da Hamas, e bombarda Gaza in risposta, giungono puntuali le accuse di essere uno Stato genocida. A monte dell’odio antiamericano e antiisraeliano saldati insieme come due facce della stessa medaglia c’è quello per l'Occidente e i suoi valori. La critica all'Occidente come locus di tutti i mali è stata costante e crescente negli ultimi cinquant'anni, prendendo l'abbrivio negli anni Sessanta. E' allora che si è iniziato a guardare a modelli alternativi di affrancamento esistenziale e culturale come l'Unione Sovietica, la Cina maoista, il sudest asiatico, il Vietnam e la Cambogia, a Che Guevara, Ho Chi Min e Pol Pot come a liberatori del popolo dai gioghi colonialisti e imperialisti, per giungere poi fino alla fine degli anni Settanta, quando uno dei più implacabili nemici dell’Occidente e di Israele, l’Ayatollah, Kohmeini giunse al potere in Iran salutato con entusiasmo da gran parte dell’intellighenzia europea come il liberatore dal regime dello Scià appoggiato dagli Stati Uniti. Difficile dimenticare l’estasi di Michel Foucault nei confronti della potenzialità di emancipazione insita nella rivoluzione del ’79. Questa corrente ha continuato e continua a scorrere senza sosta fino ai giorni nostri, trovando torme di assetati pronti ad abbeverarsi alle sue sorgenti inquinate. Non è un caso che tra i più perseveranti nemici di Israele ci sia Noam Chomsky, il linguista ebreo americano che dopo avere abbandonato gli studi specialistici è diventato il grande inquisitore degli Stati Uniti, paragonati nei suoi scritti a qualcosa di non molto dissimile da Mordor ne Il Signore degli Anelli, un vero e proprio impero delle tenebre che avrebbe solo seminato morte e distruzione. Come non è un caso che nel rifugio segreto di Obama Bin Laden ad Abbottabad in Pakistan, vi fossero tra le sue letture anche alcuni dei suoi testi. E non potrebbe essere diversamente. La critica spietata all'Occidente, interna ad esso, la sua demolizione morale, che oggi ha in Putin uno dei suoi alfieri, ha trovato e trova nel fondamentalismo islamico, come prima di esso nel comunismo storico, un alleato prezioso. Leggere Chomsky o i proclami di Bin Laden suscita sconcerto, perché potrebbero essere firmati dall'uno o dall'altro indifferentemente. Prendiamo per esempio il testo conosciuto come “Letter to the American People” dell'ottobre 2002. In esso il capo di Al Qa'da scrive che gli Stati Uniti, “sono la peggiore civiltà che la storia dell'umanità abbia visto”, posizione che Chomsky non potrebbe fare altro che sottoscrivere e insieme a lui Alexander Dugin, uno degli ideologhi di Putin. Per Chomsky e i suoi epigoni, l'11 settembre sarebbe la conseguenza inevitabile dell'imperialismo americano, di cui Israele è l'altra faccia in Medioriente. Israele, che come gli Stati Uniti lo erano per Bin Laden, è oggi per l'Iran, Hezbollah e Hamas, il principale stato canaglia da abbattere. Israele di nuovo dunque, e inevitabilmente. Un tempo non lontano la parte più cospicua dell'intellighenzia occidentale tifava per i regimi comunisti e preferiva alla “repressione” borghese occidentale la schiavitù dei totalitarismi comunisti per poi, in seguito, gettarsi tra le braccia del fascismo islamico. La conclusione è impressionante quanto inevitabile. Dopo il tramonto degli imperi e delle monarchie assolutiste, alla democrazia, con tutte le sue inevitabili imperfezioni, l'uomo non ha potuto contrapporre null'altro se non le dittature nelle loro varie sfumature. Gli aedi della “libertà”, gli antiglobalisti, i terzomondisti, i distruttori in effige dell'Occidente sono vittime della sindrome di Stoccolma e complici volontari o involontari dei terroristi, da cui si distinguono confusamente con proclami di rinnegamento della violenza, loro, utili idioti, di cui sarebbero tra le prime vittime.

Autori - Casa Editrice Giuntina
Niram Ferretti

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