Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

 
Ben Cohen
Antisemitismo & Medio Oriente
<< torna all'indice della rubrica
Russia e Iran stanno andando verso la sconfitta in Ucraina 13/11/2022
Russia e Iran stanno andando verso la sconfitta in Ucraina
Analisi di Ben Cohen

(traduzione di Yehudit Weisz)


L'Iran ammette di aver esportato droni in Russia prima dell'inizio della  guerra in Ucraina - Il Fatto Quotidiano

Coloro che sono nostalgici del periodo d'oro del neoconservatorismo potrebbero voler sapere che mercoledì prossimo l'ex Presidente degli Stati Uniti George W. Bush organizzerà una video discussione con il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Bush, il cui famoso discorso “Asse del male”sullo Stato dell'Unione del 2002 elencava come leale alleato della Russia l'Iran, insieme con la Corea del Nord e l'Iraq, ha affermato di considerare Zelensky come un Winston Churchill del nostro tempo, mentre una dichiarazione del George W. Bush Institute che annuncia l'evento esorta gli Stati Uniti a “fornire assistenza, militare e altra, per aiutare l'Ucraina a difendersi.”
Gli isolazionisti di destra e i pacifisti di sinistra sogghigneranno senza dubbio, come se questo evento fosse un esercizio di tipo militarista che pensavamo di esserci lasciati alle spalle in Afghanistan e in Iraq. Ma le preoccupazioni sollevate in quei conflitti hanno poco a che fare con la brutale invasione russa dell'Ucraina. Nessuno parla di schierare truppe USA o NATO sul terreno in una situazione di combattimento, né si discute di un'amministrazione internazionale per supervisionare la porzione crescente di territorio ucraino che viene liberata dagli occupanti russi. Il governo democratico di Kiev ha chiesto armi, ma sono i combattenti ucraini che le adopereranno e sono i funzionari ucraini che gestiranno la ricostruzione del dopoguerra. Inoltre, il tempismo dell'evento con Bush e Zelensky è fortuito. La scorsa settimana, le forze armate ucraine hanno raggiunto la loro svolta più importante, poiché la Russia è stata costretta a un umiliante ritiro dalla città meridionale di Kherson che aveva conquistato nei primi giorni dell'invasione. Per mesi, Kherson è stata il luogo del regno del terrore russo, con migliaia di residenti della città picchiati, arrestati e torturati per aver protestato contro l'incursione russa, lo stupro e gli abusi di donne e di ragazze di appena 12 anni e il rapimento di quasi 2.000 bambini ucraini prelevati dalle loro famiglie e trasferiti nella stessa Russia. Venerdì scorso, i cittadini maltrattati di Kherson si sono riversati per le strade ad accogliere con gioia la bandiera nazionale ucraina e le pattuglie delle truppe ucraine, non di quelle russe.
I sorrisi della popolazione sfinita di Kherson sono stati abbinati ai cipigli nervosi dei vertici russi mentre cercavano di trasformare la loro sconfitta a Kherson in un semplice “ riposizionamento.” Sebbene sia vero che Kherson è una città piena di pericoli, con trappole esplosive che ricoprono le sue strade e il resto delle forze russe ora radunate sulla sponda opposta del fiume Dnepr, non c'è dubbio anche che Kherson segni una vittoria decisiva.

Russia's ambitions, Ukraine's resistance, and the West's response

È importante, quindi, che la comunità internazionale aiuti gli ucraini a sfruttare questo slancio. Se la vittoria è definita come l'espulsione totale delle forze russe dall'Ucraina, allora il trionfo a Kherson è la migliore prova finora che un tale risultato è possibile. È anche altamente desiderabile; sono gli ucraini che, ovviamente, hanno sofferto di più per l'aggressione illegale della Russia, ma il resto di noi, indipendentemente da dove viviamo, è stato colpito dall'impatto della guerra sui prezzi del cibo e dell'energia in un momento in cui la nostra salute economica sta deteriorandosi pesantemente. Inoltre la situazione attuale mostra fino a che punto i leader russi hanno allontanato la comunità internazionale. In effetti, c'è un solo Stato disposto ad aiutare concretamente il dittatore russo Vladimir Putin nel suo tentativo di eliminare l'Ucraina come nazione sovrana: l'Iran. La scorsa settimana, il Capo del Consiglio di Sicurezza russo, Nikolai Patrushev, è volato a Teheran su invito del suo omologo iraniano, l'ammiraglio Ali Shamkhani.

All'arrivo, Patrushev si è rivolto ai giornalisti con uno sfogo sulla presunta campagna di “disinformazione” dei media occidentali sull'Ucraina prima di avviare discussioni con Shamkhani e altri, incentrate su come l'Iran può supportare la fatiscente macchina da guerra russa. Principalmente, questo comporta la fornitura di armi letali; i droni Shahed-136 e Arash-2 che hanno già devastato i centri abitati dell'Ucraina e forse i missili Fateh-110 e Zolfighar con gittate di centinaia di miglia. Tale elenco di forniture è un'indicazione di come la Russia intenda combattere questa guerra in futuro, recando distruzione alle infrastrutture civili dell'Ucraina al fine di provocare l'esodo di altri milioni di rifugiati verso ovest quando il freddo pungente dell'inverno si farà sentire. In guerra, il tempismo è tutto. Le forze armate ucraine hanno già dimostrato il detto che un esercito che crede in ciò per cui sta combattendo ha una forza superiore nei confronti di un nemico più grande e meglio equipaggiato ma con il morale basso. L'importanza di ciò è stata riconosciuta nelle principali capitali internazionali, in particolare a Washington, DC, dove la scorsa settimana il governo degli Stati Uniti ha fornito ulteriori 400 milioni di dollari in assistenza alla difesa che includeva i razzi Himars schierati in modo così efficace dagli ucraini e anche gli Humvees (veicoli militari da ricognizione dell’esercito americano), i missili Stinger e munizioni.

Altri Paesi che discutono di mosse simili, dovrebbero seguire l'esempio degli Stati Uniti. Ciò include Israele, al quale, come ho sostenuto qui il mese scorso, è stata presentata un'occasione d'oro per mettere in evidenza  le sue credenziali come membro di spicco della comunità delle nazioni democratiche. Inoltre, Israele ha anche l'opportunità di infliggere, attraverso il suo coinvolgimento in Ucraina, una grave sconfitta all'Iran e al suo obiettivo di eliminare lo Stato ebraico dalla carta geografica, più o meno allo stesso modo in cui Putin intende fare con l'Ucraina.

Ci sarà chi, come sempre, spingerà alla prudenza con vari argomenti. La paura che stuzzicare la Russia possa spingerla a destabilizzare altre parti del mondo, più ovviamente il Medio Oriente, dove mantiene una presenza militare notevole, anche se in via di esaurimento, in Siria. Osservare che la Russia è il secondo fornitore mondiale di gas naturale e il terzo fornitore di petrolio, e che di conseguenza dobbiamo mantenere i suoi leader morbidi, è un'altra argomentazione. Un altro ancora è l'avvertimento apocalittico che un Putin disperato rivolgerà il suo arsenale nucleare alle città occidentali. In definitiva, l'obiettivo di tutte queste prospettive - che presentano presupposti discutibili come fatti indiscussi - è evitare la sconfitta totale dei russi, consentendo così al regime di Putin di presentare la sua sopravvivenza come una vittoria, proprio come fece la dittatura di Saddam Hussein in Iraq dopo la Guerra del Golfo del 1990.

Tentennare in un momento in cui dovremmo concentrarci su ulteriori sconfitte per i russi nel teatro ucraino aiuta solo Putin, che manifestamente non è l'autocrate pragmatico e benevolo che troppi politici occidentali hanno fortemente creduto che fosse per due decenni. Cogliamo l'attimo e assestiamo all'alleanza russo-iraniana il colpo che merita.

Ben Cohen Writer - JNS.org
Ben Cohen, esperto di antisemitismo, scrive sul Jewish News Syndicate


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui